La nona edizione della Milan Games Week si è chiusa ieri. La fiera del videogioco, per la terza volta realizzata occupando tre padiglioni dell’area di Rho Fiera, ha proposto divertimento, dimostrazioni e rivelazioni, intrattenimento e qualche opportunità di mercato per gli appassionati. Una tre giorni zeppa di attività sulla quale, in attesa dei dati ufficiali di Aesvi, proviamo a stilare un nostro bilancio. Una fiera dove il business del videogioco si trasforma rispetto agli anni scorsi, puntando sempre più sul creare occasioni di incontro con i fan, con le community.
Iniziamo con un primo bilancio, estremamente positivo, per le opportunità di incontro. Nello spazio della fiera in questi tre giorni probabilmente tutti hanno avuto modo di incontrare e parlare veramente con chiunque, o quasi. Merito anche degli esports, che portano a creare occasioni di incontro, e non solo per questioni competitive. La decisione di Aesvi di puntare fortemente sugli esports si è vista al di là della scelta di Daniele “Jiizuké” Di Mauro quale padrino di questa edizione (mentre lo scorso anno il padrino era stato David Cage, personaggio che ricopre un’importanza molto differente per il mondo videogame).
Una MGW decisamente più “esports” si è vista sin dalla piantina. Per la prima volta, in fiera, abbiamo visto alcuni team esports con uno spazio proprio. Ognuno organizzato in modo diverso, ognuno pullulante di sostenitori, di appassionati e di curiosi in cerca di un selfie con il pro player di turno o in attesa del lancio (reale, non figurato) di qualche gadget. Più raffinato quello dei Mkers, più social quello di Qlash, più country quello degli Exceed, più chiassoso quello dei Machete Gaming, più commerciale quello di Fnatic.
E poi le arene. Spettacolari e complementari (sotto la regia di PG Esports). Il mix di luci e colori, disposizione degli spazi, acustica (sempre migliorabile) con le immagini proposte sui megaschermi creavano un’atmosfera anche a guardarle senza pubblico. Durante gli eventi l’effetto stadio era da brividi. Si capisce che l’esports sta crescendo in Italia anche da aventi come questo, capaci di attirare centinaia di appassionati e tenerli incollati a una sedia seguire le gesta di un pro player (già, non tanto del team, ma del pro player, ma questo è un discorso lungo, che faremo un’altra volta).
Perché il focus è sui partecipanti. Sui “consumatori” di merce contenuto, che hanno affollato la fiera fin dal primo giorno alla rincorsa dell’influencer di turno o del personaggio al quale strappare un autografo, con l’aiuto della fortuna. tra di loro, tra gli influencer, gli youtuber, i player, c’era chi girava per la fiera liberamente, chi invece, più famoso e più star, veniva scortato dalla sicurezza da uno stand all’altro, e non è stata una scena rara quella di orde di ragazzini seguire come pecorelle impazzite la “star” (che a stento si riconosceva tra gli omoni della sicurezza) con quelli delle retrovie correre comunque nonostante chiedendosi l’una l’altro: “Ma chi era? Power o Favij?” “Che ne so, forse era Stermy, corri!”
Tanti i bambini, ma il bello è stato vedere anche tanti genitori al seguito. Chi entrava assieme per scoprire qualche novità videoludica. Chi aspettava paziente la figlia in coda per un autografo, chi metteva mano al portafoglio per una maglietta, per un gioco, per una console, o per un peluche. Moltissimi chiedevano una foto ricordo ai tantissimi personaggi cosplay, realizzazioni artigianali veramente notevoli. E non da ultime le tante persone in carrozzina che abbiamo incontrato. Una presenza importante, alla Milan Games Week, che sottolinea la trasversalità di questa forma di intrattenimento, che sia semplice videogioco o la sua evoluzione competitiva. L’accessibilità della struttura è uno dei punti di forza. Meno attenzione forse per l’accessibilità alle iniziative, ma nel complesso buona l’attenzione degli organizzatori nei confronti della disabilità. Complimenti!
Chiudiamo con chi, tra le persone, per un motivo o per l’altro è diventato personaggio involontario. Incontri casuali che ci hanno portato a intercettare il campione di Fortnite di domani, estremamente sicuro di sé tanto che “se lo incontro io gli faccio un c*** così, a Cicciogamer!” (hey, avrai 10 anni, vola basso, ragazzo!). In metro, tornando a Milano, ecco il ragazzotto un po’ confuso, e deluso per qualche motivo, che confida all’amico “vedi, ecco perché questa è stata la prima mia volta alla Milangeimsuik in 24 anni” (scusi, giovine, ma non è solo la 9^ edizione?). Infine la famiglia degli eroi: il ragazzino che ferma me e un collega e chiede: “scusi, lo stend dei màscier?” “Forse intendi dire i Mkers, bambino?!” “No no, stiamo cercando i màscier!”.Allarghiamo le braccia, non sappiamo come aiutarlo. Padre, madre e sorella piccola ci guardano sconsolati, a pochi metri di distanza. Chissà a quanto stanno girando. E’ il tardo pomeriggio del terzo giorno, manca poco alla chiusura, avrà vinto il bambino o gli occhi di fuoco di una mamma spazientita?