“Con l’eccezione della citata legislazione francese, la Commissione non è al corrente di alcuna legislazione che disciplini lo status generale dei giocatori professionisti o il loro status specifico come professione. Sulla base delle informazioni disponibili nel Database delle professioni regolamentate, nessuno Stato membro ha regolamentato la professione dei giocatori professionisti di videogiochi. In assenza di armonizzazione, rimane di competenza nazionale decidere se e come regolamentare una professione nei limiti del diritto comunitario e in particolare del principio di proporzionalità. Nel considerare la regolamentazione, gli Stati membri dovrebbero tenere conto degli effetti sulla mobilità dei professionisti e dovrebbero considerare l’impatto sull’occupazione per quanto riguarda l’accesso alle singole attività”.
Il commissario europeo per il mercato interno, Elzbieta Bienkowska, ha così risposto all’interrogazione dell’eurodeputato francese Alain Cadec (Ppe), con la quale si chiedeva se la Ce intendesse “adottare disposizioni volte a stabilire uno status armonizzato per i giocatori di videogiochi a livello dell’Ue”. Il commissario evidenzia: “In tale contesto, nel gennaio 2017 la Commissione ha proposto la Proportionality Test Directive, che impone agli Stati membri di valutare a fondo ed ex ante la proporzionalità della nuova regolamentazione professionale. La Proportionality Test Directive è stata adottata il 21 giugno 2018. Uno Stato membro, che consideri la regolamentazione della professione di giocatore professionista di videogiochi, dovrebbe assicurarsi che l’intervento regolamentare sia limitato a quanto necessario per tutelare motivi imperativi di interesse generale in modo trasparente e obiettivo per il rispetto dei trattati. In considerazione di quanto sopra, la Commissione non intende attualmente stabilire uno status armonizzato per i giocatori di videogiochi a livello dell’Ue”.