Korea del Sud: i T1 di “Faker” minacciati di morte, si va alle vie legali

Minacce di morte rivolte allo staff, ai giocatori, ma anche alle loro famiglie. E’ questo il motivo per cui i T1 (ex Skt T1) hanno deciso di adire alle vie legali contro alcuni fan che, non soddisfatti dai recenti risultati del team, si sono spinti minacciare i propri “beniamini” un po’ troppo oltre i limiti dell’immaginabile.

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La squadra sudcoreana più titolata di League of Legends, una della più forti del mondo, di recente non ha brillato come in passato nella League of Legends Champions Korea. Secondo The Loadout, come riporta l’agenzia stampa internazionale Reuters, le minacce di morte hanno cominciato ad affiorare sui social il mese scorso, più o meno nel periodo in cui la squadra ha messo in panchina Lee “Faker” Sang-hyeok mentre la squadra si avvicinava ai playoff estivi LCK. Faker è stato successivamente richiamato, ma i T1 non sono comunque ancora riusciti a qualificarsi per i Mondiali.

Da dire che i T1 non sono ancora esclusi e sono ancora padroni del proprio destino, per quanto riguarda i Mondiali, ma ciò non ha frenato i fan più sfegatati, che si sono spinti a insultare e, nei casi peggiori minacciare di morte, giocatori, staff e le famiglie degli stessi, come ha riferito il Ceo del team Joe Marsh in un post su Twitter. Marsh inizialmente ha affidato una prima risposta ad un tweet, annunciando a inizio agosto che il team avrebbe preso in considerazione “possibili azioni legali”, se gli attacchi virtuali fossero continuati. Un avviso che probabilmente non ha avuto effetto.

“Lo abbiamo chiesto gentilmente qualche settimana fa – ha scritto Marsh su Twitter giovedì 3 settembre -. Abbiamo detto che avremmo preso provvedimenti. Abbiamo detto che avremmo fatto qualsiasi cosa per proteggere i nostri giocatori, allenatori e staff. Noi diciamo quello che sappiamo, e sappiamo che diciamo”.

Parole che non dicono molto, se non che il problema non è affatto risolto. T1 al momento non ha fornito altre indicazioni su come intenda procedere con un’azione legale, né su come verranno identificati coloro che minacciano i suoi giocatori. Sicuramente la questione, a questo punto, non potrà essere lasciata a sé stessa, oltre che per tutelare staff, atleti e relative famiglie, anche per ripulire il mondo esports da persone che dimostrano di non aver nulla a che fare con i veri fan.

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