Julia “juliano” Kiran racconta la realtà dietro i circuiti femminili di VALORANT passando per la sua decennale esperienza su CS:GO.
In un panorama esportivo giovane come quello di VALORANT, i G2 hanno sbaragliato la concorrenza assemblando un team di veterane del settore, partendo da Julia “juliano” Kiran, ex giocatrice della scena di Counter Strike: Global Offensive. Juliano ha alle sue spalle oltre dieci anni di carriera ed altrettanti titoli vinti su CS:GO, e dal 2021 ha spostato le sue mire di vittoria su VALORANT entrando a far parte del roster delle G2 Gozen.
Il team era presente a Milano per la presentazione della nuova linea di pc di Lenovo, la Legion 7i series, che fornirà alle tre volte campionesse d’Europa tecnologia all’avanguardia per migliorare le loro prestazioni. Durante l’evento Empower Your Valour abbiamo avuto l’opportunità di parlare con Juliano riguardo i cambiamenti del panorama degli esport verso i team femminili.
Nel corso della tua carriera hai notato un cambiamento nel modo in cui le organizzazioni ed il pubblico degli Esport si approcciano a team solo femminili?
“Sì la situazione è migliorata, secondo me. All’inizio c’era molto odio, non direi che ora non c’è più, perché c’è, ma mi sembra che gli organizzatori di tornei siano molto severi quando si tratta di cancellare commenti spiacevoli, si assicurano che certe parole non siano visibili o che i commenti siano stati presi in considerazione e poi cancellati. E penso che questo sia davvero un bene, e ho anche notato che il tasso di spettatori per tutti i tornei femminili è davvero cresciuto”.
Vedi un cambiamento tra la scena competitiva di CS:GO quella di VALORANT?
“Sì, mi sembra che VALORANT sia una community più supportiva”.
E pensi che ciò sia dovuto anche al fatto che Riot ha creato i VALORANT Game Changers fin dall’inizio della scena competitiva del gioco?
“Sì, sicuramente. Credo che il motivo per cui il circuito femminile è stato accettato è perché era presente fin dall’inizio. È stato fin da subito parte del gioco, e non è stato aggiunto dopo come se servisse premere per averlo”.
Se dovessi trovare la radice della ragione dell’odio e delle incomprensioni che ci sono nei confronti dei tornei femminili nella comunità esportiva, quale sarebbe?
“Penso che derivi molto dalla gelosia, perché direi che la maggior parte delle persone che commentano certe cose sono soprattutto uomini, ragazzi, o comunque li si voglia chiamare. E penso che sia dovuto principalmente al fatto che pensano che ci venga dato tutto gratuitamente, il che non è vero. Voglio dire, mi sono fatta in quattro ogni singolo anno, fin da quando ero bambina, per diventare brava. Quindi sì, credo che il fraintendimento sia nel motivo per cui abbiamo eventi come il Game Changers per la promozione delle donne nel settore. Questi eventi non sono creati per separarci da tutti e darci un passaggio gratuito verso il vertice!”
Quanto tempo deve passare prima che questo tipo di tornei diventi obsoleto e non necessario?
“Ho sempre voluto che fosse prima di quanto necessario. Ai tempi di Counter Strike abbiamo provato a formare squadre miste, ma non ha mai avuto successo e non è mai stato supportato dalle organizzazioni in modo adeguato. Quindi spero che entro 10 anni, o anche prima, la mentalità nei confronti delle donne cambi, perché è da lì che inizieremo a vedere i cambiamenti”.
Un commento di Carlos riguardo alle G2 Gozen è stato che per lui voi non siete il “team femminile di VALORANT, ma solo il nostro team di VALORANT”. Hai notato questo cambiamento di approccio tra i G2 e le tue precedente organizzazioni nel modo in cui tu come giocatrice e come persona sei stato trattata?
“Direi che il trattamento che riceviamo dalla struttura della squadra è molto diverso. Ci siamo sempre sentite ben accolte, ovunque siamo state, ma nei G2 ho notato una differenza sostanziale rispetto a ciò che avevamo prima nella struttura, gestione e tutti i benefici che otteniamo dal bootcamping, fino dall’aiuto professionale riguardo la nostra salute. Siamo trattate come se fossimo la squadra più forte ed è davvero fantastico. Non abbiamo mai avuto le risorse che G2 ci ha dato per allenarci e fare le cose come una vera squadra di professioniste. Siamo sempre state brave, da sole, dovevamo occuparci di tutto”.
Di seguito a questa affermazione, l’Head of Office dei G2, Jacobo Ramos González, ha commentato: “Loro sono una squadra di VALORANT. L’obiettivo per noi è che tra qualche anno non esista la distinzione tra maschio e femmina. C’è una squadra di VALORANT e ci sono giocatori maschi e giocatori femmine. C’è uguaglianza, e gli esports sono lo strumento migliore per ottenerla, secondo me. Non ci sono differenze fisiche, ormonali che possano giocare un ruolo negli esports.”
CSGO è uscito circa 10 anni fa ed è ancora uno degli Esport più seguiti. Pensi che VALORANT possa raggiungere quel tipo di seguito, di playerbase, di team e di livello della competitiva in 10 anni?
“Sì, dipende da come il gioco progredisce, fondamentalmente, e da come crescono e cambiano gli eventi e da come Riot pianifica tutto. Al momento, infatti, non c’è stato un evento con tanto pubblico. Quindi non sappiamo fino a che punto possa arrivare in termini di spettatori e altro, ma abbiamo visto che, soprattutto all’inizio nei primi giorni in cui il gioco è uscito, i numeri erano altissimi. E credo che cresceranno sempre di più”.
E dal punto di vista del gioco, cosa pensi che Riot dovrebbe implementare per creare una scena Esports più stabile?
“Penso che stiano facendo un buon lavoro. Penso solo che già solo il fatto di portare il pubblico agli eventi farà la differenza. I cambiamenti che vorrei vedere nel gioco sono più basati sulla mia professionalità che sul pubblico stesso“.
E un’ultima domanda: quali sono le differenze che ha riscontrato nei due titoli nella scena competitiva?
“Voglio dire, credo che sia prima di tutto il fatto che in VALORANT il circuito è ben strutturato. Abbiamo i Game Changers ed è tutto pianificato in anticipo. Sappiamo cosa succederà durante l’anno e ci organizziamo di conseguenza. Su CS non sapevamo mai come sarebbe stato il prossimo torneo e quale sarebbe stato il montepremi. L’organizzazione era molto inconsistente, mentre ora abbiamo una coerenza nelle comunicazioni e questo fa una grande differenza nella nostra preparazione”.