Si parla ormai sempre più spesso dell’ideale di raggiungere la parità di genere in tutti i settori, non solo in termini di rappresentanza ma anche in termini di retribuzione. Non fa eccezione l’universo del gaming competitivo che, almeno in teoria, dovrebbe totalmente appianare qualsiasi differenza tra uomo e donna: dietro uno schermo, d’altronde, siamo tutti uguali. Eppure anche negli esports il gap tra uomini e donne è allarmante: non solo sono quasi del tutto assenti dai massimi livelli competitivi, ma anche le donne nelle posizioni manageriali di primaria importanza scarseggiano.
Ora arriva un’ulteriore conferma dal Regno Unito sul dislivello di genere: in questo caso in merito ai guadagni realizzati dalle donne nei tornei rispetto agli uomini. Il Marketplace britannico ha spulciato attentamente i dati rintracciabili su EsportsEarnings, sito che registra tutte le vincite nel mondo esports, scoprendo che tra i primi 300 giocatori esports in classifica che hanno guadagnato di più in carriera non c’è nemmeno una rappresentante femminile.
Ma non finisce qui. Il dato più impressionante è che le vincite delle prime 400 donne, che sommate tra loro raggiungono la cifra di poco più di 3 Milioni $, non arrivano nemmeno alla metà di quanto guadagnato da Johan ‘NoTail’ Sundstein, giocatore di Dota2 che si attesta in cima con un montepremi accumulato di 6.889.591 $. La donna con il monte-vincite più alto è invece Sasha ‘Scarlett’ Hostyn con 333.456 $: meno dello 0,5% del suo collega.
La situazione in Italia non è molto diversa, forse anche peggiore. Si tratta, tuttavia, di una stima che raccoglie solo dati parziali in quanto non registrati su EsportsEarnings. Se prendiamo due dei nomi femminili più rappresentativi d’Italia, ovvero Federica ‘MaeveDonovan’ Campana e Jolanda ‘Yocto94’ Murra entrambe giocatrici di Hearthstone per il Team Qlash, sommate insieme arrivano a circa 2.000 $ vinti in carriera. Decisamente poco rispetto ai $259.200 ottenuti da Andrea Mengucci su MTG Arena.
La spiegazione più semplice è una questione di numeri. Le donne che si affacciano all’esports sono numericamente inferiori rispetto ai loro colleghi uomini, player, coach o manager che siano. Diventa pertanto più difficile emergere in mezzo a un numero così elevato di concorrenti in un settore già di suo ampiamente competitivo. Innegabile, però, che molti team preferiscono evitare potenziali problematiche derivanti dalla commistione di uomini e donne nello stesso team, almeno negli esports a squadre. Con eccezioni illustri: la coreana Se-yeon ‘Geguri’ Kim, giocatrice degli Shanghai Dragons nella Overwatch League, e la statunitense Chiquita Evans, prima donna a essere scelta nel draft dell’NBA 2KLeague.
Leggermente meglio la situazione nei titoli 1v1 che si prestano ampiamente a un’accoglienza migliore verso il genere femminile, dovendo fare forza esclusivamente sulla loro abilità piuttosto che lottare anche contro fattori esterni al gioco. Ne sono esempio le due canadesi Janet ‘xchocobars’ Rose e Kristen ‘KittyPlays’ Michaela, protagoniste alla recente Fortnite World Cup. Personalità che, tuttavia, hanno anche lo streaming come principale fonte di guadagno.