Bayblade: l’intervista al campione italiano Marco Elba

Marco Elba è il campione italiano in carica di Bayblade, ecco cosa ne pensa delle nuove trottole competitive nella nostra intervista.

Tra il 2011 e il 2013, all’apice della loro popolarità, sono stati i giocattoli più venduti in Italia e hanno fatto persino parte di una federazione sportiva riconosciuta dal Coni; ora i Bayblade sono tornati con la generazione X e con lei è in preparazione un nuovo torneo competitivo. Le finali si svolgeranno alla Milan Games Week e Cartoomics di quest’anno e nell’attesa di scoprire chi sarà il nuovo re delle trottole del Bel Paese, abbiamo intervistato Marco Elba che proprio nel 2012 ha conquistato il primo e unico titolo di campione italiano di Bayblade e rappresentanto il nostro Paese ai mondiali in Canada. Chi meglio di lui per capire il futuro di questi giocattoli, un tempo popolarissimi, che tornano a usare le competizioni per raggiungere le nuove generazioni.

Che cos’è un Bayblade, come funziona e come si combatte?

“Un bayblade è una trottola da combattimento componibile: si costruisce assemblando diverse parti, la si inserisce in un lanciatore e due giocatori si danno battaglia lanciando le loro trottole in un’arena. Più forte si tira la cordicella dentata del lanciatore, più in fretta gira il bayblade, più forti si è in combattimento. Prima di essere una trottola vera e propria, Bayblade nasce come un manga, poi diventato un anime, con un protagonista che, insieme ai suoi amici, si trova difronte a tanti avversari e il sogno di diventare il Blader più forte del mondo. Ancora adesso se mi capita di guardare qualche episodio della mia serie preferita (Metal Masters) mi viene il magone per quanto ci sono affezionato”.

Bayblade X trottole

Quanta agenzia del giocatore c’é? Non sono le trottole a fare tutto?

” -Fanno tutto i Bayblade- è un luogo comune che è in giro da quando ho iniziato a giocare, ma non è così. Il grosso del lavoro di un Blader è la fase di preparazione e costruzione della trottola combinando i suoi diversi elementi. Una determinata punta, per esempio, conferisce delle caratteristiche uniche: una di difesa lo muove meno ma è più costante mentre una da attacco è più aggressiva ma ha meno stamina, quindi finisce prima di girare. L’obiettivo è fermare la trottola avversaria o lanciarla fuori dall’arena a seconda del luogo dello scontro perché ci sono diverse arene, ognuna con caratteristiche uniche. La bravura del Blader sta nell’adottare la strategia corretta per l’avversario giusto, assemblare la trottola più adatta e lanciarla all’inclinazione e alla velocità giusta”.

Raccontaci il tuo viaggio nel competitivo e la tua ascesa a campione d’Italia

“É stata un’esperienza indimenticabile che ha segnato profondamente la mia infanzia. É partito tutto molto prima del 2012, quando si sono svolti i campionati, ma essendo i Bayblade la mia unica passione ai tempi, io andavo a scuola, tornavo a casa e tiravo trottole fino a quando andavo a dormire. Ci ho investito tanto tempo e devo molto ai miei genitori che ci hanno investito tanti soldi perché dovevo avere tutti i componenti disponibili. All’epoca non esistevano risorse su internet quindi era questione di sperimentare e sorprendere gli avversari. Il mio percorso competitivo è iniziato a Savona con i provinciali, che ho vinto, poi sono passato ai regionali a Genova, e ho vinto di nuovo e, poi, ai nazionali di Roma, ho vinto di nuovo diventando il campione italiano. Il caso voleva che in quel momento l’anime di Bayblade stesse trasmettendo la stagione di Metal Masters dedicata ai mondiali e io mi sentivo proprio come il protagonista. Quella vittoria mi ha portato ai mondiali a Toronto dove mi sono confrontato con Blader di tutto il mondo e ho fatto amicizia con il campione neozelandese, siamo ancora in contatto! Alla fina ha vinto il Giappone dove i Bayblade non sono un gioco come in Italia, ma un un vero e proprio sport nazionale con palestre, strutture e federazioni. É stato un bellissimo scambio culturale”.

Bayblade

Cosa ne pensi dei Bayblade X e cosa cambia rispetto a quando gareggiavi tu?

“Non sono ancora riuscito a provare questa nuova generazione, è uscita da pochissimo e nel corso degli anni queste trottole sono cambiate moltissimo. Ora è cambiata la composizione stessa del Bayblade e sono state introdotte nuove regole perché l’evoluzione c’è sempre. La generazione X mi ispira molto, è cambiata la componentistica ma l’anima è sempre quella che accompagna i Bayblade da più di 20 anni. Coglierò assolutamente l’occasione del ritorno in voga proprio per tornare a giocare perché resta la mia grande passione. Per i campionati sono grande, ma so che c’è una petizione partita dal Giappone che vorrebbe far diventare il Bayblade disciplina olimpica: sta raccogliendo un sacco di firme. Se sono diventate discipline olimpiche gli scacchi e i videogiochi sono sulla strada per farlo, non vedo perché non dovrebbero diventarlo i Bayblade. Io sarei il primo a tornare ad allenarmi come un pazzo per arrivare alle Olimpiadi.

Bayblade X trottole

Gareggerai ai prossimi tornei?

“Il ritorno di Bayblade X mi ha colto di sorpresa e mi piacerebbe moltissimo partecipare. Ai miei tempi c’erano delle categorie limitate dall’età quindi se seguiranno la falsariga dei tornei del 2012 io sono fuori tempo massimo avendo appena compiuto 24 anni. Se la disciplina venisse riconosciuta a livello sportivo, però, tornerei subito in pista con felicità e determinazione perché è stata una passione che io ho approcciato con la serietà di uno sport ad alti livelli. Era una cosa serissima in cui ho messo anima e corpo, sarei felicissimo di poterlo fare di nuovo con la carica che avevo da bambino e la stessa serietà”.

Pensi che il circuito competitivo di Bayblade si svilupperà dopo questo primo inizio o tornerà dormiente?

“É una questione molto delicata: io sarei il primo che vorrebbe i Bayblade come realtà consolidata in Italia e nel mondo. Mi sono reso conto, però, soprattutto in Italia, che c’è tanto pregiudizio. Anche quando ho vinto i nazionali e stavo andando ai mondiali c’erano molti bambini che mi prendevano in giro, non mi credevano quando gli dicevo che era uno sport e con gli anni, invece di continuare a ingrandirsi, in Italia e in Europa almeno, è finito tutto nel dimenticatoio. Qualche anno fa i Bayblade erano spariti persino dai negozi e i bambini non sapevano cosa fossero e in Europa, a momenti, non arrivavano più nemmeno gli anime. Quando ho scoperto di questi nuovi tornei ho apprezzato l’inversione netta di tendenza per quanto riguarda le competizioni. Ora come ora, nel breve termine, non vedo basi abbastanza solide per far diventare i Bayblade una realtà consolidata, ma confido nell’operato di chi ora sta gestendo il franchise. Mi auguro davvero che si possa trasformare questi tornei in un punto di inizio su cui costruire qualcosa di solido, duraturo e senza i pregiudizi dell’epoca”.

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