“Esports. Nuove opportunità”. Proprio di questo, delle opportunità e degli aspetti critici che presentano i videogiochi competitivi, si è parlato sabato 8 giugno 2019 nella sede del Sole 24 Ore. Nell’ambito del “Master in Sport Management” realizzato dalla Business School del Sole24Ore, il docente Paolo Di Mauro, creatore di Esport Jiuce, ha invitato il nostro direttore, Alessio Crisantemi, a raccontare l’esperienza di GN Media, del suo ultimo nato, il quotidiano Esportsmag.it e del volume “Esports: un universo dietro al videogioco”, realizzato in collaborazione con Chiara Sambaldi e Andrea Strata dell’istituto Eurispes di Roma. Una lezione che ha visto la partecipazione anche del pro player Loris “Streamiii” Bilardi e del Founder di Pro2Be Esports, Fabio Battista.
Raccontando l’origine della sua esperienza editoriale con GN Media, fondata esattamente 10 anni fa, l’intervento di Alessio Crisantemi ha virato poi sulla più recente esperienza di Esportsmag e del libro. Due esperienze nate dalla “necessità, anzi direi dall’urgenza di creare una cultura degli sport elettronici – ha spiegato il direttore –. Il nostro primo obiettivo è quello di favorire e agevolare la costituzione di un vero e proprio ecosistema nel mondo degli esports, perché anche se il fenomeno è già consolidato all’estero, in realtà tutto il business che gira attorno agli esports non è ancora supportato da una filiera ben definita. Si parla di fenomeno perché attorno agli sport elettronici ci sono tanti stakeholder, ma non c’è ancora una realtà organica”.
Motivo per cui, ha continuato Crisantemi, “è fondamentale procedere prima con un inquadramento corretto del fenomeno degli esports, con uno studio e quindi con la conoscenza del fenomeno e, di seguito, con una regolamentazione. Anche perché c’è una tendenza a banalizzare il fenomeno degli esports, molti dicono di averlo capito quando in realtà dietro al gioco competitivo c’è un universo pieno di sfaccettature difficile da comprendere con un solo sguardo. Basti pensare al problema della dipendenza, attorno alla quale ancora troppo spesso non si sa distinguere tra esports e videogioco in generale, quando in realtà i fenomeni non si devono assolutamente sovrapporre, anzi, chi fa esports è molto meno esposto a questo pericolo”.
Le criticità, negli esports, sono altre semmai, come ad esempio una regolamentazione ancora tutta da definire nei rapporti tra team e pro player. “I giocatori vanno tutelati a livello professionale, ci sono dei team che ingaggiano dei giocatori, ancora ragazzini, abbandonandoli appena cominciano a non fare risultati. Ragazzi che magari vengono scaricati proprio quando ormai si erano illusi, alcuni anche abbandonando gli studi per dedicarsi tutti al videogioco. Ecco perché sostengo che la conoscenza di questo fenomeno si traduce in uno studio anche in campo giuridico, una diffusione della conoscenza, per dare un senso di responsabilità a questi team ma anche dare garanzie alle famiglie”.
Ma è un altro il rischio che deve preoccupare, prima di tutto. “Occorre studiare il fenomeno perché c’è il timore che gli esports possano ripetere il fenomeno del poker live. Quando è scoppiato il poker, infatti, tanti ragazzi hanno pensato di mollare tutto per diventare giocatori professionisti di poker. Anche in questo caso è importante fare attenzione al fenomeno, evitare di creare illusioni. Per questo ritengo utile fare informazione, fare divulgazione, ossia quello che stiamo facendo adesso con Esportsmag. Perché solo da un inquadramento serio passa l’opportunità di vedere crescere gli esports e, chissà, vederli un giorno alle Olimpiadi. Ma ci dobbiamo muovere adesso, anzi, forse è già tardi. Perché oggi parlando di esports parliamo di un qualcosa che è già successo, non di qualcosa che deve ancora venire”.