IIDEA: “Gli esports non sono degli sport”

L’Associazione di categoria dell’industria dei videogiochi identifica cinque pilastri per
un approccio “a misura di esports”: massima apertura alle collaborazioni con il mondo dello sport, contrarietà invece al riconoscimento degli esports come sport.

Iidea, l’Associazione che rappresenta l’industria dei videogiochi in Italia, presenta
oggi il suo “manifesto” per lo sviluppo del settore esports in Italia: un insieme di raccomandazioni, rivolte ai decisori pubblici, per favorire la crescita dell’industria nel nostro Paese, in uno scenario competitivo che vede l’Italia in una posizione ancora arretrata rispetto al resto dell’Europa.

Il settore degli esports è tra gli ambiti più innovativi e in rapida crescita a livello globale, si colloca al crocevia tra tecnologia, creatività, trasmissione di contenuti e intrattenimento. Il comparto genera occupazione e valore aggiunto non solo per gli operatori business direttamente impegnati nello svolgimento di attività esports, ma anche per quelli che operano nell’indotto del turismo e dell’ospitalità, creando un impatto economico, culturale e di soft power unico per le località che ospitano i tornei o le squadre più importanti.

Secondo la società di analisi del settore videogiochi ed esports Newzoo, nel 2020 i ricavi diretti del mercato esports a livello globale (intesi come ricavi generati dalle competizioni o dai team esports, sotto forma di sponsorizzazioni, diritti media o biglietteria e merchandising) sono stati di 947,1 milioni di euro nel 2020, mentre i ricavi previsti per il 2021 sono di 1,08 miliardi di euro. Si tratta di cifre contenute se considerate al giro d’affari complessivo dell’industria dei videogiochi, ma anche rispetto a questo segmento l’Italia non sta sfruttando a pieno il suo potenziale di sviluppo, essendo ancora in una fase di start up del settore a livello locale.

Per favorire la crescita dell’industria in Italia, Iidea ritiene che un approccio a misura di esports, definito in collaborazione con il Governo, sia il modo più adatto. Per questo ha identificato cinque pilastri principali:

Promuovere il settore esports. Iidea auspica che il Governo possa creare occasioni pubbliche per mettere in luce il potenziale degli esports per lo sviluppo sociale ed economico del Paese. Da un lato, la creazione di un ecosistema esports forte a livello locale si tradurrebbe in un aumento delle opportunità di lavoro, soprattutto per giovani professionisti altamente qualificati. Dall’altro, gli esports sono un’attività che favorisce la socialità, sia nelle arene digitali sia in quelle fisiche. La pandemia Covid-19 ha evidenziato l’impatto sociale positivo degli esports e la capacità di riunire le persone a distanza. Allo stesso tempo, gli effetti dell’emergenza sanitaria hanno messo in luce l’innovazione, la flessibilità e il potenziale degli esports. C’è stato un aumento dell’interesse e del coinvolgimento dei consumatori insieme a una crescente accettazione culturale.
Rimuovere gli ostacoli alla crescita. Gli ostacoli alla crescita del settore dovrebbero essere rimossi. In particolare, l’organizzazione di competizioni esports non dovrebbe essere rallentata da norme o regolamenti stringenti che impediscono lo sviluppo degli esports in Italia e impattano negativamente sulla sua attrattività a livello internazionale.
Attrarre eventi internazionali. Negli ultimi anni l’Italia ha ospitato alcuni grandi eventi esports come le finali della Pro League di Rainbow Six Siege, la Fifa20 eClub World Cup, il Vodafone 5G Esl Mobile Open o le finali della Pro League di Quake Champions. Iidea ritiene tuttavia che si potrebbe fare molto di più, soprattutto per attrarre importanti competizioni internazionali sul territorio nazionale. Pertanto, si augura che il Governo possa lavorare con l’industria per offrire agli organizzatori di tornei incentivi per portare in Italia i loro eventi, così come i fan e i benefici economici associati. Questo obiettivo dovrebbe essere visto come cruciale soprattutto per costruire una nuova strategia per il turismo internazionale nel nostro Paese nell’era post-Covid. Gli esports possono impattare
positivamente anche su altre industrie, comprese quelle che non hanno un legame diretto con il gaming competitivo, come gli operatori del turismo e dell’ospitalità, fortemente colpiti
dall’emergenza sanitaria iniziata nel 2020.
Supportare l’innovazione e l’internazionalizzazione. Il panorama italiano degli esports è composto da un numero diversificato di imprese, dall’alto tasso di innovazione, come ad esempio team o agenzie esports, organizzatori di tornei, venue e content creator. Al fine di colmare il divario con gli altri paesi, Iidea ritiene che il Governo dovrebbe promuovere programmi di accelerazione per le startup esports e programmi di ricerca legati alla prossima strategia nazionale per l’Ia, fornire incentivi economici per gli operatori esports, ampliando la portata delle misure esistenti a questo settore (ad esempio, il fondo di 200 milioni per le startup e le imprese innovative, gestito dal Ministero dello Sviluppo Economico e il Fondo Nazionale per l’Innovazione) e intraprendere ogni azione per sostenere e facilitare l’internazionalizzazione delle imprese esports italiane e la
partecipazione dei team esports italiani a competizioni globali.
Far leva sugli esports per favorire l’apprendimento Stem. Iidea ritiene che, data la crescita esponenziale in termini di popolarità del gaming competitivo, il Governo dovrebbe considerare l’impatto che gli esports avranno sull’istruzione delle prossime generazioni. Gli esports sono già utilizzati come strumento didattico in diversi paesi. Certamente, il caso più emblematico è quello degli Stati Uniti dove circa 480 college in tutto il paese hanno incluso gli esports nei loro programmi didattici, e diverse università offrono borse di studio correlate. La ragione dietro questa tendenza è il comprovato impatto che le abilità di gaming competitivo hanno sulle materie Stem (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), la cui attrattiva è fortemente rafforzata dal fascino della tecnologia d’avanguardia. A dispetto di quanto si possa generalmente pensare, gli esports
coinvolgono anche le donne (il 42% della fanbase italiana, infatti, è femminile). Il gaming sta spingendo le donne verso gli studi Stem, settori in cui sono state tradizionalmente
sottorappresentate: un altro grande vantaggio del fenomeno che non può essere ignorato.

Negli ultimi anni diversi settori hanno riconosciuto il potenziale degli esports e hanno lanciato iniziative specifiche basate sul gaming competitivo, compreso il settore dello sport. Iidea guarda con favore allo sviluppo di collaborazioni tra i due mondi, ma non condivide l’idea di riconoscere e regolamentare gli esports come sport. La regolamentazione sportiva è infatti pensata per un settore fondamentalmente diverso da un’industria creativa come quella dei videogiochi e non tiene conto del fatto che i videogiochi utilizzati negli esports sono prodotti commerciali soggetti a diritti di proprietà intellettuale. Al contrario, l’adozione di alcune misure specifiche è il modo migliore per sostenere la crescita del settore esports in Italia.

La nostra associazione è convinta che la collaborazione tra Governo e industria sia fondamentale per lo sviluppo di qualsiasi settore – ha affermato Marco Saletta, Presidente di Iidea. In quest’ottica auspichiamo che venga istituita al più presto una qualche forma di dialogo regolare tra l’industria degli esports e il Governo, al fine di favorire la crescita del settore. Rispetto ad altri paesi europei, il settore è ancora in una fase emergente e c’è ancora molto da fare per cogliere il pieno potenziale. In un momento in cui si intravede la luce in fondo al tunnel della pandemia, gettare le basi per far decollare un settore in grado di alimentare in modo del tutto nuovo l’indotto degli eventi, delle fiere e del turismo, è una delle sfide che l’Italia, al pari di altri paesi europei come Spagna e Francia – dovrebbe cogliere con coraggio, tempestività e determinazione”.

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