Alla base di tutto ci sarebbe un bug. Un errore informatico che avrebbe consentito ad alcuni allenatori carpire informazioni riservate relative ai team avversari, utilizzandole poi per favorire la propria squadra. La furbata ha scatenato un vero e proprio scandalo facendo partire un’indagine già nella mattinata di lunedì scorso, il giorno dopo la chiusura del GamesCom di Colonia 2020. Si tratta probabilmente di uno dei periodi più cupi per il competitivo di Counter-Strike: Global Offensive.
Esl, organizzatrice del torneo, sta lavorando per individuare con precisione le persone coinvolte, un lavoro che si sta svolgendo di comune accordo con Esic, l’Esports Integrity Commission, che ha annunciato indagini almeno per i prossimi due mesi, dato che verranno esaminate tutte le gare per individuare ogni prova. Ma l’indagine potrebbe concludersi anche prima se qualcuno dei partecipanti decidesse di fare un passo avanti denunciando l’accaduto, aiutando tutta la scena competitiva di Counter-Strike a ritrovare un po’ di serenità.
As part of a recently concluded investigation into the exploitation of a spectating bug in ESL and DreamHack CS:GO tournaments, we are issuing punishments to the coaches of three teams today.
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— ESL Counter-Strike (@ESLCS) August 31, 2020
Le competizioni professionali di Counter-Strike sono attualmente seriamente accerchiate da un alone di incertezza. Mentre continuano ad analizzare i video dei match, Esl e Esic dovranno cercare anche di capire se la colpa sia tutta dei coach o anche dei giocatori: secondo alcuni infatti i giocatori non hanno colpe, dato che sarebbero stati i coach, di loro iniziativa, ad utilizzare l’exploit (la falla) che consente di recuperare informazioni; secondo altri è di fatto impossibile che i giocatori non fossero informati.
Esic ha dichiarato che dalle verifiche sino ad ora effettuate, non sembrerebbero esserci responsabilità da parte dei giocatori. Una dichiarazione che ha fatto insorgere la community, molti utenti della quale ritengono che sia difficile per chiunque chiudere le orecchie di fronte a qualcuno che stava operando illecitamente nella stessa stanza o sullo stesso VoIP. Ma come detto Esic al momento non ha emesso alcuna sentenza, e tutto può ancora succedere.