L’associazione dei giocatori nordamericani ha espresso parere favorevole: il Summer Split 2023 inizierà in ritardo per lo sciopero dei player.
La Lcs Player Association ha comunicato ufficialmente che i giocatori della competizione di League of Legends effettueranno uno sciopero. Un’eventualità che era stata paventata pochi giorni fa dall’associazione di categoria dei giocatori della lega nordamericana Lcs in seguito alle decisioni prese da Riot Games sul futuro della serie cadetta. Nonostante il Summer Split sarebbe dovuto iniziare questa settimana, si presume che l’esordio del torneo slitterà.
La precedente decisione
Il 12 maggio Riot Games aveva annunciato dei cambi alla struttura della NA Challengers League, la serie cadetta dell’Lcs. Nelle intenzioni originarie la lega sarebbe dovuta servire come banco di prova per i giovani talenti nordamericani, in modo da consentire loro di crescere competitivamente in un ambiente strutturato. Anziché investire sui “nuovi”, però, le squadre Lcs e le loro rispettive academy hanno spesso sfruttato la competizione per “parcheggiare” gli esuberi del team principale o per inserire volti noti della community nordamericana di League of Legends.
A inizio maggio le squadre nordamericana dell’Lcs, ognuna delle quali dotata di una propria academy nella Challengers League, avevano chiesto a Riot Games di eliminare il vincolo di obbligatorietà sulle academy, già eliminato ad esempio in Lec nel Vecchio Continente. Le squadre hanno giustificato la richiesta adducendo motivi economici, ritenendo le academy un investimento non necessario, soprattutto vista la congiuntura economica che stanno vivendo League of Legends e altri titoli al di là dell’Atlantico. Riot Games il 12 maggio ha comunicato di aver accettato la richiesta dei team, scatenando la dura reazione della Players Association.
Orfani dell’Lcs: verso lo sciopero
Come immediata reazione all’accoglimento della richiesta, sette organizzazioni Lcs su dieci hanno abbandonato i propri progetti academy, lasciando giocatori e staff a piedi. Al di là delle conseguenze a breve termine, però, il problema vive nel medio e lungo periodo: senza le academy non c’è di fatto più alcun investimento sui giovani talenti nordamericani. Puntare sulla crescita dei giovani, già raro nella scena nordamericana di League of Legends come abbiamo anticipato, diventa di fatto così impossibile.
La stessa Players Association ha risposto duramente, sottolineando come se il problema è di natura economica i giovani rappresentano proprio la soluzione a costo minore rispetto alla pratica diffusa di importare giocatori da altre regioni, stipendiandoli maggiormente. A una settimana dall’inizio del campionato, datato 1 giugno, quello che rappresenta a tutti gli effetti il sindacato dei giocatori aveva annunciato che avrebbero votato per indire uno sciopero. La principale motivazione è che nelle decisioni prese da Riot Games e dalla lega Lcs l’associazione non è stata interpellata.
— LCS Players Association (@NALCSPA) May 29, 2023
La decisione finale: i giocatori Lcs andranno in sciopero
Nella notte italiana tra il 28 e il 29 maggio la Lcs Player Association si è riunita per votare. L’esito è stato quasi unanime con la stragrande maggioranza dei giocatori che hanno votato a favore del “walk out”, lo sciopero. L’associazione conta attualmente rappresentanti da ognuno dei dieci roster dell’Lcs: di fatto quindi tutti o team, o buona parte di loro, non avranno la possibilità di schierare il quintetto titolare. Si tratta di una decisione storica e senza precedenti per gli esports che pone l’attenzione sui player.
D’altronde al di là di chi investe denaro, di chi organizza gli eventi, nulla è possibile senza i giocatori, vera forza motrice di qualsiasi competizione, sportiva o esportiva che sia. Una configurazione che ricorda in parte quanto successo nel 2011 quando a scioperare furono i calciatori della Serie A a causa del mancato accordo con la Lega Serie A su alcune questioni. In quel caso la prima giornata di campionato slittò: questa volta non è ancora chiaro se l’Lcs riuscirà ugualmente a partire l’1 giugno schierando le riserve. Rimane la potenza mediatica del gesto che potrebbe portare a uno scontro diretto tra giocatori e organizzazioni esports.