ESCLUSIVO – Iazeolla, Ceo MCES: “Vogliamo centuplicare i fan degli eSport”

Il team francese MCES è appena sbarcato in Italia, dopo avervi raccontato del suo arrivo anche sul nostro nuovissimo Podcst eSportsMag Radio, il CEO Pierfrancesco Iazeolla ha rilasciato un’intervista a eSports Mag per parlare non solo delle origini ma anche dei progetti che la nuova organizzazione ha per il territorio italiano e tutti i suoi fan degli eSport.

  • Qual è la storia del vostro team?

MCES nasce tre anni fa su ispirazione di Romain Sombret, io e Romain siamo soci in altre attività legate al mondo dello sport. Io stesso sono CEO di WSB Sport (wsbsport.com) che è una delle principali società al mondo per la consulenza nella realizzazione di centri sportivi, ne abbiamo fatti più di 200 in 5 continenti. [ihc-hide-content ihc_mb_type=”show” ihc_mb_who=”reg” ihc_mb_template=”1″ ]Tre anni fa Romain ha capito che gli eSport erano un mondo in cui bisognava essere così ha fondato MCES eSports. Si è messo in contatto con me e l’anno scorso mi ha detto che era il momento di allargare il progetto all’Europa così mi sono messo a studiare il mercato italiano, gli ho presentato un report e lui ha deciso di aprire anche nel nostro paese.

  • Perché avete deciso di aprire una sezione in Italia?

Il progetto è sempre stato quello di unire lo sport all’eSport. Si parte sempre dalla consapevolezza che il mercato degli eSport è un gigante dai piedi d’argilla: numeri importantissimi ma si tratta pur sempre di un fenomeno percepito soprattutto come intrattenimento. In Italia abbiamo dati molto promettenti come quello relativo alla generazione Z in cui l’80% dei ragazzi gioca ai videogiochi ma se tu vai a chiedere a quei ragazzi se sanno di star praticando uno sport, loro ti dicono di no. L’80% di quella fanbase, poi, se gli chiedi se si considera un fan degli eSport ti risponde che di andare a vedere altri giocare non ha proprio voglia ma magari stravede per uno streamer.
Dall’altro lato, l’Italia ha un’organizzazione sportiva tradizionale che non ha eguali nel mondo. Abbiamo un comitato olimpico permanente, un ministero dello sport e persino la banca sportiva. Il nostro obiettivo è di far transitare il mondo sportivo verso quello eSportivo con benefici per entrambi: l’eSport ne beneficia perché l’infrastruttura e i valori dello sport tradizionale sconfinano nei videogiochi competitivi e lo sport, soprattutto amatoriale, può espandersi molto grazie agli eSport imparando buone pratiche per gli atleti. Per esempio, tutte le squadre esportive, anche le più piccole, hanno il mental coach, quale team minore degli sport tradizionali ha il mental coach? Poi per quanto riguarda il fare comunità, è l’obiettivo di tutte le piccole squadre che vogliono emergere e gli eSport sono i maestri nel mettere insieme tante persone.

  • Gli MCES hanno un gran palmares con i due migliori successi su Fortnite: vincitori del campionato europeo e secondi classificati per quello mondiale. Su quali titoli avete in programma di concentrarvi per l’Italia?

Partiamo dal presupposto che noi lavoriamo in un’organizzazione che nasce internazionale ma non necessariamente dobbiamo replicare quello che fa la casa madre francese. L’opportunità che vediamo in Italia è culturale: far emergere il fenomeno eSport e lavorare per creare una fanbase molto allargata attraverso le società eSportive già esistenti sul territorio. Il nostro obiettivo è aiutare queste società a transitare nel mondo eSport aprendo accademie in cui i giocatori e i videogiocatori possano tesserarsi. Noi vogliamo creare degli atleti per gli eSport e con loro andare a sollecitare nel loro territorio le società sportive di appartenenza e stimolarle a entrare nel settore già con un giocatore di livello che possa farli emergere. La società sportiva diventerà anche una società eSportiva che applicherà le stesse metodologie di gestione degli atleti che applica ai suoi altri iscritti. I 4 titoli su cui andremo a puntare all’inizio (ma stiamo ancora studiando) saranno League of Legens, Fifa, Valorant e Fortnite senza però dimenticare tutti gli altri titoli minori anche perché la nostra filosofia è di valorizzare le persone per cui se troviamo un fenomeno di Rainbow Six gli daremo certamente le possibilità che si merita.

  • Avete già qualche giocatore pronto a unirsi a MCES o state ancora reclutando?

Stiamo reclutando e sui titoli principali abbiamo le idee abbastanza chiare, non ti posso dire molto perché tutto questo sarà oggetto di rivelazioni future. In Francia ci sono già 40 giocatori che potremo sfruttare per i nostri team e intanto abbiamo aperto anche nel Magreb e presto inaugureremo in un altro paese europeo. Il nostro obiettivo è arrivare alle finali per cui l’ingresso di altri giocatori sarà anche subordinato ad un’analisi costi-benefici delle possibilità che un singolo player o un itero eSport ci danno di vincere.

Il nostro è un progetto di lungo periodo su scala nazionale, siamo qui per trovare talenti e promesse italiane per cui inizieremo da un grande progetto di scouting. Troveremo i migliori e li reindirizzeremo verso un’academy necessariamente creata all’interno di una società sportiva. Una volta che i giocatori si saranno formati all’interno delle società sportive di appartenenza, verranno indirizzati verso delle squadre, preferibilmente la nostra ma anche ad altre squadre pro. Con il nostro lavoro vedremo l’aumentare impressionante di piccole squadre ma con nomi importanti nel panorama italiano delle società sportive tradizionali. Noi vogliamo centuplicare i fan degli eSports in Italia e per questo lavoreremo sulle grassroots, la base, sapendo che questo beneficia tutto l’ambiente e tutte le squadre.

  • Chi è il vostro modello guardando anche al panorama internazionale?

Dando un’occhio prima all’Italia, il nostro modello potrebbe essere un’organizzazione come l’Atalanta quindi con una fortissima base territoriale e grande attenzione ai giovani. Guardando all’estero ci piace molto il modello del Manchester City quindi una squadra che non va a investire solo sul profilo nazionale ma va a comprare un top team in America, un top team negli Emirati Arabi Uniti e un top team in Australia. Il mondo degli eSport è americano perché i grossi publisher sono americani quindi non possiamo esimerci da queste logiche e anche noi vogliamo partecipare agli eventi di punta. Il problema dell’Italia è che manca la fanbase, le operazioni che si fanno non sono di lunghissimo respiro e non c’è investimento territoriale. Bisogna sviluppare talenti locali non perché emigrino ma perché restino e creino fanbase e quindi c’è bisogno di un’infrastruttura simile a quella degli sport tradizionali che ripeto, è la più radicata al mondo.

  • Chi sono i principali investitori della vostra impresa?

Sappiamo che l’intelligenza artificiale è un pilastro nello sviluppo di qualsiasi tecnologia di scouting, per questo uno dei nostri principali investitori è l’ingegnere che ha creato l’infrastruttura tecnologica di Facebook. È stato uno dei primi 10 dipendenti di Facebook e ora è uno dei nostri finanziatori principali. Lavoreremo in open share, quindi condivideremo gli asset di questo tipo che andremo a creare per beneficiare tutti coloro che vogliono far sviluppare il mercato degli eSport in Italia. Ci sono anche manager nel mondo della gestione sportiva, un piccolo fondo d’investimenti e un ex campione olimpico francese tre volte medaglia d’oro nel nuoto che è un po’ il volto sportivo della nostra compagnia.

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