Per i pochi puristi italiani del football americano Madden offre una buona esperienza sul campo ma poco altro.
La lamentela più comune nelle più diverse community del mondo del gaming al giorno d’oggi è, quando si rivolgono agli sviluppatori, “Concentratevi sul gameplay!”. EA Tiburon, gli autori di Madden 24, hanno fatto l’opposto: quando si tratta dell’esperienza sul campo di gioco, il football americano di Electronic Arts è al suo meglio; quasi tutto il resto del titolo, dal predatorio Ultimate Team alle molte modalità disponibili, è completamente da rivedere.
Quella di Madden 24 è una situazione paradossale perché è stata la stessa EA a creare un’aspettativa così alta nel genere dei simulatori sportivi annuali. I fan vogliono qualcosa di sempre nuovo, fresco e migliore ogni anno e questo titolo (viste forse le vendite astronomiche che fa negli USA) non riesce a sottostare agli standard del suo editore. Madden ha bisogno di una poderosa ventata di aria fresca per cui se siete alla ricerca di un’esperienza esclusivamente concentrata sull’azione in campo allora il capitolo di quest’anno non vi deluderà ma se siete fan della serie e avete già un videogioco con cui sperimentare tattiche, strategia e l’innata violenza del football americano, allora meglio aspettare un capitolo più rifinito e ricco.
Non che nell’iterazione di quest’anno non ci siano cose buone, come abbiamo detto l’esperienza in campo è al suo meglio con animazioni più fluide, reattive alla situazione in campo e dinamiche. Dallo studio di sviluppo dicono che sono state aggiunte più di 1700 nuove animazioni solo nel placcaggio e noi gli crediamo perché, quando tutti i fronzoli a contorno smettono di essere importanti e vi ritrovate contro i vostri avversari, tutto ha improvvisamente senso. É stato rivisto anche il comparto passaggi, in particolare nel tracciamento della velocità e della traiettoria di ogni giocatore. Ci sono piaciuti parecchio quelli della cover star Josh Allen, maestro dei passaggi in tuffo e in salto a dimostrazione del potenziale di questo gioco.
A livello di animazione, EA ha fatto un lavoro discreto nel rendere i giocatori più espressivi, soprattutto nelle celebrazioni (c’è persino il meme degli spider man che si indicano tra di loro) e nei contenuti post partita. L’intelligenza artificiale avversaria, poi, ha ricevuto un trattamento simile a quello dei difensori passando da FIFA 22 a 23. Ora nelle loro formazioni e soprattutto nella reattività intelligente alle vostre giocate, gli avversari digitali che affronterete sono molto meno prevedibili rispetto al passato anche se a volte si infilano in dei circoli viziosi ripetitivi e facilmente aggirabili.
I problemi più evidenti del gioco, però, iniziano quando uscite dal campo: menù che vanno a scatti o non registrano gli input; modalità stantie e, anche quando nuove, poco ispirate; una carriera assolutamente banale e un generale senso di già visto o decisamente migliorabile che pervade ogni singola schermata momento fuori dal campo di gioco. Poi c’è Ultimate Team che è divertente in sé stesso e se avete tempo di grindare come matti potrete anche mettere insieme una squadra degna di rispetto ma la tempesta di notifiche che in qualche modo vuole portarvi a spendere denaro ci porta, come ogni anno, a sconsigliare questa modalità ai minori o se avete problemi con la dipendenza dal gioco.
Lo abbiamo già visto accadere in una forma o in un’altra: metà gioco (in questo caso il gameplay) è il meglio che la serie possa offrire ma l’altra metà (in questo caso tutto il resto, dalla UI alle modalità stantie) gli impedisce di essere un titolo brillante. Cara EA, i fan sono soddisfatti di come avvengono i passaggi, i touchdown, le celebrazioni e tutte le interazioni tra palla, terreno e giocatore. Per Madden 25 non serve aggiungere 2500 nuovi tipi di scivolata a terra, servono nuovi menù, una modalità carriera profonda, statififaca e con della narrativa, e una galassia di altri modi di giocare che non siano Ultimate Team per giustificare il prezzo di lancio.