Un anno difficile per tutti il 2020. Nessuno avrebbe potuto prevedere una pandemia mondiale così condizionante per le vite di tutti. Per gli esports l’annata ha presentato un volto in chiaroscuro: niente più eventi live, ma un interesse accresciuto negli utenti di tutto il mondo, chiusi in casa per mesi a causa dei vari lockdown.
Entrando nel merito dei singoli videogiochi, ci sono dati molto confortanti legati all’espansione di Counter-Strike:Global Offensive. Una spinta frenata solo dalla diffusione del nuovo concorrente Valorant, ma il multiplayer online e gli streaming hanno continuato a pompare il titolo sviluppato da Valve. Nel 2020 CS:GO ha visto svolgersi più di 1400 tornei a livello intercontinentale, per un totale di 16,8 milioni di dollari vinti complessivamente dai Team, che si sono sfidati nei diversi tornei dello sparatutto.
Sono 5 i Team che hanno beneficiato di più della montagna di dollari riversata dagli organizzatori dei tornei. I danesi MAD Lions portano a casa ben 500 mila dollari solo con la vittoria nelle “Grand Finals” del FlashPoint1, mentre il Team Virtus.Pro, ad esempio, guadagna 50 mila dollari per il successo al DreamHack Open di dicembre 2020. I Complexity Gaming non stanno a guardare: la vittoria nello “Spring 2020 European Finals” frutta agli americani un importo totale di 335 mila dollari. Flusso di dollari verso il Nord Europa, direzione Astralis: i danesi, conquistando 5 tornei e classificandosi primi alle finali della ESL Pro League Season 12:Europe e all’IEM Global Challenge mettono in tasca circa 630 mila dollari. Infine, i Natus Vincere: 626 mila dollari vinti.
Pioggia di banconote che ha ingolosito però chi degli esports rappresenta la parte peggiore: a ottobre, ad esempio, la Esports Integrity Commission aveva sospeso sette professionisti di Counter-Strike:Global Offensive perchè scommettevano illegalmente sulle partite. Un cancro non estirpato nemmeno nel 2021, visto che la nuova stagione parte con lo stop di altri 35 professionisti dello sparatutto di Valve fermati dalla Commissione. Notizia di questa settimana, relativa a indagini concernenti gli eventi ESEA in Australia: le pene prevedono da uno a cinque anni di sospensione (si va dalla scommessa su un a partita generica alle scommesse aggravate contro il proprio Team) e coinvolgono anche un paio di atleti già sospesi nel 2020. Non ci sono prove di match truccati e le investigazioni non vanno in quel senso, ma rimane una macchia sull’integrità e la professionalità di chi dovrebbe invece favorire l’ascesa e il successo del mondo competitivo e dei tornei di CS:GO in particolare.