Che lo abbiate già giocato o no, se avete una PS5 e una televisione 4K non potete perdervi questo capolavoro.
“Il nostro lavoro non verrà paragonato all’originale ma ai ricordi che le persone hanno dell’originale”. Con queste parole Eric Baldwin, il lead cinematic animator di The Last of Us Parte 1, ha riassunto perfettamente la missione dei suoi colleghi sviluppatori e lo spirito con cui è stata affrontata questa recensione.
Mettiamo subito le mani avanti: se non avete mai giocato a The Last of Us Parte 1, avete una Playstation 5 e un televisore 4K allora c’è poco da dibattere, prendete questo remake e godetevi uno dei videogiochi più belli degli ultimi 15 anni.
Se invece, come chi scrive, avete già giocato al titolo su PS3 e alla sua remastered su PS4, allora dovete considerare alcuni fattori prima di ributtarvi nell’apocalisse zombie di Naughty Dog.
Remake non remaster
“Una remaster è semplicemente un lavoro tecnico, mentre questo remake è stato ricostruito dalle fondamenta”, ha detto il game director Matthew Gallant; e si vede. Non solo il mondo di gioco è 2 volte più dettagliato, ma le cutscene, le animazioni facciali, la precisione dei movimenti e la pesantezza delle armi sono tutte più realistiche e accurate.
Solo questa ricostruzione del comparto grafico vale l’acquisto del gioco ma solo se lo avete amato alla follia durante il vostro primo playthrough. Nulla a livello di game design o storytelling è stato cambiato ma sono stati fatti degli aggiustamenti che rientrano sotto il grande cappello della “quality of life”.
Gli enigmi ambientali, per esempio, sono stati aggiustati (niente più cavo giallo che si bugga con l’ambiente per esempio) ma, a volte, restano frustranti. La buona notizia è che il timer prima della comparsa del suggerimento a schermo è stato accorciato.
Le casseforti che troverete in game, poi, hanno ricevuto la meccanica della Parte 2 per cui potrete provare a scassinarle aspettando il click della serratura a combinazione. Per i momenti in cui esplorare alla ricerca del codice inizia a diventare frustrante, questa modifica è una manna.
La sfida dei ricordi
Questo remake vince la sfida contro i ricordi ed è il suo traguardo più grande. Quando parliamo di un vecchio gioco che abbiamo amato alla follia con amici e altri appassionati nella nostra mente vediamo grafiche da urlo, colpi di scena incredibili e gameplay adrenalinico.
Chi di noi ha fatto l’errore di essere andato a rigiocare quel videogioco che ricordava tanto bello, si è trovato davanti una grande storia e del gran gameplay ma in una veste grafica anni luce dalla perfezione che ricordava.
The Last of Us Part 1 riesce in questa impresa perché soddisfa il nostro bisogno di nostalgia con una grafica stellare, delle cinematiche quasi fotorealistiche e un’esperienza di gameplay migliorata e scevra di molte delle cose che frustravano dell’originale.
The Last of Us è una storia che fa male
Il cervello umano, si sa, è fatto per ricordarsi le cose belle e dimenticarsi quelle brutte. Prima di lanciarvi nell’avventura di Joel ed Ellie chiedetevi se siete pronti per un’esperienza emotivamente intensa che vi farà commuovere, arrabbiare e riflettere.
Soprattutto se sono passati diversi anni dalla vostra ultima run, non abbiate paura a rimandare la vostra avventura coast to coast a un momento in cui avete meno pensieri o più stabilità emotiva.
Il verdetto
The Last of Us Parte 1 Remake è un’esperienza che vale la pena vivere. Il lavoro fatto dagli sviluppatori è eccelso, il doppiaggio originale è ancora più vivo grazie ai miglioramenti nell’audio spaziale e sia il combat sia lo stealth sono più adrenalinici grazie a nuove AI nemiche. In più buona parte delle pluripremiate funzioni dedicate alle persone con disabilità presenti in The Last of Us Parte 2 è stata implementata in questo remake, non possiamo che esserne felici.
É più bello, più sfidante e meno macchinoso: un successo. L’unico tassello che manca è la data di uscita della versione per PC che renderà l’esperienza ancora più accessibile visto che, al momento, è limitata a chi ha una PS5.