Elden Ring, la recensione: meravigliosamente inaccessibile

Il popolo si è espresso: Elden Ring è un capolavoro, i 10 si sprecano e c’è già chi parla di gioco dell’anno. Se siete qui però, come me, avete un sospetto: non è tutto oro quel che luccica. Dopo averlo giocato estensivamente posso confermare i vostri sospetti: non ci piove, Elden Ring è un gran videogioco, ma non è per tutti, anzi. La prospettiva di questa recensione non è quella di un veterano dei Souls, bensì quella di un videogiocatore medio che negli anni è sempre rimasto lontano dai titoli From Software perché troppo difficili e troppo punitivi. Non vivendo sotto una roccia, però, conosco molto bene le lodi e i premi che hanno ricevuto. Elden Ring mi ha attirato proprio perché prometteva di essere il punto d’ingresso perfetto per un novizio dell’universo From con i trailer che parlavano di meccaniche meno punitive, alleati fantasma che combattono insieme a te e una struttura open world che non ti costringe a sbattere la testa contro lo stesso boss più e più volte. Elden Ring fa vivere ai giocatori tutti questi elementi ma, alla fine, non mantiene fede alla sua promessa originale: non è un Souls più accessibile.

Elden Ring, la recensione

L’inizio enigmatico di Elden Ring

Prendiamo l’inizio del gioco, per esempio, appena avviato mi trovo davanti alla scelta di una classe: pagine pagine di numeri e statistiche che a un veterano degli RPG probabilmente bastano e avanzano; io non ho capito nulla. Volevo un personaggio mediamente agile, abile con la magia e che menasse forte, per cui sono andato a scegliere una classe con un valore di arcane che pensavo fosse nella media e un valore di vigore medio alto. Solo dopo ho appreso che arcane non è la statistica della magia ma la probabilità di trovare oggetti da saccheggiare sui nemici uccisi. In più il vagabondo partiva di base con una spada e un’alabarda, un affare secondo me, ma tutte queste armi significano una schivata praticamente inutile che diventa efficace solo buttando via l’alabarda. Ho scoperto solo molto dopo che avrei dovuto scegliere il Prigioniero per divertirmi con la magia e qualche attacco fisico. Appena ho avuto il controllo del personaggio, poi, ho iniziato a esplorare la primissima caverna. Trovando solo messaggi troll di altri player sono uscito ma mi sono lasciato alle spalle l’essenziale e obbligatorio tutorial (accessibile scalando la parete di roccia alla vostra sinistra appena iniziate). Il risultato sono state 10 ore da incubo in cui il mio personaggio non schivava, non riuscivo a usare la magia e ho faticato persino a completare il primissimo dungeon.

Elden Ring, la recensione

Tutte le cose che Elden Ring non ti dice

A parte il tutorial, ricordate quei bellissimi spiriti che combattono al tuo fianco che menzionavo prima? Ho scoperto che avevo completamente mancato lo strumento base necessario per attivarli. Per sbloccare la campana del richiamo degli spiriti bisogna andare di notte alla Chiesa di Elleh che si trova sulla collina dell’area di partenza del gioco. Dopo aver riposato nel Sito della Grazia della chiesa, un particolare NPC ti regala la Campana del richiamo, permettendoti di usare qualsiasi Evocazione spirituale che potresti aver raccolto. Questo è solo un esempio della miriade di cose che il gioco non ti dice. Sapevate che c’era un kit per il crafting? Nemmeno io, l’ho scoperto leggendo una guida. O affronti Elden Ring con lo spirito di un avventuriero senza mappa (e ti accontenti di quello che trovi) o prendi nota di quasi tutto quello che ti succede (soprattutto i nomi dei personaggi secondari) su un taccuino perché non esistono quest, missioni o checklist di cose da fare. Inutile dire che per chi, come me, è imperante completare tutti gli obiettivi in un Open World questo gioco raggiunge picchi di frustrazione altissimi perché spesso e volentieri mi sono dimenticato che era chi o chi volesse cosa.

Elden Ring, la recensione

Il fascino dell’inaccessibilità

Quando, al mio secondo personaggio e con diverse guide alle spalle, mi sono deciso a ripartire con il piede giusto, credevo che avrei iniziato a vivere “l’esperienza incredibile” che mi era stata promessa: non è stato così. Nonostante avessi fatto tutti i tutorial e avessi gli strumenti giusti, mi sono ritrovato comunque davanti a un gioco difficile, nebuloso e che mi richiedeva uno sforzo ben maggiore di quanto, personalmente, io sia disposto a mettere in un videogioco che deve migliorare il mio tempo libero. Nonostante questo ho indossato il mio cappello da grinder sfrenato guadagnato su Destiny 2 e, come si dice in gergo, “mi sono fatto le mani”. Io, il mio prigioniero e qualche spirito ci siamo fatti largo per quasi 30 ore nell’interregno incappando in boss frustranti, abomini innominabili e draghi che per nessuna ragione ti atterrano sulla testa mentre stai esplorando. Dungeon dopo dungeon, morte dopo morte ho iniziato a intuire la bellezza di questo gioco, della sua esplorazione libera e del rischio che ogni incontro con un nemico porta con sé. Le architetture decadenti, le paludi mefitiche e l’arsenale armi, spiriti e magie lentamente accumulato mi hanno fatto sentire sempre più forte ma mai abbastanza da poter prendere un nuovo scontro alla leggera. L’atmosfera è tesa, inquietante, sospesa e frenetica; e quando la misteriosa storia scritta pensata da George R.R. Martin e messa in pratica da Hidetaka Miyazaki prende sempre più forma anche la narrazione ti spinge ad andare avanti, a riprovarci e a dare il massimo.

Elden Ring, la recensione

Elden Ring è un must play?

Si, se e solo se siete disposti a investire tempo, energie e fatica per ottenere un bel risultato. Si, se siete pronti a tornare sui vostri passi e ad abbandonare un personaggio se capite che non fa per voi. Si, se più una sfida sembra impossibile più voi siete motivati. Se avete bisogno di obiettivi chiari, istruzioni precise, un waypointer, un sistema di progressione lineare e una difficoltà scalabile per superare un boss difficile senza grind (come fa Horizon Forbidden West) allora evitate Elden Ring come la peste. From Software si è superata con questo suo ultimo titolo: i fan dei Souls lo adoreranno e molti nuovi player potranno scoprire un nuovo, bellissimo, universo grazie a questo gioco. Nonostante i traguardi raggiunti però, Elden Ring non è per tutti perché resterà sempre meravigliosamente inaccessibile.

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