Le tensioni geopolitiche si ripercuotono anche sugli eSports. Lo sanno bene gli appassionati di League of Legends in Iran e in Siria, il cui accesso al gioco è stato bloccato dal governo degli Stati Uniti nel contesto delle pesanti sanzioni imposte ai due Paesi dal presidente Donald Trump. Riot Games, la società che ha sviluppato il celebre gioco RTS (Real Time Strategy), ha sede a Santa Monica, in California. Di conseguenza non può far altro che adeguarsi e allinearsi alle direttive di politica estera degli Stati Uniti. Questa è la prima volta che la disponibilità di un videogioco online è inclusa come sanzione.
“A causa delle leggi e dei regolamenti statunitensi, i giocatori nel tuo Paese non possono accedere a League of Legends in questo momento – recita il messaggio ricevuto e condiviso da un giocatore iraniano sul forum ufficiale di LoL -. Tali restrizioni sono soggette a modifiche da parte del governo degli Stati Uniti, quindi, se e quando ciò accadrĂ , non vedremo l’ora di averti di nuovo tra noi”.
Nonostante il blocco, alcuni giocatori iraniani e siriani sono riusciti comunque a giocare utilizzando le VPN, aggirando così il ban imposto. Ma le VPN comportano un notevole incremento del ping rispetto al solito, penalizzando così non poco l’esperienza di gioco.
Dal punto di vista degli eSports questa notizia è un colpo al cuore delle community dei giocatori locali che sognano di sfondare nel mondo del professionismo. Se prima era difficile per iraniani e siriani ottenere un visto per disputare i tornei che si tengono negli Stati Uniti, ora la loro vita si complica ancora di più. Con il blocco di League of Legends, infatti, diventa praticamente impossibile anche solo allenarsi in vista di una competizione.