Se avessimo voluto giocare a Warzone, avremmo aperto Warzone
Fa male dirlo ma la campagna di Modern Warfare 3 è riuscita a deluderci sotto quasi ogni aspetto, fatta eccezione per quello tecnico che risulta (visto il budget) ineccepibile. Una narrativa povera, poco originale e che tradisce completamente lo spirito del gioco ci ha stupito nel modo più negativo possibile, riconfermando la necessità di un ripensamento radicale della saga ora che l’acquisizione da parte di Microsoft è stata completata.
Non lo diciamo quasi mai ma se amate Call of Duty non giocate alla campagna di Modern Warfare 3 perché, soprattutto se siete nostalgici del vero Modern Warfare e del suo sequel, è una pallida e poco originale imitazione di ciò che ha reso grande il titolo nel passato. Il colpevole principale sono le cosiddette ‘open combat mission’ una sorta di mix tra quelle che dovrebbero essere le avventure lineari adrenaliniche tipiche della saga e l’approccio open world del Battle Royale.
Queste missioni sono noiose e, soprattuto, rallentano a dismisura il flusso di gioco senza aggiungere niente. Se avessimo voluto giocare a Warzone o a DMZ, con le casse da aprire e gli obiettivi sparsi per la mappa, avremmo aperto Warzone o DMZ. La campagna di Call of Duty è dove vogliamo ritrovare quella magia che ci ha fatto innamorare del franchise mentre strisciavamo per Prypiat completamente mimetizzati o mentre restavamo inermi di fronte alla brutalità di Niente Russo.
Le missioni open combat, poi, hanno come ambientazione alcune sezioni riciclate di Verdansk, la prima mappa di Warzone, ad aggiungere la beffa al danno. Il Battle Royale di CoD è amato da milioni di giocatori e noi lo giochiamo di continuo perché è divertente e così da potervi portare le migliori guide sulla piazza. Dalla campagna ci aspettiamo un’esperienza cinematografica in prima persona con momenti tesi, momenti cafoni, momenti epici e un’insaziabile bisogno di continuare a giocare, cosa che Modern Warfare 3 non riesce a produrre.
Questa campagna, poi, cerca di ricreare i momenti migliori della saga ma lo fa goffamente, in modo non originale, senza dire niente e senza aggiungere nulla a quello che è stato fatto in passato. C’è una missione con il cecchino che sa di già visto, e una nuova versione di Niente Russo (uno dei livelli più controversi e impattanti della storia dei videogiochi) che va ben poco oltre la citazione. É un dolore da vedere e da giocare perché dimostra ancora una volta che c’è bisogno di fare dei passi avanti che richiedono più di due anni di sviluppo, più tempo passato a pensare a come portare avanti il franchise e più sforzo per inventare qualcosa di nuovo.
Un’altro aspetto che ci ha lasciato davvero atterriti è che praticamente tutta la narrativa è affidata a delle cutscene, meravigliosamente renderizzate, ma che lasciano il giocatore a girarsi i pollici con il controller sul tavolo e non tra le mani. Chi si ricorda dell’elicottero di MW 1 che scappa da un’esplosione nucleare sa bene cosa significa quando un gioco ti mette nei panni di un soldato al fronte, dall’inizio alla fine. La campagna di Modern Warfare 3 non riesce a coinvolgere, non riesce a emozionare e non rende un buon servizio ai giochi che sono venuti prima di lei.
Vista la qualità tecnica di questo gioco, abbiamo la quasi certezza che il multigiocatore, dove la maggior parte dei giocatori passerà la maggior parte del tempo, sarà ben fatto e appena i server saranno aperti ci lanceremo a testarlo. É un vero peccato, però, che sull’altare del Battle Royale sia stata sacrificata una di quelle cose che hanno reco Call of Duty un franchise così amato da così tanti: la campagna.