Scars Above poteva essere quel titolo che concretizzava le fantasie di esplorazione spaziale con un pizzico di action di molti fan ma gli è mancato il coraggio di innovare davvero.
Si dice che in ogni appassionatǝ di scienza e astronomia ci sia unǝ piccolǝ bambinǝ, curiosǝ e intrepidǝ, che ha fame di esplorare. Scars Above aveva tutte le carte in regola per essere quel videogioco ambientato nello spazio che, insieme all’azione, dava un po’ di spazio anche alla scienza ma gli è mancato il coraggio di andare fino in fondo.
Scars Above vi farà vestire i panni della dottoressa Kate Ward, un’astronauta e scienziata, inviata a esplorare una colossale ed enigmatica struttura aliena, il Metahedron, quando appare nell’orbita terrestre in un futuro non troppo lontano. Le cose non vanno come previsto e il Metahedron trascina Kate e la sua squadra attraverso lo spazio su un misterioso pianeta extrasolare dove lei si sveglia da sola in un mondo strano e ostile;. Determinata a sopravvivere, si propone di trovare il suo equipaggio e svelare il mistero dietro quello che è successo.
Per scoprire ciò che si nasconde nell’ambiente circostante dovrete scansionare e analizzare la fauna e la flora aliene che incontrerete e utilizzare le conoscenze acquisite per creare varie armi elementali, gadget e materiali di consumo. C’è un’arma che spara fuoco, una che emette scosse elettriche, una che congela e così via. Ognuna di queste vi servirà per andare a colpire i punti deboli delle creature che vi attaccano e sconfiggerle.
Se la premessa può risultare interessante, con l’analisi dei campioni, le considerazioni sul comportamento degli animali e la trasformazione di strumenti da laboratorio scientifici in armi, purtroppo la messa a terra risulta un mischione di cose già viste. Nei fatti, Scars Above è uno sparatutto in terza persona su binari senza il classico sistema delle coperture alla Gears of War. Le armi sono limitate e il game loop di grandi nemici e boss è sempre: schiva l’attacco, colpisci il punto colorato con l’arma del colore corrispondente, ripeti finché non muore.
La struttura dei livelli e l’atmosfera che si respira nell’ambientazione, poi, è stranamente simile a quella di Returnal. Entrambi i giochi, infatti, sono sparatutto in terza persona che raccontano la storia di una scienziata che si ritrova arenata su un pianeta alieno pieno di creature che vogliono farle la pelle. L’unica differenza è che Scars Above ha una progressione narrativa lineare mentre Returnal è un Rogue Like.
C’era davvero tanto potenziale in questo gioco, l’ambientazione e la protagonista potevano essere, finalmente, l’incarnazione dellǝ scienziatǝ che spara in cui c’è tanta azione quanta ricerca scientifica, magari con la simulazione, semplificata, di qualche esperimento o test sul campo di nuove armi e tecnologie. Invece, il gioco non ha avuto il coraggio di investire su questa linea di sviluppo trasformandosi nell’ennesimo sparatutto su binari fantascientifico con protagonista unǝ “scienziatǝ”.
Scars Above diverte se non avete mai giocato Returnal a causa dei suoi toni troppo horror. In tal caso, Scars Above potrebbe rivelarsi un gioco divertente per voi perché la protagonista femminile è molto poco stereotipata, le meccaniche di shooting sono precise e, narrativamente, il suo viaggio nel misterioso pianeta per scoprire cosa è successo alla sua squadra ha in serbo qualche colpo di scena inaspettato. Il combattimento potrebbe stufare rapidamente perché la varietà di nemici non è altissima e la meccanica principale è sempre di colpire il punto colorato con l’arma giusta ma come esperienza complessiva è un piacevole passatempo fantascientifico.
A darci parecchio dispiacere è proprio la possibilità, sprecata, di avere un videogioco che mettesse chi gioca nei panni di una persona alla ricerca della verità scientifica che con i suoi gadget e le sue annotazioni è stata in grado di ricostruire cosa è successo e scoprire qualcosa di grandioso. Invece ci siamo ritrovati tra le mani l’ennesima avventura sci-fi neanche troppo originale. Il gameplay analitico e sperimentale avrebbe redento anche la più banale delle storie dando a Scars Above un’identità forte. La necessità di piacere a un non meglio identificato “grande pubblico”, però, ha impedito a questo seme di germogliare.