La Federazione degli esports della Nuova Zelanda è stata riconosciuta ufficialmente come organizzazione sportiva nazionale. Venerdì scorso la NZESF, New Zeland Esports Federation, è stata ufficialmente riconosciuta da Sports New Zealand, una sorta di super-federazione che gestisce gli sport nel paese dei Maori. La SNZ ha comunicato tramite lettera alla NZESF di aver terminato l’iter di valutazione e di aver riconosciuto alla federazione lo status di ente nazionale per gli esports.
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Non si tratta dunque di un riconoscimento ufficiale degli esports, come purtroppo qualche altra testata italiana ha riportato nella fretta di dare la notizia, ma comunque di un passo importante in questa direzione. Il riconoscimento arrivato da parte di un organo sportivo governativo conferisce alla NZESF i titoli per sedersi con pieno diritto ai tavoli manageriali che, a livello di paese, decidono le sorti degli altri sport. Un altro tassello che si aggiunge ad un percorso avviato nel 2016, come riporta l’agenzia Agimeg, con la presentazione di un progetto al governo locale neozelandese. Insomma, la Nuova Zelanda è un passo avanti rispetto all’Italia, dove comunque il percorso avviato dal Coni è una sorta di investitura ufficiale per il tavolo di lavoro avviato da Michele Barbone, al momento congelato a causa del coronavirus. E proprio la Nuova Zelanda potrebbe essere un altro esempio da tenere d’occhio.
Il paese oceanico che ospita kiwi e tuatara è il ventunesimo paese a riconoscere ufficialmente un ente nazionale per gli esport. “Siamo assolutamente entusiasti di questa decisione di Sport New Zealand – ha commentato Ben Lenihan, presidente della NZESF, come riportato dalla testata netguide.co.nz -. Il riconoscimento del NZESF come organizzazione sportiva nazionale ufficiale per gli esport è un passo fondamentale per far avanzare i videogiochi competitivi.”
Il nuovo status ricosciuto al NZESF porta infatti in sé anche una maggiore chiarezza in materia di regolamentazione, istruzione e distribuzione degli esports in Nuova Zelanda, dall’istituzione di linee guida per chi intende addentrarsi negli esports per la prima volta, ai processi per ottenere status fiscali per i professionisti del settore, ma anche visti per i viaggi all’estero. E poi un regolamento sulla distribuzione dei premi in denaro per i giocatori, risorse per l’istruzione e linee guida più strutturate per gli organizzatori di tornei. Tutte questioni che, una volta chiarite a livello istituzionale, aiuteranno la crescita degli esports all’interno del paese e porteranno, allora sì, gli esports, ad essere riconosciuti come attività.
“Le nuove società di streaming, gli organizzatori di tornei esports e gli stessi giocatori trarranno vantaggio dal nuovo status”, assicurano da NZESF, che si augura, d’ora innanzi, una maggior apertura nei confronti del videogioco competitivo e, nel contempo, di veder dissolversi via via quegli atteggiamenti conservatori che spesso hanno caratterizzato il dibattito anche in Nuova Zelanda.
“Ora ci sentiamo in grado di aiutare a regolare il quadro normativo degli esports – ha aggiunto Lenihan – per garantire un gioco equo per tutti, finanziare la crescita del settore e fornire istruzione su cosa sia esport e su come i neozelandesi possono essere coinvolti. Tra i nostri obiettivi per il prossimo futuro c’è il proseguimenti dell’azione di supporto degli esports a livello nazionale, la promozione di organizzazioni volontarie che aiutino a sviluppare opportunità di lavoro in parallelo alla crescita del settore. Comunità di zona, Consigli e scuole potranno richiedere una formazione specifica nel settore, mentre le organizzazioni già esistenti potranno crescere in professionalità per arrivare a competere anche a livello internazionale”.
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