Esports e Olimpiadi, il coronavirus rallenta l’iter

Il riconoscimento olimpico degli esports, quello che viene considerato da più parti lo spartiacque per il futuro del mondo dei videogiochi competitivi, rischia di rallentare a causa del coronavirus. Dal 19 al 24 aprile, infatti, Pechino avrebbe dovuto ospitare lo Sport Accord, il meeting internazionale partocinato dal Comitato Olimpico Internazionale considerato il punto di svolta per l’avvio ufficiale dell’iter olimpico in vista anche di Tokyo 2020.

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Tra le federazioni che prenderanno parte all’incontro, quest’anno c’è anche Federesports, l’organizzazione vicina al Coni guidata dal presidente Michele Barbone e dal segretario Maurizio Miazga che in Cina era già stato il mese scorso su invito del segretario generale del Comitato dello Sport Elettronico dell’Asia e del Pacifico, Qu Zhengchao.

L’incontro, però, al momento è in sospeso in via precauzionale per colpa del nuovo virus che sta terrorizzando l’Estremo Oriente. Un comunicato ufficiale spiega che la manifestazione non si terrà più a Pechino e che gli organizzatori “stanno vagliano diverse opzioni per il trasferimento del Summit in modo da poter confermare le date 19-24 aprile“.

L’eventuale slittamento delle date potrebbe mettere dunque a rischio anche l’esibizione di tornei esportivi a Tokyo 2020, evento ormai dato per certo da fonti vicine al Comitato Olimpico. E proprio al Coni in questi giorni continuano gli incontri con le associazioni sportive riconosciute. Proprio oggi, 19 febbraio, si è tenuto l’ennesimo vertice nella sede della Federazione Danza Sportiva, quella presieduta dallo stesso Barbone.

Le notizie che trapelano dai corridoi parlano di una “fase di stallo”, in attesa delle indicazioni ufficiali da parte del Cio che, presumibilmente, sarebbero potute arrivare già ad aprile e che forse arriveranno se venissero confermate le date dello Sport Accord.

Una delle incognite che maggiormente pesano all’interno del Coni è quella legata proprio alla suddivisione delle discipline in chiave esportiva. Ci sono, infatti, federazioni che vorrebbero gestire autonomamente il proprio settore ed altre, quelle più piccole, che invece spingerebbero per la creazione di una federazione unica. Tutto, però, al momento è congelato. Nulla più che incontri esplorativi in attesa del primo vero passo del Cio. Coronavirus permettendo.

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