Avowed è l’ultima grande opera ruolistica di Obsidian, i maestri del genere dietro Fallout New Vegas e The Outer Worlds. É ambientato nell’universo dei due Pillars of Eternity usciti negli scorsi anni ma per goderselo non serve conoscerli anche se dei legami ci sono e hanno una certa rilevanza.
Il suo punto forte è, senza girarci attorno, la sua somiglianza a Skyrim con tutta una serie di comodità contemporanee come la possibilità di imbracciare qualsiasi arma e di non essere limitato dalla propria classe perché questo sistema è praticamente assente dal gioco. All’inizio si sceglie un background, si regola qualche statistica e si viene lanciati su un continente sull’orlo di una crisi profonda.
La trama è coinvolgente nonostante le premesse leggermente vaghe dettate dal fatto che il protagonista deve essere una tela bianca. Analizza temi importanti come il rapporto con il divino, la responsabilità di chi ha il potere e lo stigma della società nei confronti di chi è diverso. Chi gioca, infatti, è un essere che ha un legame strettissimo con le divinità di questo universo e con la piaga che sta affliggendo il continente che fa da campo di gioco.
Come dimensioni, Avowed si presenta della stessa grandezza di Outer Worlds e ha una durata che si aggira sulle 50 ore per i più attenti agli obiettivi secondari. A fargli meritare il vostro tempo è il suo approccio vecchio stile al genere ruolistico: dalle scelte al combattimento, dalla progressione all’interpretazione, questo gioco ricorda Skyrim in tantissimi aspetti e garantisce divertimento e relativa freschezza per chi è alla ricerca di quell’esperienza.
Chi è alla ricerca di un titolo che sfida le premesse e i canoni del genere dei giochi di ruolo non lo troverà in Avowed perché realizzarlo non era l’obiettivo degli sviluppatori. Obsidian si è concentrata sul creare un’esperienza insieme nostalgica e contemporanea così da soddisfare una precisa fetta di pubblico e, al contempo, arrivare sul game pass in forma abbastanza smagliante da attirare ill videogiocatore occasionale. Abbiamo apprezzato, infine, il sistema snello e agile di gestione dei companion così come il fatto che i nemici non hanno forza proporzionale al livello del giocatore: volete farmare per essere invincibili? Il gioco non vi metterà i bastoni fra le ruote.
I suoi colori sgargianti e saturi, il suo combattimento a due mani (prendete due mazze e sfogatevi, non ve ne pentirete) e i suoi dialoghi ben scritti e relativamente rapidi si prestano bene a un’esperienza da vivere alla leggera, consapevoli sempre che è possibile un approccio più autentico e interpretativo.
Abbiamo molto apprezzato la gestione della difficoltà nei suoi vari livelli e l’assenza di un New Game+, l’avventura finisce in modo coerente, per passare più tempo nel mondo di Avowed dovrete ricominciare il gioco e, a seconda di quanto avete approfondito le attività secondarie, potreste vivere un’esperienza piuttosto diversa. La ciliegina sulla torta è l’assenza di un open world in favore delle open zone, più piccole e più dense.
Se amate i giochi di ruolo amerete Avowed perché il suo grande ispiratore è Skyrim e la sua esperienza complessiva è meritevole di questa comparazione. Se la ruolistica vecchio stile non vi piace, quelle di Avowed non sono le terre che fanno per voi, ma se siete abbonati al Game Pass ci raccomandiamo comunque di dargli una possibilità perché impugnare due bacchette magiche (ed esploderci i nemici) è comunque molto divertente.