A Rise of the Ronin manca qualcosa – la recensione

Rise of the Ronin ha alcuni picchi di eccellenza che ce lo fanno raccomandare ad alcuni ma valli di insoddisfazione che ce lo faranno sconsigliare a molti.

Rise of the Ronin è un videogioco prigioniero del passato. Non riesce a liberarsi di un modo di fare che ha già raggiunto il suo picco e si concentra sul perfezionare in modo ossessivo alcuni aspetti di cui il grande pubblico di chi gioca i videogiochi difficilmente sentiva il bisogno. Se da un lato l’ultima fatica del Team Ninja può fare affidamento su una storia dall’ambientazione insolita e un sistema di combattimento davvero profondo e sfaccettato, dall’altro ha dei sistemi datati, una grafica non all’altezza e troppe similitudini con Ghost of Tsushima.

Cominciamo da ciò il gioco fa bene: la storia e il combattimento. Ambientato negli anni a metà ‘800 in cui il Giappone è stato costretto ad aprirsi, Rise of the Ronin racconta la storia di due fratelli o sorelle (il genere è deciso dal giocatore) cresciuti per diventare assassini provetti e separati da un evento traumatico durante la prima missione a loro assegnata. Il gioco, poi, vi farà vestire i panni di uno dei due personaggi mentre esplora il Giappone della seconda metà del diciannovesimo secolo alla ricerca del suo partner, ora, misteriosamente, al soldo del nemico.

Rise of the Ronin: per un grande gioco serve di più - recensione

Rise of the Ronin vi chiederà di scegliere una parte fin dalle prime ore di gioco: aiuterete gli isolazionisti che vogliono proteggere l’identità e l’autonomia del Giappone o supporterete lo Shogunato stretto nella morsa degli americani mentre tenta di aprire i propri confini alle proprie condizioni? Oltre alla boccata d’aria fresca nel vedere, una volta tanto, gli americani come cattivi di un gioco, questa storia offre uno spaccato interessante di vita giapponese che il mondo videoludico non ha ancora sfruttato a dovere.

Gli sviluppi narrativi nel corso delle circa 60 ore che ci ha richiesto finire il gioco sono molto interessanti e si fondano su un sistema di relazione con dei partner. Durante la vostra avventura, infatti, incontrerete diversi personaggi chiave con cui approfondire le vostre relazioni tramite missioni secondarie, conversazioni, scambi di regali e altre attività che non vi spoilereremo. Questi alleati potranno anche aiutarvi in combattimento tramite l’ingegnoso sistema dei partner: in ogni missione principale potrete selezionare un partner che vi accompagni e controllarlo in combattimento.

Il combattimento è l’altro fronte in cui questo gioco eccelle. Le armi sono tante e varie tra katane, spade doppie, lance, fucili, pistole, baionette e tutta una serie di altri strumenti di morte della tradizione giapponese e nate dalla rivoluzione industriale. Ciascuna di loro poi, ha diversi stili di combattimento che potrete selezionare, ciascuno dei quali da accesso a mosse, combo, parate e attacchi speciali. C’è anche un sistema, estremamente simile a quello di Ghost of Tsushima, per cui a un tipo di nemico corrisponde una stance più efficace, unico elemento di frustrazione in un sistema altrimenti ben fatto e sfaccettato.

Il mescolarsi di armi corpo a corpo e da fuoco è particolarmente riuscito in Rise of the Ronin: vista la cadenza e la disponibilità delle munizioni del periodo, dopo qualche proiettile, ogni scontro vira naturalmente al corpo a corpo. I colpi di pistola, poi sono un ottimo modo per interrompere una combo nemica e aprirsi una finestra d’azione. Troverete non banale abituarvi al flusso di combattimento, in particolare delle battaglie con i boss, perché non è simile a nient’altro che sia arrivato nel mainstream negli ultimi anni.

I contrattacchi sono il punto cardine di Rise of the Ronin quindi dovrete fare attenzione a ciò che gli avversari si attingono a fare, al fatto che sia schivabile o meno e soprattutto alle opportunità di intercettazione. Bloccare al momento perfetto un colpo nemico consumerà la sua stamina molto più in fretta, quando questa finisce potrete sferrare un colpo critico. Anche il/la protagonista ha una barra della stamina, terminata la quale non potrà né attaccare né schivare quindi fate attenzione. Per non restare a corto, poi, ci sono una serie di consumabili per recuperare vita ed energie.

L’aspetto del combattimento che abbiamo trovato più fastidioso è stato il fatto che, soprattutto all’inizio, molti boss che fanno abbastanza sudare non sono veri nemici ma scontri che a un certo punto, finita la barra della vita, fanno partire una cutscene in cui era tutto un equivoco e la persona che stavamo affrontando, e odiando, si trasforma in un nostro alleato. Dove il gioco ci ha lasciato molto perplessi e a volte scontenti è nella sua progressione, nei suoi sistemi di gioco e soprattutto nel sistema a mondo aperto.

L’area di gioco è piuttosto grande ed è occupata da alcune fazioni nemiche. Voi potrete ristabilire l’ordine pubblico andando nei centri di popolazione ed eliminando i cattivi presenti. Una volta fatto si sbloccheranno dei punti di interesse intorno a voi, verrà abilitato il viaggio rapido e partirà una cutscene che è decisamente troppo familiare a quando, in Ghost of Tsushima, veniva portato a termine lo stesso identico processo. Il mondo aperto, poi, svolge un ruolo decisamente ancillare alla storia che più che sul controllo territoriale si concentra su intrighi politici, assassinii e scambi di influenze.

Non comprendiamo la scelta di Team Ninja di far poggiare un gioco con così buone premesse su un’architettura datata, ripetitiva e non originale di cui, tra l’altro poteva fare benissimo a meno. Se possiamo perdonarla durante le missioni principali, poi, non possiamo proprio accettare una grafica zoppicante e peggiore di quella di Ghost of Tsushima in un’esclusiva per PS5, l’ultima console dove è possibile sviluppare avendo la certezza dell’hardware che verrà utilizzato.

Le texture del terreno, degli alberi, di molti edifici e di diversi elementi di paesaggio sono granulari persino nella modalità che predilige la qualità sulle prestazione. Il risultato è che intere sezioni del gioco sono brutte da giocare e da guardare mentre altre, dove i pregi che abbiamo menzionato danno il loro meglio, sono divertenti da vivere e non proprio bellissime a livello visivo. Alcuni dei difetti menzionati, soprattutto a livello estetico, sono sistemabili con degli aggiornamenti, altri, invece, sono decisioni strutturali di cui non capiamo il senso e che peggiorano l’esperienza di netto.

Rise of the Ronin è un gioco per chi ama alla follia i sistemi di combattimento del Team Ninja e di Koeai Tecmo con tutta la stratificazione che offrono. É un gioco anche per chi vuole esplorare un periodo della storia giapponese che, nonostante qualche decisa licenza poetica, merita maggiore attenzione videoludica. Se, invece, siete alla ricerca di un gioco d’azione e di ruolo in cui forgiare la vostra strada a colpi di spada, questo titolo non fa per voi perché, nonostante le buone idee del sistema dei partner, molte delle attività che vi ritroverete a fare sono poco originali e non un granché da vedere.

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