Il campione di Pubg Mobile Paralyze si racconta e spiega quali sono le cose importanti della sua vita.
“Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna”, diceva Virginia Woolf. Accade anche nello sport e lo abbiamo visto anche nelle recenti Olimpiadi con gli atleti italiani che non perdevano un minuto per dedicare la propria medaglia alla mamma o alla fidanzata. Accade qualche volta che dietro a un grande atleta, invece, ci sia un grande uomo. E’ quello che accade in Brasile, al pro player di Pubg Mobile, Paralyze. Il giocatore del Flamengo racconta il rapporto con lo zio in un’intervista su Game On.
Secondo anno da giocatore professionista, appena passato in maglia rossonera in uno dei club più conosciuti e titolati del Sudamerica (il Flamengo), Paralyze deve ringraziare suo zio Davi, che ha prestato al giovane il suo cellulare per partecipare alle competizioni nel 2018. “Oltre a essere mio zio, è il mio padrino e vivo con lui. È stato alla base di tutto, è stato lui a convincere mia madre che i videogiochi potevano essere un bene per me. Mi ha sempre sostenuto ed è stata la chiave essenziale per farmi provare a vivere un sogno incerto. Non ha mai smesso di sostenermi, come dovrebbero essere tutti i genitori con i propri figli”.
Lo zio però lavorava fino a tardi e Paralyze poteva giocare solo di notte, così spesso rimaneva a dormire a casa di Davi dopo aver passato diverse notti a giocare e far crescere le sue tattiche di gioco. La passione per i videogiochi è di famiglia visto che anche Davi è un player, tesserato con il Team Genesys: “Ma io appartengo a una generazione diversa, quella dei giochi in console o in sala giochi. Il mondo dei giochi mobile lo sto conoscendo adesso”, ha continuato nell’intervista per Game.On. Come se non bastasse, Davi è anche un tifosissimo del Flamengo (gloriosa società di calcio del Brasile): per lui è un orgoglio vedere il nipote con la maglia rossonera mentre gioca e racconta a tutti che il nipote “gioca nel Flamengo”. Un rapporto fantastico, senza però perdere di vista peculiarità e responsabilità: “E’ giusto assecondare i ragazzi nel perseguimento dei loro sogni, ma non bisogna lasciare da parte gli studi, non è una carriera facile”.