Sono moltissime le giocatrici del mondo degli scacchi che denunciano di sentirsi intossicate da un ambiente ancora troppo maschilista, come spesso è quello degli esports.
Battutine (quando va bene) ma anche abusi, aggressioni, contatti fisici non consensuali e minacce. Sono questi i comportamenti denunciati da un centinaio di giocatrici di scacchi che hanno firmato una lettera pubblicata tramite Google Docs, sottoscrivendo anche il racconto della scacchista tedesca Annmarie Mütsch.
La denuncia arriva a pochi mesi dall’inchiesta della federazione statunitense degli scacchi, avviata in seguito al racconto della campionessa Jennifer Shahade, che nel febbraio scorso aveva riportato pubblicamente alcuni episodi che hanno visto protagonista, in negativo, il grand master Alejandro Ramirez.
In un lungo post su Twitter Shahade parlava di “indagini in corso su Alejandro Ramírez”, accusato di cattiva condotta sessuale in quanto responsabile di incidenti anche con il coinvolgimento di una minore. La stessa Shahade aveva rivelato di essere stata aggredita da Ramírez in almeno un paio di occasioni.
Si tratta, purtroppo, di una problematica molto conosciuta anche dal mondo esportivo, nel quale magari sono minori le occasioni di contatto fisico, ma non mancano episodi di intimidazioni e abusi verbali ai quali sono costrette le giocatrici online.
Come abbiamo riportato qualche mese fa l’industria degli esports dell’Arabia Saudita si è già mossa con decisione, e già si parla di tornei e festival indirizzati esclusivamente alle donne, oltre a iniziative per fornire incentivi, aumentare i livelli di partecipazione e la base dei giocatrici e dare loro la possibilità di trarre profitto dalle proprie abilità.
Esports e scacchi sono molto vicini, come abbiamo già avuto modo di sottolineare in qualche occasione, e questa problematica comune rende ancora più simili i due ambiti, dove le donne sono ancora talvolta in numero inferiore rispetto agli uomini, e dove ancora emergono comportamenti che sono retaggio di epoche che ormai dovrebbero essere lontane nel tempo.
Nel frattempo, visto come è difficile cambiare una mentalità, ben vengano, in ogni ambito, movimenti come il Me Too, che portano a galla la problematica e danno coraggio a chi subisce ingiuste situazioni professionali e personali.