Dai publisher che organizzano eventi in maniera autonoma, passando per la sostenibilità: i motivi che hanno portato gli organizzatori dell’E3 a spegnere i riflettori.
L’annuncio della cancellazione dell’Electronic Entertainment Expo (meglio conosciuto come E3, ndr) di Los Angeles ha mandato un’ondata di shock attraverso la comunità videoludica globale. Questo evento, che ha segnato la storia del gaming per decenni, ha suscitato domande su cosa abbia portato gli organizzatori a prendere la drastica decisione di interrompere un’esperienza tanto iconica.
Cambiamenti nell’Industria: l’E3 non è più attuale
Uno dei fattori chiave che ha contribuito alla fine dell’E3 è stato il cambiamento nei modelli di annuncio delle aziende del settore. Molte grandi compagnie, anziché aspettare l’E3, hanno iniziato a organizzare eventi digitali autonomi per presentare le loro novità. Succede con l’Ubisoft Forward, l’EA Play Live di Electronic Arts, il State of Play di Sony PlayStation e altri ancora. Questa transizione ha reso l’evento fisico meno centrale nell’ecosistema degli annunci, poiché le aziende preferiscono controllare il proprio palcoscenico senza dover condividere l’attenzione con altri.
Costi e Sostenibilità
L’organizzazione di un evento su larga scala come l’E3 comporta costi elevati, dalla logistica alla sicurezza. Con le crescenti sfide economiche e l’incertezza legata alle situazioni globali, le spese legate all’E3 potrebbero non essere più giustificabili. La cancellazione potrebbe riflettere una valutazione pratica della sostenibilità economica dell’evento. A questo aggiungiamoci anche l’espansione dei media digitali e dei social media, con i publisher che oggi hanno maggiori possibilità di raggiungere il loro pubblico direttamente attraverso piattaforme online senza la necessità di un evento fisico. Le conferenze stampa digitali, gli streaming live e i trailer online hanno reso possibile per le aziende connettersi con gli appassionati in modo più immediato e personalizzato, senza dover attendere un appuntamento annuale.
Il pubblico dell’E3 non è più lo stesso
La cultura del gaming, inoltre, è in costante evoluzione e gli appassionati potrebbero preferire nuove modalità di interazione con le novità del settore. Eventi più piccoli e focalizzati, oppure la partecipazione a eventi digitali specifici di ogni azienda potrebbero rispondere meglio alle aspettative di una comunità sempre più diversificata e globalizzata. In conclusione, dunque, la cancellazione dell’E3 rappresenta la fine di un’epoca. Mentre la comunità videoludica si prepara ad affrontare un futuro senza questo pilastro, la speranza è che nuove opportunità e modalità di connessione tra le aziende e gli appassionati possano emergere, portando con sé un nuovo capitolo nella storia dei videogiochi.