L’universo di Diablo si rinnova restando fedele alle sue radici con un quarto capitolo eccellente che farà contenti i fan e recluterà molti nuovi adepti.
C’è qualcosa nell’atmosfera di Diablo di semplicemente irresistibile. In questi giochi il fascino della tentazione demoniaca si mescola allo spirito da guerra crociata e l’eroe si ritrova sempre a percorrere la sottile linea che divide i due. In Diablo 4 la dicotomia tra bene e male, paradiso e inferno, non è mai stata così nebbiosa soprattutto grazie a una cattiva, Lilith, che è a mani basse la migliore del franchise. Entrerete in chiese della luce ed esplorerete templi dove il sangue è l’unico tributo in grado di saziare la madre dei demoni in un mix inebriante di proibito e purezza sempre e comunque corrotti dalla fragilità degli esseri umani.
Discorsi filosofici a parte, non c’è Diablo senza un profondo sistema di Classi e dopo quasi 80 ore di gioco possiamo dire di averne padroneggiate a stento due. Siamo arrivati a portare un necromante al livello da endgame e abbiamo iniziato una nuova campagna con lo stregone, il resto delle classi le abbiamo viste e testate tra i vari eventi di beta e test dei server e possiamo dirvi che ciascuna ha un’identità fortissima e una serie di abilità davvero uniche che metteranno i completisti (potenzialmente) davanti a quasi 500 ore di contenuti se volessero un personaggio a livello di endgame per ciascuna classe. Quasi tutto quello che i fan adorano dei vecchi Diablo (in particolare del secondo) è presente in questo quarto capitolo, la vera rivoluzione sta nel modo in cui gli sviluppatori siano riusciti ad arricchire l’esperienza senza stravolgerla.
Ogni nuova abilità del necromante, per esempio, non solo è perfettamente a tema, ma è posizionata lungo rami tematici dell’albero delle abilità che mescolano poteri classici come l’esplosione dei cadaveri a novità assolute come la decomposizione. Gli strati sono più di quelli di una torta millefoglie con un potenziale di personalizzazione altissimo e stiamo già assistendo a una fioritura di guide per massimizzare un aspetto piuttosto che un altro. Quello che più ci ha sorpreso è la differenza a volte abissale che c’è tra una classe e l’altra in termini di stile di gioco, approccio alla progressione e risposta nell’input dei comandi. Giocando un barbaro o un druido sembra di avere tra le mani due titoli diversi accomunati solo dallo stesso arco narrativo.
La storia, però, è dove Diablo 4 riuscirà a conquistare più favori, soprattutto tra i nuovi giocatori. Il gioco è strutturato in modo tale da spiegare anche a chi non ha mai sentito parlare dell’universo di Diablo tutto il background necessario a capire cosa stia succedendo e ad avviare un percorso motivato tanto dalla curiosità quanto dalla necessità di sopravvivere. Lilith, la madre dei demoni, vuole riconquistare Sanctuarium, la terra dove è ambientato Diablo, e per farlo ha bisogno di sacrifici, oggetti particolari e alleati disposti a tutto. Mentre attraverserete i molti reami di Sanctuarium vi accorgerete che la strategia di Lilith è molto più complessa di quella di molti atri cattivi del passato. Lei non vuole dominare, lei vuole risvegliare una coscienza primordiale nei suoi sudditi e andare oltre la battaglia secolare tra angeli e demoni che da sempre flagella queste terre.
Dove tutti gli elementi appena menzionati si fondono in una bellissima serenata di sbudellamenti è nei combattimenti più impegnativi, sia nelle missioni della storia, sia nei cosiddetti world boss, dei cattivoni che incontrerete nell’open world di Diablo 4. Le battaglie più importanti non sono mai mute, sono sempre un’occasione di dialogo con i cattivi che affrontate e un test delle vostre build più potenti. Il sistema è veramente poco punitivo nelle sue possibilità di riorganizzazione degli alberi delle abilità quindi se una strategia o un set di abilità non funzionano provatene degli altri, il gioco non fa altro che incoraggiarlo.
La campagna, però, è solo una parte di ciò che Diablo 4 ha da offrire, e qui dobbiamo aprire il pericolosissimo capitolo dell’endgame. Una premessa necessaria: l’esperienza della campagna, delle classi, dell’evoluzione di ciascun personaggio che troverete è talmente ben fatta che, secondo noi, vale da sola il prezzo d’acquisto del gioco perché offre decine di ore di divertimento che non invecchia e, soprattutto, è scalare rispetto all’impegno che il giocatore investe. Diablo, però, è famoso per il suo endgame ad elevata rigiocabilità e, se quello che abbiamo provato subito dopo aver finito la campagna principale diverte e rappresenta una sfida in linea con il livello che i giocatori raggiungono alla fine della storia, non possiamo ancora pronunciarci sulla longevità del gioco in generale. Sappiamo che ci sarà un battle pass e un sistema di stagioni (oltre all’immancabile shop) ma non quanto le nuove stagioni andranno ad aggiungere in termini di attività e progressione una volta raggiunto il livello massimo.
Lo ribadiamo; solo la campagna principale, le classi, gli oggetti, le storie e l’esplorazione che offre per noi sono una validissima ragione per dare a Diablo 4 una possibilità. Solo a chi fosse alla ricerca di un’esperienza dalla longevità garantita ci sentiamo di raccomandare l’uscita di una roadmap dettagliata e di uno o due stagioni per capire la qualità e la frequenza con cui il titolo verrà aggiornato. Se siete fan della saga avrete il sorriso stampato in faccia per almeno 60 ore durante la vostra prima campagna anche grazie al fatto che le abilità iconiche di molte classi dei vecchi capitoli sono state spostate ai primi rami dell’albero delle abilità, una scelta azzeccatissima che mette subito nelle meni di chi gioca strumenti utili dando anche il tempo di perfezionarli. Se invece non vi siete mai avvicinati a questa serie e siete alla ricerca di un’avventura con una storia avvincente, una progressione ottima e un combattimento davvero soddisfacente allora il quarto capitolo della saga di Sanctuarium potrebbe essere quello che fa per voi. Blizzard ha puntato molto su questo titolo e siamo felici di vedere che la scommessa è stata vinta.