Forse uno dei giochi più attesi del 2023, Dead Island è un puzzle di bellissimi pezzi in cui manca qualcosa al risultato finale.
Finalmente siamo riusciti a vivere in prima persona la campagna di Dead island 2 dopo quasi un decennio dall’annuncio. L’hype era tanto, le aspettative piuttosto alte (visto il numero di passaggi di mano che lo hanno visto rifare quasi da capo e concludere da Dambuster Studio) e dopo aver finito la campagna tre volte con tre ammazza zombie diversi siamo pronti a dirvi cosa ne pensiamo.
Dead Island 2, per prima cosa, non è uno sparatutto, è un affettatutto. Forse è una precisazione ovvia ma anche quando abbiamo sbloccato le più forti armi da fuoco, ci siamo ritrovati a utilizzare spessissimo le armi corpo a corpo. Questo è dovuto non solo al fatto che si combatte di frequente in ambienti stretti ma anche perché nel prendere a mazzate gli zombie risiede lo spirito identitario di questo videogioco. Solo colpendo i non morti a colpi di machete, ascia, tubi, chiavi inglesi, stecche da biliardo e pali per le impalcature potrete apprezzare davvero gli strati di carne, ossa e tessuti che potrete affettare e spappolare giocando. Su questo fronte il team di sviluppo ha fatto davvero un buon lavoro: ogni uccisione sembra unica nel modo in cui la vostra arma interagisce con il non morto e, una volta preso il ritmo, il combattimento è frenetico, piacevole e resta fresco pre tutta la durata del gioco.
Per questo dobbiamo ringraziare tanto il sistema di upgrade delle armi quanto quello di miglioramento e selezione delle proprie abilità. Tutti gli strumenti di morte si dividono per rarità e, tranne quelli comuni, possono essere modificati tramite i tavoli da lavoro. Questa meccanica ormai molto familiare nei videogiochi vi vedrà raccogliere risorse per poter installare dei circuiti sulla vostra Katana ed elettrizzare i nemici o aggiungere qualche fiamma ossidrica per dargli fuoco. Speravamo in un sistema a risorsa unica e invece ne abbiamo ricevuto uno con tante componenti diverse dove, purtroppo, non è stato raro ritrovarci con 5 unità in meno di uno specifico materiale dovendo rimandare un potenziamento al tavolo da lavoro successivo. Se passerete anche solo un pochino di tempo ad aprire i vari contenitori sparsi per i binari di gioco, però, vi ritroverete quasi sempre a pieno carico e in grado di potenziare i vostri strumenti di morte nonappena sbloccate un nuovo progetto. Questi ultimi si trovano esplorando o come ricompensa delle missioni primarie e secondarie che riceverete passeggiando per Hell-A, la versione zombificata di Los Angele.
Il sistema delle carte, ovvero quello che gestisce le vostre abilità, è l’altro pilastro portante della progressione. Procedendo nel gioco sbloccherete abilità attive e passive che vi daranno un notevole vantaggio in combattimento se combinate tra loro correttamente. Una delle più utili che abbiamo incontrato (e che si sblocca abbastanza presto) vi darà accesso a un colpo stordente che allontanerà gli zombie più vicini dandovi un attimo per prendere fiato e riprendere il combattimento.
Ognuno dei 6 personaggi disponibili al lancio ha due abilità passive che ne definiscono lo stile di gioco. Jacob vuole fare a pugni da vicino e sfruttare i suoi potenziamenti al danno critico, Bruno è lo specialista dello stealth e i suoi danni aumentano quando colpisce alle spalle, Ryan è un tank che si potenzia parando o schivando, Amy deve restare sempre in movimento per colpire gli zombie rimasti soli, mentre Dany è una tuttofare la cui salute si rigenera quando sconfigge in fretta i nemici. Noi vi consigliamo lei per la vostra prima giocata mentre vi raccomandiamo di evitare Carla: il suo potenziale distruttivo è altissimo ma solo quando la sua salute è bassa, meglio tenerla per la seconda o terza volta in cui affronterete questo gioco, quando avrete più familiarità con il sistema di combattimento. É importante sottolineare che non è possibile cambiare personaggio dopo aver iniziato un playthrough quindi scegliete bene o dovrete ricominciare da capo per provare un nuovo eroe.
Il ritmo di gioco è molto frenetico ed entusiasmante perché gli zombie di Dead Island 2 sono tra i più realistici e insieme pericolosi dell’universo videoludico. Vi uccideranno grazie ad attacchi di massa, vi inseguiranno e vi butteranno per terra ma fortunatamente avrete un arsenale di armi e abilità per sbudellarli. Il combattimento è eccellente in Dead Island 2 ma non basta da solo a fare un gran gioco. Dalla sua il nuovo titolo di Dambuster Studios, però, ha anche un bellissimo level design che vi porterà dalle mega ville di Bel Air alle spiagge di Santa Monica. L’interno delle case di lusso, le vie costeggiate di palme e il lungomare sabbioso sono solo alcuni degli elementi più iconici di LA che incontrerete in questo gioco. La ottima grafica è ben realizzata (anche se su Pc abbiamo visto un leggero screen tearing negli ambienti più complessi) e l’illuminazione di quelli che sembrano dei veri e propri set cinematografici è eccellente. Giocare a Dead Island 2 è come mettere un filtro rosa a un film dell’orrore: è tutto insieme bello e spaventoso.
Dove il gioco ci ha lasciato più perplessi, però, è nel quest design e nella narrativa. Gli amanti del modo di fare videogiochi della fine degli anni 2000 ameranno Dead Island 2 perché le missioni sono composte da sessioni di combattimento inframezzate all’esplorazione dei bellissimi ambienti con l’obiettivo di recuperare una chiave o un oggetto che apre la porta successiva. Visti gli incredibili passi avanti fatti nel combattimento e nel level design ci aspettavamo che la progettazione delle missioni e il loro intreccio con la narrativa fossero un po’ meglio sviluppate, invece ci siamo trovati tra le mani un’esperienza che sembra uscita direttamente dal 2009 ma con le grafiche e il combat system moderni. Ci sono legioni di videogiocatori che non vedono l’ora di un’esperienza “semplice” come quella che Dead Island 2 ha da offrire: storia leggera, combattimento perfetto ed esplorazione bellissima da vedere. A tutti voi vogliamo dire che questo gioco è esattamente quello che state aspettando da anni e non vi deluderà.
Noi però, dopo aver amato il gruppo di titoli ambientati a Banoi, ci aspettavamo un passo avanti in più, volevamo vedere missioni più coraggiose e una narrativa più intrigante. C’è tantissimo in gioco per Deep Silver e Dambuster Studios quindi capiamo il bisogno di andare sul sicuro. Dead Island, però, è pensato per essere rigiocato con i suoi molti personaggi diversi (tanto che i due DLC aggiungono proprio nuovi ammazza zombie) e rivivere una storia mediocre con quest mediocri e un combattimento stellare ci sembra un’opportunità sprecata. Nonostante questo, se quelle che abbiamo visto sono le nuove fondamenta della serie allora quella che è indubbiamente l’esperienza di combattimento zombie migliore in circolazione ha un futuro roseo di fronte a sé dove, magari, c’è spazio per qualche storia più coraggiosa con missioni più originali.