Non è assolutamente un segreto: Erling Haaland è un grande appassionato di Minecraft. L’indizio arriva dai social.
Erling Haaland ha di nuovo stupito le difese avversarie con le sue prestazioni sbalorditive e ora ha annunciato sui social che per lui è di nuovo l’anno di Minecraft. L’attaccante del Manchester City non nasconde la sua passione: “Ohhh è quel periodo dell’anno”, si vede tra le sue storie su Instagram.Nessun contesto, nessuna spiegazione, solo pura e incontaminata energia da gamer. Un classico Haaland.
Indizio social
Proprio nel momento in cui potresti pensare: “Ah, Haaland gioca a Minecraft?”, ecco che arriva la conferma e non si vergogna affatto, anche se in passato qualche titubanza c’è stata. E non è la prima volta che lui parla della sua passione per Minecraft. Molti atleti pubblicano video di allenamenti o sponsorizzazioni, ma non Haaland: lui ricorda al mondo che anche i super campioni di calcio talvolta si ritrovano immersi nel buio infinito del mining e del crafting. Il destino sembra avergli dato ragione nel momento giusto. L’idea che Haaland preferirebbe giocare a calcio 24 ore su 24, nei fatti, non è la realtà. A quanto pare, c’è sempre tempo per impilare qualche blocco digitale tra una partita e l’altra. Forse questo gli aiuta a rilassarsi nelle situazioni difficili, oppure forse è davvero un fan dei Creeper.
Haaland e non solo
Haaland, però, non è l’unico calciatore ad aver sviluppato una sorta di dipendenza da Minecraft. Altri professionisti, tra cui Trent Alexander-Arnold del Liverpool, hanno confessato di giocarci intensamente. Nei mesi di lockdown, infatti, diversi calciatori professionisti hanno deciso di dedicare parte del loro tempo a Pc, Xbox o PlayStation. C’è chi addirittura ha provato a reinventarsi streamer su Twitch, come è già successo ad un’altra stella del Manchester City come Sergio Aguero, che una volta appesi gli scarpini al chiodo ha scoperto un nuovo mondo in cui misurarsi e ha anche lanciato un’organizzazione esports. Situazione diversa per David Beckham, pagato attraverso un contratto di sponsorizzazione per diventare il volto di Guild Esports. Si conferma, in ogni caso, quella che è la tendenza di questi ultimi anni. Dall’inizio della pandemia nel marzo 2020, i videogiochi non sono più un tabù. E non solo: perché sport tradizionali ed elettronici sembrano viaggiare ormai sulla stessa lunghezza d’onda.