I rumors sono iniziati qualche settimana fa. Poi è arrivata la comunicazione ufficiale della Lega (a dire il vero solo con sintetici tweet): la Serie B (anzi Serie BKT, dal nome del nuovo sponsor) sbarca negli esports. Ha cominciato a parlarne qualche player ben informato (poche info, giusto per dire che la Serie B sarà accompagnata dalla Serie A), e da lì sono partiti i sogni, le soffiate, le voci di corridoio. E ovviamente qualcuna l’abbiamo raccolta anche noi. Una domanda sorge spontanea: quanto sono coinvolte le squadre in questo progetto?
Partiamo dagli esordi. A un certo punto il campionato virtuale pareva destinato a sdoppiarsi, uno sul nuovo titolo Ea Sports, Fifa 2020 e l’altro sul concorrente della Konami, che proprio quest’anno ha ridisegnato con decisione i connotati del suo gioco di punta, ripresentandolo con un nome da esports: eFootball PES 2020. Poi il gioco nipponico è sembrato acquistare sempre più terreno e ora pare proprio che la prima Serie B italiana virtuale sarà targata Konami, come riporta anche un recente articolo pubblicato da un famoso quotidiano sportivo.
Ecco, ma quanto e come saranno coinvolte le 20 squadre di calcio iscritte al campionato di Serie B 2019/2020? Da quel che oggi sappiamo di fatto il coinvolgimento delle società sarà quasi nullo. A parte chi ha già avviato qualche progetto negli esports (Empoli, Perugia, e forse le neopromosse Pordenone, Virtus Entella e Juve Stabia, che hanno avuto una fugace esperienza sul finire della stagione) pare che pochi abbiano tempo, voglia e (soprattutto) soldi da investire in un progetto che ancora nessuno ha spiegato bene. E tutte le altre? Che interesse potrebbero avere negli esport squadre come il Chievo Verona, il Pisa, il Frosinone, il Venezia, il Livorno, il Benevento o il Trapani? Scordiamoci, almeno per ora, che il tifo campanilistico venga digitalizzato.
Pare insomma che si vada verso un campionato virtuale simile a quello spagnolo, con le squadre chiamate a fornire solo qualche materiale (qualche casacca, qualche stendardo, di fatto i colori sociali e il nome). E’ possibile anche un coinvolgimento più attivo, stando a quanto ci ha comunicato qualche squadra che abbiamo contattato, ma tutto rimane su base volontaria.
Messa così, senza una spiegazione chiara del progetto, senza dare il tempo alle squadre di costruirsi una struttura (magari anche solo contattando qualche player), senza un obbligo contrattuale che le incentivi, la eSerie B al momento non sembra promettere molto. Il rovescio della medaglia vede un accordo con un publisher (Konami) che ha dimostrato gran voglia di rilanciarsi, anche in chiave competitiva. Ora attendiamo di capire quale delle due preverrà, tra l’italica capacità di improvvisazione e l’attenzione al dettaglio nipponica.