Nelle precedenti puntate di questa rubrica abbiamo parlato abbondantemente degli ostacoli che incontrano le donne negli esports: poche, pagate di meno ed escluse dai team di gioco o dal ruolo di allenatrici. Questa volta, invece, proveremo a sintetizzare alcune delle principali proposte fatte finora per cercare di porre rimedio al gender gap che affligge il settore degli esports. Non si tratta di soluzioni definitive, ma di piccoli passi da tentare per provare ad avviare un cambiamento e, come tali, sono suscettibili anche a critiche o modifiche. Ecco le dieci possibili azioni da intraprendere per iniziare a combattere il problema:
- elaborare codici di condotta che includano regole contro il sessismo, l’omofobia e il razzismo. Tali codici dovrebbero essere redatti in consultazione con i gruppi sociali vulnerabili, quali donne, minoranze razziali, persone appartenenti alla comunità LGBTQIA +;
- sfidare le organizzazioni di videogiochi a sostenere le squadre femminili al pari di quelle dei colleghi maschi;
- aumentare la presenza femminile negli esports, garantendo almeno un posto nei tornei di alto profilo a una giocatrice;
- dividere i tornei di esports in maschili e femminili;
- aumentare il numero dei videogiochi basati su personaggi femminili;
- chiedere agli editori di videogiochi di impegnarsi a limitare i comportamenti tossici e sessisti nelle chat room;
- premere per un maggior uso delle donne nelle immagini promozionali dei videogiochi;
- pretendere che gli editori di videogiochi offrano personaggi femminili meno stereotipati;
- incoraggiare le donne a intraprendere studi STEM per contribuire a un aumento del loro interesse nell’industria degli esports in termini occupazionali;
- diffondere una cultura basata sulla diversità e inclusività in modo tale da comprendere che – sebbene ogni giocatore negli esports sia diverso – i contesti di gara non si dovrebbero convertire in un luogo in cui enfatizzare la propria superiorità sugli altri.