C’è una lezione da imparare non solo da Mageseeker ma da tutta la strategia di Riot Forge
A meno di non includere la community degli speedrunners negli esport (un dibattito molto acceso e ancora in corso) possiamo dire con certezza che tutti i videogiochi competitivi di successo sono esperienze multigiocatore. Uno o più player si scontrano contro uno o più avversari, il o i migliori portano a casa il trofeo. I videogiochi in cui questi atleti si scontrano, però, non sono quasi mai dei contenitori sterili fatti per vedere chi è il più veloce a premere dei tasti in sequenza. Sono mondi alternativi, alieni, presenti, passati o futuri dove c’è una guerra, un ecosistema è al collasso o semplicemente è in vigore un grande torneo tra campioni. Quasi tutti gli esports, quindi, hanno della narrativa alle spalle, delle storie di cui i combattimenti competitivi a cui assistiamo sono le incarnazioni.
L’uscita e lo straordinario successo di Magesseker: a League of Legends Story sono la dimostrazione che in quelle storie c’è tantissimo potenziale non solo di fare contenti i fan ma anche di generare introiti per le case madri. Portandovi non solo l’esempio di Riot Games vogliamo raccontarvi di come la narrativa potrebbe venire in aiuto degli esport se solo le case madri decidessero di investirci.
Riot Games ha fondato Riot Forge proprio con l’idea di creare esperienze per giocatore singolo ambientate nell’universo narrativo di League of Legends che solo con il background dei suoi oltre 160 campioni potrebbe riempirci un’enciclopedia. Prima con Ruined King, ora con Mageseeker e nel prossimo futuro con Conv/rgence e Song of Nunu, Riot ha affidato a degli studi di sviluppo esterni la costruzione di avventure spin off più o meno leggere e con strutture e generi completamente diversi, il tutto per esplorare più a fondo non solo il mondo di LoL ma anche le storie personali dei protagonisti, dei regni, delle terre e degli eventi cataclismatici. La critica è universalmente d’accordo nel definire questa mossa azzeccata perché non solo arricchisce l’esperienza del giocatore di LoL ma fa da imbuto a doppio senso portando i fan del MOBA ad acquistare l’esperienza single player e, forse, i fan del titolo narrativo a provare il MOBA. In tutto questo non commenteremo nemmeno il successo planetario di Arcane che ha dimostrato una volta per tutte che nei videogiochi ci sono grandi storie che possono essere raccontate anche tramite media diversi.
Un’altro titolo competitivo che vuole puntare sulla narrazione ma ha deciso di farlo in game, non con degli spin off, è Overwatch 2. La parte narrativa di lotta contro l’intelligenza artificiale doveva arrivare insieme al sequel ma da Blizzard hanno fatto sapere che non era pronta e aveva bisogno di più lavoro. Forse uscirà entro il 2023 ma quello che sappiamo è che, finalmente, l’intricato universo narrativo di Overwatch verrà espanso con contenuti regolari e di alta qualità. Questo rappresenta un passo in avanti fondamentale per Blizzard perché vedremo tutto il worldbuilding degli anni passati materializzarsi in esperienze giocabili e che porteranno non pochi introiti alla casa madre. La backstory di Overwatch e la sua continuazione fanno da spina dorsale all’esperienza competitiva perché su queste impalcature si basano rivalità, amicizie e conflitti (nonchè tutti i filmati animati adorati dai fan) alla base di questo esport.
Il terzo grande investitore nella narrazione è Street Fighter 6 e la sua modalità World Tour. Vi abbiamo raccontato qui di come questo gioco, quando uscirà, sarà un nuovo caposaldo del genere picchiaduro ma per arricchire l’esperienza, Capcom si è inventata una modalità per giocatore singolo in cui un personaggio completamente nuovo va a imparare l’arte del combattimento dagli iconici combattenti di Street Fighter come Luke e Chun-Li. Ancora una volta il potere della storia, della profondità nei personaggi e dello sviluppo narrativo arricchisce un’esperienza videoludica e spinge i fan a investirci tempo e denaro. Riot Games non ha inventato i MOBA e non ha inventato gli spinoff narrativi ma la lezione che tutti possono imparare dalla sua strategia è che è possibile diversificare gli introiti e il coinvolgimento dei fan con una proprietà intellettuale abbastanza forte e state pur certi che, una volta raggiunto un volume sufficiente di giocatori, anche Valorant avrà i suoi spinoff shooter-casual.