Alberto Naska ha iniziato sui simulatori e ne va fiero. Ci sono piloti che si vantano di essere cresciuti sui Kart, dimenticandosi di menzionare le centinaia di migliaia di euro che mamma e papà hanno dovuto tirare fuori, ma non Naska per cui “il motorsport è nel mio dna, ma sono cresciuto in una famiglia che viveva sotto la soglia della povertà”. Siamo a Merbag, uno dei concessionari Mercedes più grandi d’Italia, per la presentazione delle auto su cui correrà nel 2022. C’è un mostro americano con un V8 da 5 litri per correre nel circuito europeo Nascar, una AMG GT con un alettone infinito e una Legend Car (forse la sua preferita), la mini hot rod da pista in cui correrà tutto il campionato italiano di categoria. Alberto (31 anni) è un pilota che è arrivato a correre grazie al suo impegno e al suo talento di content creator, in pochi anni ha messo insieme più di un milione di follower tra le sue piattaforme. Dopo aver visto per la prima volta le sue vetture e avermi presentato il suo compagno di quadra, Max Lanza (con cui gareggerà in Euronascar) mi ha raccontato la sua storia fatta di eSport e passione.
“La mia storia inizia quando realizzo di avere un grande sogno, quello di fare il pilota. É un sogno che non mi è stato tramandato da nessuno, purtroppo, e dico purtroppo perché i motori sono uno sport in cui diventi un vero professionista solo se hai tantissimi soldi o se hai qualcuno che ti inizia a quel mondo. Non è come il calcio che anche dalla squadra del quartiere, se sei fortissimo, puoi arrivare in Serie A. Quando ho realizzato che questa passione incredibile era nel mio dna, ma ero nato in una famiglia che viveva sotto la soglia di povertà, mi sono detto che avrei dovuto iniziare a lavorare sodo per riuscire ad arrivare dove volevo”.
Come ti sei avvicinato al mondo dei motori?
“A 16 anni mi sono detto: voglio fare questo nella vita, come ci arrivo? Ho iniziato con i simulatori di guida, quando gli eSport ancora non erano eSport. Vincendo un campionato mi sono aggiudicato un test in pista, sono andato bene ma quando mi hanno chiesto quanti soldi avevo gli ho risposto che avevo 100 euro in banca e mi ci hanno mandato (ride). Da li mi sono detto ‘vado a prendermi una laurea che mi faccia diventare ricco da grande e mi faccia partecipare alle gare’. Per questo mi sono iscritto a ingegneria informatica perché è la facoltà che ti offre più possibilità. Nel frattempo montavo nel mio tempo libero i video delle gare sui simulatori che continuavo a fare. Tutto questo si è mescolato insieme nel 2012 quando ho fatto un talent show della Abarth per aspiranti piloti. Per partecipare dovevi farti un video per presentarti e grazie alla mia esperienza sui simulatori sono andato subito forte sulla macchina vera. L’ho vinto e mi sono portato a casa una macchina stradale e una stagione da pilota. Poi però mi sono ritrovato daccapo. Dopo la triennale ho mollato l’università, ho venduto la macchina che tanto non potevo mantenere, e con i soldi mi sono comprato delle telecamere per fare video in pista e farci dei soldi”.
É iniziata così la tua carriera di Youtuber?
“Non esattamente. Per i primi 5 anni i video li facevo e li vendevo ma io non guidavo, non correvo. La svolta è arrivata quando la telecamera l’ho girata di 180 gradi e invece di riprendere gli altri ho ripreso me stesso. Lì ho visto che se parlavo davanti a una telecamera funzionava perché i video facevano centinaia di migliaia di view. A quel punto ho capito che poteva diventare un lavoro, così ho cercato delle persone che mi aiutassero a livello marketing (la Heroes Valley) e ora ho gli sponsor per correre. In tutto questo gli eSport sono stati fondamentali perché il simulatore di guida è stato, senza dubbio, il mio punto di ingresso in questo mondo. Ho iniziato a correre nel 2006 quando stavano nascendo i primi centri di simulazione per allenare i piloti. Non avevo neanche la patente. Ho vinto il campionato e quando sono andato a provare la macchina da corsa vera, con 6 guide su una Fiat Panda alle spalle, giravo 2 secondi più lento dei professionisti che erano lì a fare i test. Imparare a guidare sul simulatore ti fa imparare a sentire la macchina e questo vale sempre, qualunque cosa guidi”.
Gli eSport sono il modo più democratico per arrivare in pista?
“La barriera economica d’ingresso è praticamente inesistente rispetto al motorsport reale. Basta un volante nemmeno troppo prestigioso, una pedaliera e il gioco. Non serve altro. Il giocatore con il rating più alto al mondo di iRacing ha giocato fino a poco tempo fa con un volantino della Logitech da 200 euro, ed è arrivato a essere il numero uno al mondo. Il motorsport vero è democratico allo 0,1%, gli eSports lo sono al 90%. Li vengono fuori la bravura e il talento, l’unica cosa che manca è il fatto che, inevitabilmente, vince chi ha 8 ore al giorno per allenarsi. Nella realtà non puoi fare tanti test perché costano e le regole spesso li vietano. Un pilota vero è quello che riesce in un attimo ad andar forte con la macchina, a capire le condizioni e a imparare come si comporta la pista quel giorno. Io mi diverto ancora tanto sui simulatori, ho un canale di gaming in cui corro su iRacing. É una piattaforma incredibile a livello strutturale, e il sistema di ranking è meraviglioso, ma purtroppo non riescono a fare una fisica delle gomme realistica, è come correre con delle gomme di legno. A livello di fisica forse Assetto Corsa riesce a fare un po’ meglio. Sul mio canale di gaming porterò sicuramente gli allenamenti per le gare di quest’anno perché correrò su macchine importanti che hanno un equivalente digitale. Già con la Nascar mi sono allenato sul simulatore prima di andare al circuito di Vellelunga, i risultati si sono visti e si vedranno. Questo è uno step fondamentale. Purtroppo non riesco a streammare tutti i giorni quindi Twitch non è la mia piattaforma prediletta però su Youtube porterò tanti contenuti legati agli eSport, anche gare e tornei ufficiali.