Call of Duty Vanguard, multiplayer perfetto e poco altro. La recensione

Il multiplayer è la parte migliore del nuovo Call of Duty Vanguard perché si basa sull’architettura meravigliosamente realizzata da Infinity Ward per il Modern Warfare del 2019, piuttosto che sulla tecnologia che alimenta Black Ops Cold War. Ci si muove e spara più come in Modern Warfare e Warzone, il che è una buona cosa per l’imminente osmosi con il battle royale onnicomprensivo.

Le meccaniche di Modern Warfare e Warzone, come la personalizzazione degli accessori delle armi, il doppio sprint e l’irruzione delle porte sono ora in Vanguard ma ci sono anche alcune novità. C’è un’ombra di distruggibilità nel multiplayer quindi dovremo dire addio ai tavoli e alle sedie più resistenti di un Panzer Tiger (spiace anche a me).

Le cose migliori del gioco, di gran lunga, sono il gunplay e il combat pacing. Vanguard è fantastico nelle sue interazioni di base: tranne che per qualche inciampo durante la campagna, il gioco resta inchiodato sui 60 fotogrammi al secondo. É veloce, frenetico, letale, non quanto Modern Warfare, e il movimento è più fluido e naturale che mai. Quella sensazione di azione infinita tipica di Call of Duty, da da cui è così difficile sfuggire, è al suo meglio in Vanguard.

Il Combat Pacing, in poche parole, vi permette di definire il numero di giocatori in una partita. La modalità Tattica aumenta il tempo di ingaggio e ha lo scopo di creare una sensazione di combattimento intimo e intenso, è l’ideale per il classico 6v6. Assalto mira a un tempo di ingaggio medio, con combattimenti ad alta tensione per più giocatori su mappe abbastanza grandi da ospitarli. Blitz punta all’adrenalina pura e al caos con un sacco di giocatori stipati nelle mappe. La cosa bella di questo sistema è che rende più facile la personalizzazione dell’esperienza per tutti creando un multiplayer davvero accessibile.

Gli Zombie al lancio hanno una nuova esperienza chiamata Der Anfang: un nuovo modo di giocare composto da un’area hub ambientata nelle strade disseminate di cadaveri di Stalingrado. Lì, è possibile spendere risorse per aumentare di livello le tue armi e le tue abilità tra i round. Da quest’area ci sono dei portali con cui raggiungere delle mini quest/obiettivi che, una volta completati, ti riportano a Stalingrado. Man mano che completi questi obiettivi, che sono ambientati a Merville, Parigi e Shi No Numa, guadagni crediti e sblocchi nuve aree dell’hub.

Ma con solo tre obiettivi diversi e solo tre tipi di nemici (zombi normale, esplosivo e uno zombi pesante con una mitragliatrice) dopo un po’ diventa molto ripetitiva. E questo si collega al grosso problema degli Zombie di Vanguard: sfortunatamente non c’è una quest principale o una modalità Zombie classica a round al momento del lancio. C’è quest’area hub, tre obiettivi da giocare all’infinito e basta. Activision promette che ne arriveranno altri, ma la prossima missione principale nell’attuale trama degli Zombie non arriverà fino alla fine della prima stagione, il che è un peccato.

La campagna di Vanguard ha alcune delle cinematiche più belle che abbia mai visto in un titolo della serie ma purtroppo soffre di molta ripetitività e poca originalità. Il titolo terrà vivo e fresco il franchise per un anno ma mi aspettavo un pochino di più francamente. Chissà che con la prima stagione di contenuti e l’integrazione con Warzone non sia in arrivo una svolta in grado di far lasciare un segno al gioco.

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