Il suo team veste i colori del Siviglia nel campionato di calcio virtuale spagnolo, e poi ha partecipato alle Olympic virtual series. Ora Dani Alves spiega cosa lo ha portato a investire negli esports.
“Voglio trasmettere i miei valori e lasciare la mia eredità negli esports”. Così il brasiliano Daniel Alves da Silva, meglio conosciuto come Dani Alves. Compiuti da poco i 38 anni il calciatore guarda al futuro, dopo una carriera straordinaria, tra Siviglia, Barcellona, Juventus e Paris Saint-Germain (prima di accasarsi al San Paolo, dove gioca ora). E il futuro, per Dani Alves, significa sport elettronici, o virtual sports. Da un anno, infatti, ha investito nel team esports Good Crazy, in collaborazione con una organizzazione spagnola, e dimostra di credere molto in questo progetto.
Interpellato dal Betway, nel corso dell’intervista Dani Alves spiega di aver iniziato a pensare agli esports a Barcellona, dato che diversi suoi amici, probabilmente qualcuno tra Casemiro, Douglas Costa, Paquetá e Ronaldinho Gaúcho, avevano già una squadra. Da qui l’interessamento per lo sport virtuale, il contatto con un’organizzazione spagnola che gli avrebbe dato anche la possibilità di dare il suo nome al team, opportunità rifiutata dal calciatore: “sì, avrei potuto creare la squadra con il mio nome“, ha spiegato, “ma poi ho pensato che invece volevo qualcosa di diverso, una squadra nella quale portare i miei concetti, le mie idee, e che fosse in grado di difendere i miei valori. Perché sono convinto che più che essere un professionista, devi essere prima di tutto un essere umano“.
Sempre conosciuto come un tipo schietto, anche negli esports Dani Alves sembra avere le idee chiare: “voglio lasciare un segno“, dice e spiega che “di solito dico che nella vita bisogna dare, prima di raccogliere. Penso che facendo le cose in modo intelligente, creando qualcosa di diverso, si possa dare, e poi raggiungere i propri obiettivi e quindi lasciare la propria eredità“.