Call of Duty: stella NBA senza voce, colpa del gioco

Fenomeno sul parquet, ma non su Call of Duty. Il motivo? I giocatori che incontra di partita in partita che gli rendono la vita difficile.

Nel gennaio 2024, Activision ha finalmente spiegato come funziona il matchmaking basato sulle abilità in Call of Duty. In un blog, l’azienda ha confermato che fattori come uccisioni, morti, vittorie e sconfitte determinano in quale lobby viene collocato un giocatore. Questo sistema è attivo sin da Call of Duty 4, uscito nel 2007.

Nessun passo indietro per Call of Duty

Durante la fase di test di MW3, Activision ha cercato di trovare un equilibrio migliore. Secondo l’azienda, “i giocatori con un divario di abilità più ampio erano più propensi ad abbandonare le partite in corso e non tornavano a giocare con la stessa frequenza rispetto ai giocatori con matchmaking invariato”. Nonostante le critiche, non ci sono piani per rimuovere il sistema. Activision afferma di voler evitare che i giocatori si trovino “costantemente dalla parte sbagliata di partite a senso unico”. Tuttavia, i giocatori più abili sostengono che il matchmaking li penalizza ingiustamente, obbligandoli ad affrontare avversari sempre più difficili man mano che migliorano le loro prestazioni.

Il caso di Donovan Mitchell

Tra i detrattori, c’è anche Donovan Mitchell, superstar NBA dei Cleveland Cavaliers, che sta cercando di migliorare le sue abilità in Black Ops 6. Tuttavia, il sistema sta rendendo l’esperienza frustrante. Durante una conferenza stampa del 19 dicembre, Mitchell ha risposto a una domanda sulla sua voce roca: “Ho giocato a Call of Duty con questi ragazzi, urlando contro di loro e cose del genere. Ecco perché ho perso la voce.” Mitchell sta vivendo una stagione di successo sul parquet, con una media di oltre 23 punti a partita e guidando i Cavaliers a un impressionante record di 23-4, il migliore della Eastern Conference. Ma lo stesso non si può dire della sua esperienza su BO6. “È dura. Cerco davvero di migliorare, il che mi fa arrabbiare ancora di più. Sono ancora pessimo,” ha confessato Mitchell. “Ho persino contattato Call of Duty, dicendo: ‘Ehi, mettetemi nelle lobby più scarse, è lì che dovrei stare’. Vedremo cosa succede.

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