Partiamo da un presupposto importante, fondamentale, che potrebbe aiutare a comprendere il perché io stia scrivendo queste parole come editoriale di risposta a quello uscito ieri. Mai, se non in casi eccezionali come questo, mi sono permesso di utilizzare la prima persona singolare: il motivo è che preferisco riportare fatti oggettivi, sia qualitativi che quantitativi, piuttosto che mere opinioni, cercando piuttosto di far suscitare un ragionamento nel lettore. Anche questo editoriale non si esimerà dal riportare fatti e dal tentare di raggiungere lo stesso scopo, tuttavia non posso essere esente dal dare anche la mia opinione personale perché Ivan Grieco, in arte “Rampage in the Box”, è un amico, una persona con cui ho lavorato diverse volte, con cui ho cenato, con cui mi sono spesso trovato a chiacchierare piacevolmente, con cui ho condiviso la fantastica esperienza esports di seguire i mondiali di Call of Duty a Orlando.
Forse proprio per questo motivo non riesco a non dire la mia, proprio perché si tratta di un amico e di una persona che voglio tutelare, così come qualche tempo fa feci già con Ferakton e KenRhen, seppur in altre vie. Partiamo dal principio. Ivan è un professionista che ha dato molto alla scena esports italiana, ha dato tutto sé stesso, prima come giocatore e coach, poi come caster, ricevendo probabilmente meno di avrebbe meritato. Tanti lo conoscono per i suoi trascorsi su Call of Duty ma la verità è che Ivan ha commentato partite praticamente di qualsiasi videogioco (e non solo): da FIFA a CS:GO, da Crash Team Racing Nitro Fueled a presentare eventi come Lega Prima e le finali di Rainbow Six Siege del PG Nationals. Un curriculum di tutto rispetto fatto di esperienza maturata sul campo, un’esperienza che lo ha posto per anni come un punto di riferimento per molti giovani gamer, anche per chi, un giorno, vorrebbe fare il caster. Ovvero quelle persone che creano il pathos, che costruiscono l’atmosfera di un match, e non raccontano semplicemente ciò che succede.
La domanda adesso però diventa: abbiamo davvero bisogno di più Ivan Grieco? La risposta, potrebbe sorprendervi, per me è no. Ivan è stato un personaggio importante per la scena esports italian, non solo “un caster”: un personaggio eclettico, appariscente, che ha costruito una propria immagine diversa dal solito commentatore scialbo a cui eravamo abituati, più simile a un commentatore di Mediaset che a uno della RAI, per fare un paragone. Un tipo di figura necessaria per dare una spinta al mondo degli esports, a creare quell’interesse in più che suscita attenzione mediatica. Ne abbiamo ancora bisogno? In questo momento, no.
Allo stato attuale l’esports ha già raggiunto l’attenzione che merita, o comunque quel minimo di interesse necessario per tenere viva la curiosità nel settore italiano. E nel momento in cui arrivano sempre più sponsor, sempre più professionisti da altri settori, non solo la concorrenza si fa spietata ma si stabilisce un’asticella comportamentale di un certo tipo. Motivo per il quale un personaggio come quello di Ivan fa enormemente fatica a trovare posto. Una figura così eclettica, estroversa, che è andata ben oltre il semplice ruolo di caster. Le sue stesse esternazioni pubbliche mostrano una persona che ambisce anche ad altri ruoli. E non è necessariamente un male, anzi.
Ivan, intelligemente, lo ha capito benissimo già lo scorso anno. L’epidemia pandemica ha bloccato praticamente quasi tutti gli eventi esports, persino quella eSerieA che sarebbe dovuta partire a marzo 2020 e che lo stesso Ivan avrebbe dovuto commentare. Il conseguente lockdown ha permesso a Ivan di esplorare nuovi territori, di rendersi conto di poter essere più di un semplice caster, di poter diventare una figura di riferimento in altri ambiti. Si è fatto promotore in prima persona della protesta di molti streamer di Twitch, contro le politiche poco chiare del colosso dell’intrattenimento mondiale di Amazon; ha iniziato a portare la politica e l’attualità ai suoi spettatori, commentando le notizie più importanti quotidianamente, oltre a proporre le sue analisi sui programmi d’inchiesta (Report su tutti, per fare un esempio). Fino ad arrivare a oggi, con il suo canale che ormai ospita rappresentanti di spicco della politica italiana: l’ex-ministra Fedeli, Marco Rizzo del Partito Comunista, Cristiano Zuliani, senatore della Lega, e presto (giovedì 4 ottobre) la sindaca di Roma Virginia Raggi. Il suo nuovo lavoro lo sta facendo benissimo, l’idea è che ora indossi un abito cucito apposta per lui, che oggi è più un opinionista, interessato più a temi politici che ad argomenti legati agli esports. Possiamo dire che Ivan Grieco è ormai una figura che c’entra poco o nulla con gli esports, attualmente.
Ivan non è più un caster, è ormai un’opinionista a tutto tondo. Un mestiere che comporta clamore, l’essere intraprendente e a volte sembrare anche scomodo. Una figura che, in generale, non è facile far coesistere con quella di caster. Ivan Grieco, da tempo, ha scelto di sua spontanea volontà di rappresentare un personaggio diverso, che forse cozza un po’ con l ruolo di caster. Una strada definita da un canale Twitch dove affronta temi che non hanno nulla a che fare con il gaming competitivo, e che sono probabilmente uno dei motivi per cui Infront, Lega Serie A e soprattutto PG Esports non lo hanno più contattato.
Avendo ascoltato entrambe le parti, posso affermare che come spesso accade la verità sta in mezzo. Da un lato Ivan lamenta non tanto il non rispetto di accordi pregressi, quanto la non tempestiva comunicazione del non essere stato confermato; dall’altra i chiamati in causa affermano di non aver mai dato adito a presunte conferme, quanto a un semplice “si vedrà più in là”, pur affermando candidamente che un ritardo nella comunicazione c’è stato, causato dalla complessità organizzativa della competizione eSerieA che vede più attori coinvolti. A meno che non ci fosse un accordo scritto tra lui e gli organizzatori della eSerie A, non vi è nessuna azione malvalgia dietro al fatto che quest’ultimi abbiano deciso di puntare ad altri. È anche così che possono emergere nuovi professionisti, con il coraggio di puntare su nuovi nomi, magari poco conosciuti al momento, ma con prospettive di crescita.
Altro discorso quello legato alla comunicazione in generale. Sarà un caso fortuito, ma la difficoltà nel reperire notizie sui draft della nuova eSerie A, è stata oggettiva. Mentre organizzazioni più piccole inoltrano messaggi, email, tweet e quant’altro per dar notizia (per tempo) delle proprie iniziative, ieri della eSerie A in rete si leggeva ben poco. Pochissime news sono trapelate da post e tweet lanciati quasi a titolo personale. Una strategia che lascia un po’ sorpresi, in negativo.
Per quanto riguarda Ivan, probabilmente è giusto così, la scena esportiva si evolve e cresce anche ridefinendo ruoli, competenze, gerarchie e apparizioni su schermo. Non stiamo dicendo che Ivan abbia fatto il suo tempo (ci mancherebbe, a nemmeno 30 anni!) ma solo che in questo momento, e forse per questo progetto, è giusto così. In questo periodo forse Infront, Lega Serie A e PG Esports, hanno trovato più di una ragione per puntare su qualcun altro, provando a lanciare un progetto del tutto nuovo, a partire dai protagonisti assoluti, e da quelle che, attorno a loro, andrà a creare atmosfera: le voci dei caster, appunto.