Tra gli ingressi più recenti nel mondo dell’esports ha fatto capolino anche la Lamborghini, oggi guidata dal suo amministratore delegato Stefano Domenicali, vecchia conoscenza del mondo della Formula1 e della Ferrari. La casa di Sant’Agata Bolognese ha recepito il messaggio lanciato nei mesi di lockdown europeo comprendendo tutte le potenzialità dell’esports e della sua sottocategoria vicina, anzi vicinissima, al mondo dei motori: il simracing. L’ingresso della Lamborghini è avvenuto in modo diretto con l’organizzazione e gestione dell’evento competitivo The Real Race il quale, concludendosi il 24 settembre, permetterà ai vincitori di trascorrere poi tre giorni sulla pista reale. Dopo le cinque qualifiche sono rimasti in 12 i finalisti che si affronteranno nell’atto conclusivo, tra cui tre italiani: Fulvio Barozzini, qualificatosi a SPA, Giovanni De Salvo, Suzuka, e infine Gianfranco Giglioli, Laguna Seca, fiore all’occhiello della scuderia simracing del Team QLASH.
Tra i 12 finalisti anche Arthur Kammerer, qualificatosi al Nurburgring, e veterano della scena competitiva del simracing, oggi simdriver per i G2 Esports, organizzazione europea che vanta successi su decine di titoli. Abbiamo avuto l’opportunità di scambiare due chiacchiere con Arthur, partendo dal suo primo approccio al mondo delle simulazioni automobilistiche fino alla Lamborghini Real Race, passando per l’emergenza Covid-19 e come la pandemia ha spostato gli equilibri.
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Allora Arthur: dieci anni nel simracing sono veramente un sacco di tempo! Quali sono i tuoi primi ricordi di videogiocatore?
I miei primi ricordi affiorano con Flat Out 2. Era un Arcade Racer pubblicato nel 2006 che permetteva di utilizzare macchine di serie e crash derby, ovvero le competizioni di autoscontro (con auto vere). Avevo iniziato giocando con la tastiera prima di cambiare videogioco e passare a Life for Speed, il mio primo vero titolo di simulazione. Potevo guidare la Formula BMW nel circuito fantasioso di Blackwood.
Come e quanto si è evoluto il simracing in questi 10 anni?
Vorrei partire con un esempio: Life for Speed è stato un ottimo simulatore che mi ha insegnato le basi per ottenere a 18 anni la mia patente reale, dimostrando quindi quanto già tempo fa la distanza tra reale e virtuale non era poi così tanta. Giochi come Assetto Corsa Competizione si sono spinti ormai molto oltre, soprattutto in termini di tempo metereologico ed effetti grafici. “Guidare” è diventato molto più divertente, la competizione più difficile e il livello medio dei simdriver è salito tantissimo.
Come ti ha cambiato la vita il simracing in questi 10 anni?
Per me in realtà è sempre stato un hobby fino alla vittoria della SRO Charity Race di Monza nel 2020 su Assetto Corsa Competizione. Grazie a quel risultato ho avuto l’opportunità di diventare un giocatore ufficiale dei G2 Esports per la SRO Esports GT Series. Tuttora in media gioco circa un’ora al giorno, dedicando più tempo durante il weekend. In ogni caso cerco di conciliare il tempo che dedico al simracing con quello da utilizzare per gli studi. Motivo per cui nelle ultime tre settimane mi sono allenato appena cinque ore.
Pensi che la distanza tra la corsa reale e il simracing stia scomparendo?
Sì, il simracing si sta sovrapponendo sempre più alle corse reali: sono chiaramente due mondi in collisione inclusiva, non esplosiva. Con le simulazioni sempre più dettagliate e le diffuse opportunità di mostrare il proprio valore in un’auto reale abbiamo visto diversi casi di simdriver passati alle gare automobilistiche: un esempio su tutti è James Baldwin, ex-simdriver oggi pilota GT3.
A volte succede anche il contrario come abbiamo visto settimana scorsa con Kenneth Timmy Hansen, vincitore della World Rallycross Championship sia nel campionato reale 2019 che in quello esports 2020. Il che fa supporre che ci siano punti d’incontro sulle qualità richieste per affrontare due tipologie di eventi apparentemente differenti. È davvero così?
Sta diventando abbastanza chiaro che lo skill set, ovvero l’insieme delle abilità, richieste sia simile per l’uno e per l’altro, incluso l’essere il tuo primo ingegnere di pista. Molto spesso i simdriver sono più veloci dei piloti tradizionali e lo stesso dovrebbe avvenire, a parti invertite, quanto si tratta di entrare in una macchina reale. L’unica vera differenza è la mancanza di allenamento dei simdriver allo sforzo fisico, indispensabile per pensare di portare a termine una gara reale. Poi ovviamente c’è anche un discorso di talento: ho visto tanti dei miei amici provare a guidare il mio simulatore e constatare facilmente chi ha un buon e immediato feeling con il comportamento della macchina e chi no.
Durante il lockdown abbiamo visto, soprattutto in Italia, tanti contenuti sul simracing portati sulle TV tradizionali a causa dell’assenza delle gare di Formula1 e MotoGP, come tutte le altre, d’altronde. Un esempio è anche la Lamborghini Real Race, di cui sei finalista: soddisfatto?
La fortuna è che il simracing nasconde opportunità ovunque: alcune ben organizzate, altre stanno ancora sperimentando i vari format. La Lamborghini Real Race ne è un esempio e devo ammettere che è stata gestita e organizzata nel migliore dei modi. Oltretutto si tratta dei miei costruttori preferiti.
Quali sono le tue aspettative per la finale? Chi vedi come il rivale più pericoloso?
Innanzi tutto spero sarà un grande evento con i simdriver più veloci al mondo. Mi auguro di trascorrere delle giornate impegnative ma anche esaltanti insieme a così tante persone che condividono il mio stesso interesse. Per quanto riguarda la gara la rivalità è garantita: sono sicuro che avremo una competizione decisa ma pulita. Sarà inoltre il mio primo evento dal vivo, motivo per cui cercherò di carpire qualche segreto dal mio compagno di squadre Nils Naujoks. Abbiamo entrambi buone sensazioni: solitamente in gara stiamo sempre molto vicini e comandiamo sul circuito quando abbiamo un buon feeling con la macchina. Ma ammetto che, una volta fuori dal simulatore, non vedo l’ora di diventare amico con chiunque all’evento.
Ultima domanda, una curiosità sulla tua vita privata. Sul tuo profilo Twitter ti presenti come “Material Scientis”: è riferito agli studi menzionati prima? E quali sono i tuoi progetti per il futuro?
In questo momento sono nei mesi finali della mia laurea universitaria. Sto studiando Scienze dei materiali e Ingegneria. Sto anche lavorando sul mio Master in un’azienda vicino Gießen, in Germania, con tema la produzione di lamiere con fibra di carbonio rinforzata. A causa del Covid-19 probabilmente terminerò i prossimi mesi con una laurea ma senza un lavoro. Nell’attesa ho intenzione di continuare a competere nel simracing, un mondo che mi appassiona in prima persona.
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