Modern Warfare 3 delude su quasi tutti i fronti fatta eccezione per il multigiocatore il cui punto più alto sono le mappe dell’originale Modern Warfare 2.
A metà tra meme e teoria scientifica c’è l’ipotesi evoluzionistica secondo cui tutto tende a diventare un granchio. Ha fatto scalpore online e, in poche parole, spiega che la forma di un granchio, in termini evolutivi, è così efficace che cinque famiglie separate di animali marini ci si sono evolute e non sappiamo il perché. Allo stesso modo, in Call of Duty Modern Warfare 3, tutto tende a trasformarsi in Warzone, soprattutto esperienze che dallo stile del battle royale dovrebbero stare il più lontano possibile. Vi abbiamo già raccontato dell’incredibile delusione che ci ha dato la campagna di quest’ultimo capitolo della gallina dalle uova d’oro di Activision. In breve, quello che rendeva questa sezione di gioco memorabile erano i suoi livelli lineari, cinematografici e pieni di azione. Invece, in Modern Warfare 3 ci siamo ritrovati a dover affrontare le Open Combat Missions, dei livelli in cui siamo stati lanciati in vecchie porzioni di Verdansk (la prima mappa di Warzone) riutilizzate per portare a termine incarichi senza senso e incredibilmente noiosi.
Sfortunatamente, dopo aver passato venti ore in compagnia del comparto multigiocatore di Modern Warfare 3, siamo qui per dirvi che anche la modalità Zombie si è trasformata in un sottoprodotto della DMZ, a sua volta una variazione sul tema di Warzone. Niente più struttura a round, niente finestre da riparare, niente mappe perfettamente curate con posizioni e strategie da calcolare al millimetro; solo incarichi sparsi per una gigantesca area di gioco divisa in tre livelli di difficoltà e un timer da 45 minuti finito il quale bisogna salire sull’elicottero ed esfiltrare. Come abbiamo scritto per la campagna, se avessimo voluto giocare a DMZ, avremmo aperto DMZ. Invece, ci ritroviamo con una modalità zombie che ha abbandonato completamente la cura, la progressione e l’adrenalina crescente del passato per trasformarsi nell’ennesima variante di un prodotto valido, sì, ma che sta contaminando tutto il resto.
Fortunatamente, qualche traccia dell’identità originaria degli zombie è rimasta tra la cassa misteriosa (che fornisce armi di rarità diversa in base agli accessori inclusi) il pack a punch, le bibite che fanno da potenziamenti e, naturalmente, i non morti di tutte le forme e dimensioni che vogliono mangiarvi il cervello. Purtroppo, però, queste cose non bastano per catturare di nuovo la magia di questa modalità che ha fatto innamorare di Call of Duty un’intera generazione di videogiocatori. La DMZ di MW3, poi, è rimasta uguale a sé stessa e Warzone riceverà il suo naturale aggiornamento il prossimo dicembre con il debutto di Urzikstan, la nuova mappa con 11 punti di interesse. Se volete farvi un’idea di come sarà, vi basterà aprire la modalità zombie perché è proprio in questa mappa che si affrontano i non morti di MW3.
Dopo aver mancato completamente il bersaglio tanto con la campagna quanto con gli zombie, a Modern Warfare 3 rimaneva soltanto una modalità per redimersi, e, per certi versi, ci è riuscito. Il suo comparto multigiocatore, essendo rimasto quasi uguale a sé stesso, è in ottima forma con una grafica e un suono eccellenti, una progressione familiare e semplificata rispetto al capitolo precedente e, soprattutto, le mappe migliori nella storia di Call of Duty, quelle dell’originale Modern Warfare 2. Avere il nuovo sistema di combattimento affilato e tradizionale, che vi abbiamo raccontato nella nostra prova della beta, in alcune delle location più iconiche del franchise, ci ha fatto tornare la voglia di divertirci con Call of Duty. Cecchinare gli avversari dall’ala dell’aereo di Afghan, dalla cima del treno di Derail e da quello spot perfetto di Wasteland è stato un vero e proprio tuffo nel passato. E poi le strade di Favela e Skidrow, il casino totale di Rust e la perfezione assoluta di Highrise sono state davvero divertenti da riscoprire un’uccisione alla volta.
Una volta spremuta ogni goccia possibile di nostalgia da Modern Warfare 3, però, non ci è rimasto molto in mano. L’esperienza di gioco è andata avanti in tutti i modi sbagliati, snaturando le formule e riciclando i contenuti quando avrebbe dovuto fare l’esatto opposto: usare le formule che i fan amano (i livelli cinematografici delle campagne o la struttura a round incrementale degli zombie) e iniettare una fresca dose di nuovi contenuti al loro interno. Modern Warfare 3 è un bel viaggio nel tempo per chi ha amato il multiplayer della saga nei suoi anni d’oro ma non offre quasi nulla di tutto quello che siamo abituati ad aspettarci da un nuovo capitolo di questa saga. Vista l’aridità e la fretta con cui il gioco è uscito con tanto di voci su imponenti quantità di crunch imposte agli sviluppatori (tutto per un risultato così mediocre) non possiamo che implorare a Microsoft (nuova proprietaria di Activision) di imporre un ripensamento totale del franchise. Date a Infinity Ward il tempo di ripensare il genere degli fps come ha fatto con Call of Duty 4, e a Treyarch il modo di tornare a quel modo di fare gli zombie che ci ha tenuti su Der Riese per centinaia di ore. Il risultato sarà un nuovo capitolo generazionale capace di lasciare un segno indelebile sull’industria dei videogiochi.