Dragon Quest III HD-2D Remake è la dimostrazione che vale la pena investire in un remake per portare un classico nella contemporaneità.
Se c’è un gioco il cui remake andava fatto con i piedi di piombo, questo è proprio Dragon Quest III. Non solo questo titolo rappresenta l’essenza dei grandi JRPG del passato, ma le sue innovazioni e stilemi hanno ispirato i creatori di capisaldi del gaming tra cui Final Fantasy e Pokémon. Senza Dragon Quest, i Mostri Tascabili o le avventure di Cloud, Erith e Tifa non sarebbero come le conosciamo e amiamo oggi.
Ora che la posta in gioco è chiara, possiamo dirvi che il lavoro fatto da Square Enix non solo rende giustizia al gioco, ma dovrebbe essere preso a modello da tutti quegli sviluppatori che vogliono portare nella contemporaneità un loro titolo classico. Questo perché il gioco preserva la sua essenza modernizzandosi e diventando così più accessibile alle nuove generazioni.
Ciò che salta di più all’occhio di questo rifacimento di Dragon Quest III è lo stile grafico che abbraccia la terza dimensione e si apre a profondità cromatiche inattese e molto rifinite. Abbiamo apprezzato molto il dialogo tra passato e presente con l’utilizzo degli sprite originali sui nuovi ambienti. L’atmosfera è quella di Octopath Travel, ma con un’attenzione ancora più maniacale verso il rapporto tra personaggio e sfondo. In quanto rappresentante di un’epoca d’oro dei JRPG, questo gioco deve trasportare chi lo sceglie in un mondo che non dimenticherà, e questo remake ci riesce egregiamente.
Poi è la volta dei combattimenti: immacolati nelle emozioni che restituiscono, modernizzati nel modo in cui lo fanno. Animazioni più fluide, sistemi più semplici da imparare e usare e persino una funzione di battaglia automatica sono solo alcuni dei modi in cui Square Enix è riuscita a portare l’opera nel presente senza snaturare i suoi aspetti più classici. Lo stile e la filosofia del combattimento mostrano la loro età se paragonati ad altre avventure a turni più nuove, ma questo non gli impedisce di essere divertenti e carismatici.
Il punto di questo gioco, che rende tutto più difficile, è che non può limitarsi ad attirare le lodi dei fan storici della saga, deve anche convincere le nuove generazioni ad approcciarsi all’esperienza. Dopo averci passato abbastanza tempo insieme è evidente che Dragon Quest III HD-2D Remake non è stimolante, frenetico o altrettanto stratificato come un kolossal contemporaneo, ma noi non siamo riusciti a metterlo giù.
Il modo in cui questo gioco rapisce l’attenzione di chi ci si avventura è attraverso un mix di storia (mai troppo complessa), azione a turni dal look classico e ambientazioni che si potrebbe passare ore ad ammirare. La coesione è il suo punto di forza: i suoi molti pezzi dialogano tra loro e funzionano. Sì, a volte i combattimenti vanno per le lunghe, sì, qualche dialogo poteva essere accorciato e sì, a volte la trama mostra i segni del tempo. Tutto questo, però, passa in secondo piano nel momento in cui si considera l’esperienza complessiva.
Giocando al remake di Dragon Quest non si ha mai la sensazione di stare solo esplorando la mappa, dialogando con gli npc, combattendo dei mostri o costruendo il proprio party. Si ha la sensazione di stare giocando di ruolo nel modo semplice, forse ingenuo, che queste avventure hanno nel dna. In poche parole: si sfugge con facilità ai pensieri della vita di tutti i giorni e ci si gode con tranquillità un’avventura fantasy in cui salveremo il mondo ancora una volta.
Se siete fan di questa iconica saga, Square Enix ha fatto un buon lavoro di modernizzazione e omaggio a quello che, di fatto, è il suo capitolo fondamentale. Se siete nati dopo il 2000 e non avete mai pensato che un gioco del 1988 potesse essere un magnete per la vostra attenzione, siamo qui per dirvi che se darete una possibilità a Dragon Quest III HD-2D Remake, non ve pentirete perché sarete catapultati in un’era di semplicità e divertimento che non avete mai incontrato.