Non vi piacciono i videogiochi horror? Giocate Dead Space Remake a difficoltà facile, o addirittura storia, ma giocateci.
Siamo nell’era dei remake e ci sono giochi che potevano farne a meno (come il primo The Last of Us) e giochi che ne avevano un gran bisogno, se non altro per canalizzare l’attenzione delle nuove generazioni su dei veri e propri classici del mondo gaming.
Dead Space Remake, il protagonista della recensione di oggi, appartiene a questa seconda categoria ed è un gioiello che dovrebbe avere un posto nelle librerie di tutti i possessori di una console next gen, che sia una PS5 o una Xbox Series X|S. EA è stata presa in giro fino alla nausea per il fatto che sembra essersi dimenticata come si fanno i videogiochi single player ma, aspettando il sequel di Jedi Fallen Order, questo remake serve a ricordarci le vette raggiunte nel passato dall’editore americano.
Se non avete mai giocato a Dead Space e per voi l’horror, i jumpscare, il gore e delle animazioni di morte molto grafiche (parliamo di personaggi smembrati e spappolati) non sono un problema, allora questo gioco deve salire immediatamente in cima alla vostra lista delle prossime avventure. Se invece, come chi scrive, odiate i giochi horror con tutto il vostro cuore, siamo qui per dirvi che c’à un modo per godersi il meraviglioso game design di Dead Space limitando al minimo gli spaventi.
Poche cose mettono d’accordo la maggioranza dei videogiocatori: la bellezza di Skyrim, la storia incredibile di Bioshock e il level design magistrale di Dead Space. La USG Ishimura, una nave mineraria in grado di trasformare un intero pianeta in una cava, è considerata tra le ambientazioni meglio riuscite degli ultimi 20 anni. Se a questo aggiungiamo il gameplay affilatissimo e la narrazione intrigante, è probabile che al termine dell’avventura sentirete che il coraggio richiesto per finirla è stato ben investito.
I trucchi per non avere paura giocando a Dead Space
In primo luogo è fondamentale giocare senza cuffie, l’audio è molto immersivo ed è fatto apposta per amplificare i momenti di tensione e i combattimenti più difficili. Attivate i sottotitoli e affidatevi agli altoparlanti della televisione per poter regolare o togliere il volume quando necessario. In secondo luogo, fate il possibile per giocare di giorno o tenete una luce accesa se potete giocare solo la sera. Come potete immaginare, c’è tanto buio nello spazio e nei corridoi della Ishimura e molti ambienti diventeranno completamente oscurati quando andrà via la corrente. Spesso avrete a disposizione solo la vostra torcia quindi meglio evitare di farsi cogliere di sorpresa da un necromorfo.
Se l’esperienza dovesse rivelarsi troppo intensa, poi, raccomandiamo anche sessioni di gioco brevi. I punti di salvataggio sono molti e non sono mai a più di 9-10 minuti di distanza; si può andare avanti anche a piccoli passi. Infine, e questo è il consiglio più importante, non c’è vergogna a cominciare il gioco in modalità facile o addirittura storia. La narrativa e i mostri non morti che vogliono sbudellarvi aggiungono abbastanza tensione all’esperienza, meglio iniziarla come delle divinità che oneshottano qualsiasi cosa piuttosto che venire frustrati da una sezione difficile a causa dei molti nemici.
Chi non ha mai visto o sentito parlare di Dead Space si starà chiedendo: “Ma è davvero così bello questo gioco?” La risposta è semplicemente sì. Prendiamo il gunplay ad esempio: il nemico principale del titolo sono i necromorfi, degli zombie che al posto delle braccia hanno due giganteschi artigli. Per ucciderli non basta sparargli in testa o al corpo, bisogna rimuovere i loro arti. La Ishimura, poi, è una nave mineraria, quindi è piena di attrezzi futuristici per spaccare rocce, tagliare e affettare. Il risultato è un’arsenale di armi fatto di seghe circolari, balestre laser, lanciafiamme e raggi al plasma modificati per smembrare al meglio i vostri avversari. C’è poi un sistema di upgrade che migliora e perfino aggiunge funzionalità ai vostri strumenti di distruzione. Il gunplay, poi, è precisissimo, non ci sono quasi sbavature tecniche e ogni arma ha una sua identità sensoriale definita fatta di suoni, luci e vibrazioni.
L’altro grande pregio di Dead Space è la sua assenza di HUD, ovvero tutti quegli indicatori per la gestione delle risorse del giocatore. La vita è la barra luminosa del RIG, un impianto installato lungo la spina dorsale del protagonista, le munizioni compaiono al fianco dell’arma mentre si mira e per l’altra risorsa di gioco, la stasi – che serve a rallentare i macchinari o i nemici, ci sono delle luci apposite sulla schiena del protagonista. Tutti gli ingranaggi di Dead Space canalizzano l’attenzione del giocatore sul momento presente fatto di armi divertenti da usare, nemici che si fanno temere e uno dei migliori level design futuristici mai visti.
Protagonista del gioco insieme all’ingegnere Isaac Clarke (chiamato così in onore dei due maestri della fantascienza Isaac Asimov e Arthur C. Clarke) la USG Ishimura è la grande mappa in cui avvengono le vicende di gioco. Questa nave mineraria a un passo dalla rottamazione è al centro di un piano tra il governo e una misteriosa chiesa del futuro per prendere il controllo della forza che trasforma gli uomini in necromorfi. Arriverete come parte di un team di manutenzione dopo una segnalazione di emergenza ma capirete presto che c’è qualcosa che non va. Da lì dovrete farvi largo per le molte sezioni di questa nave (il reparto medico, il ponte di comando ecc…) per ripararla e scoprire cosa è successo davvero.
In conclusione, Dead Space Remake è un piccolo gioiello, soprattutto in 4K. É un’esperienza ben realizzata che rappresenta una delle massime espressioni di cosa può fare un videogioco in termini di immersività e creatività. Non è per tutti perché anche con gli accorgimenti che vi abbiamo raccontato qualche jumpscare resta e tutti i combattimenti sono molto grafici. Se vi sentite di mettere insieme un po’ di coraggio, però, avrete tra le mani uno sparatutto che resisterà per sempre al test del tempo, un titolo di cui pochissimi possono vantarsi.