Palworld è l’esempio perfetto del prodotto giusto al momento giusto ma non senza polemiche.
Clone, Pokémon con le armi, Zelda brutto, capolavoro e persino atto d’amore verso il mondo dei videogiochi: questi sono solo alcuni degli epiteti con cui è stato definito Palworld, il videogioco al centro dell’attenzione di tutto il mondo videoludico nelle ultime settimane. Per capire il perché si parla così tanto di Palworld basta guardare ai suoi numeri che, quando ci starete leggendo, saranno già cresciuti: otto milioni di copie vendute in meno di una settimana con un picco di oltre due milioni di giocatori simultanei su Steam, senza contare il fatto che il gioco è incluso nel Game Pass, quindi chi sa quante altre decine o centinaia di migliaia di persone vanno aggiunte a questi numeri.
Palworld è un survival crafting game come già diversi protagonisti di questa rubrica, Valheim e Rust per esempio, ma il suo selling point è che prende alcune meccaniche del popolarissimo Pokémon, se ne appropria e decide di farci qualcosa di diverso. Appena si comincia a giocare a Palworld, come in ogni survival, bisogna prendere a pugni gli alberi e le pietre per ottenere i materiali necessari a costruire la propria base, a sopravvivere e a realizzare le Pal Spheres, delle sfere con cui catturare le creature che si aggirano per il mondo di gioco, i Pal. Prima di poterli catturare, però, questi vanno indeboliti a furia di cazzotti, picconate e altre armi improprie ma occhio a non fargli troppo male o li ucciderete.
Sì, in questo gioco le creature da catturare e collezionare muoiono se vengono colpite troppo a lungo, ma quando lo fanno lasciano cadere a terre delle risorse importanti come la lana o la carne. Una volta catturati abbastanza Pal, poi, potrete metterli al lavoro nella vostra base per estrarre risorse, fabbricare utensili e le munizioni per le vostre armi. Raggiunto un certo livello, infatti, sbloccherete non solo pistole, fucili e lanciarazzi ma armamenti che i vostri Pal possono imbracciare, come Minigun, AK 47, sistemi missilistici per dinosauri e tutta una serie di altri strumenti di morte.
L’internet ha ribattezzato Palworld “Pokémon con le pistole” perché tutti sono armati, uomini e Pal, e ci si scontra a colpi di proiettili, attacchi psichici, volpi lanciafiamme e altre combinazioni decisamente non adatte a un pubblico di giovanissimi. Nel gioco dovrete catturare Pal e sfidare tre boss molto agguerriti per raggiungere la supremazia industriale e animale in questo mondo sorprendentemente crudele. I Pal, infatti, non solo possono essere catturati ma possono essere macellati (sì anche quelli che avete catturato) e messi in catena di montaggio per turni massacranti, il tutto nel nome della massimizzazione delle risorse. É persino possibile caricare uno dei nostri Pal come proiettile di un lanciarazzi sacrificandolo nel nome di una montagna di danni, a voi la scelta.
Questo gioco, dobbiamo ammetterlo, ha dei picchi di violenza che non sono per tutti ma i numeri dei suoi utenti parlano da soli. Che sia per odio verso i Pokémon, inaccessibilità della proprietà intellettuale per via dell’esclusiva Switch o per disperazione nei confronti di Game Freak che non riesce a rilasciare un videogioco con un gameplay decente, la domanda per un gioco simile ai Pokémon che sia molte più libertà ai suoi giocatori c’è. Ma quanto simile a Pokémon è troppo simile a Pokémon?
Nintendo ha già detto che il suo team di esperti è al lavoro per capire se delle violazioni di copyright sono state fatte, perché gli utenti sono stati molto rapidi nel cogliere le similitudini tra molti Pal e alcuni dei Pokémon più famosi. Mettete uno di fianco all’altro Grizzbolt ed Electabuzz, Lamball e Wooloo, Celaray e Mantine, Anubis e Lucario, Jetragon e Latios, Verdash e Cinderace, Tanzee e Pansage, Boltmane e Luxray o Dinossom e Meganium e capirete di cosa parliamo.
Più che sulle note legali, però, la community ha immediatamente messo un’altra questione al centro del dibattito: davvero c’era così fame di un prodotto come questo, che non ha quasi nulla di originale? Il fatto che, sotto sotto, quasi tutti i fan dei Pokémon durante una battaglia difficile gridino “Muori! Muori!” al loro avversario ha davvero creato il bisogno di un gioco come Palworld? Lo studio di sviluppo del gioco, poi, ha dimostrato che questo prodotto non è un caso: è in lavorazione un clone di Hollow Knight chiamato Never Grave: The Witch and The Curse, quindi il loro non è un canto di protesta ma un modus operandi per massimizzare i guadagni con un concept che molti segretamente vorrebbero (Palworld) o il ritorno in un universo da troppo tempo rimandato (Silksong).
Se dovessimo esprimere un giudizio puramente qualitativo sul gioco potremmo dire che è un’esperienza assolutamente non originale ma che risulta divertente (anche se un po’ brutale) agli amanti dei survival. Il problema è che il gioco è diventato qualcosa di ben più grande del semplice prodotto videoludico: è insieme un grido di rabbia e rancore verso una proprietà intellettuale che molti percepiscono come bistrattata dal suo sviluppatore e un segnale preoccupante di quanto la concezione odierna di proprietà intellettuale sia malleabile, almeno finché la grande N non decide di armarsi e partire.
Se avete il Game Pass provatelo, anche solo per dire di aver partecipato a questo momento memorabile della storia del gaming. Sta a voi, però, decidere se dare agli sviluppatori i 30 euro del costo del gioco (che attualmente è in offerta su Steam), consapevoli del loro modello di business, dei loro intenti e della loro filosofia di sviluppo.