Abbiamo giocato in anteprima al nuovo FInal Fantasy XVI con una build dedicata alla stampa, ecco cosa ne pensiamo.
Se un videogioco ha un gemplay fortemente ispirato ad un altro, una storia già sentita e solo qualche scintilla di originalità, l’hype vale davvero la pena quando a tenerci sulle spine è solo un nome molto blasonato? Sappiamo che ogni Final Fantasy è solo lontanamente imparentato con i precedenti quindi è giusto considerare ogni capitolo come (quasi) uno standalone. Le meravigliose copertine hanno sempre la firma di Yoshitaka Amano (che abbiamo intervistato qui) e la direzione è di nuovo nelle mani del leggendario Naoki Yoshida (responsabile del successo di FFXIV) ma c’è qualcosa in questo Final Fantasy che sa troppo di già visto.
L’atmosfera è quella classica medievaleggiante con una non ben definita corruzione che sta divorando i reami della terra di Valisthea e un regno malvagio che vuole sfruttare questa congiuntura per dominare sugli altri. C’è un principe protagonista, Clive, che, senza fare spoiler, si ritrova lontano dal suo regno e ha l’obiettivo di salvare le persone che ama e il mondo che lo circonda. Il combattimento contro nemici normali e boss è davvero molto simile a quello di Devil May Cry 5 con una spada e dei poteri magici migliorabili tramite un albero delle abilità a fare da punti cardine. La causa di questa somiglianza è che tra i talenti reclutati da Yoshida per far rinascere Final Fantasy c’è proprio Ryota Suzuki, la mente dietro il sistema di combattimento di Devil May Cry 5. Fin qui niente di nuovo o sorprendente. A lasciarci davvero a bocca aperta, però, sono stati i combattimenti tra mostri giganteschi che, ogni tanto, trasformano il titolo in un concentrato di adrenalina e fantasie di potere allo stato puro.
Vogliamo evitarvi ogni tipo di spoiler ma sappiate che, nel mondo di Final Fantasy XVI ci sono degli imponenti spiriti elementali chiamati Eikon che possono incarnarsi all’interno di singoli esseri umani e dargli dei poteri speciali. Ognuno dei regni della terra di Valisthea ha un suo Dominante (questo il nome dell’individuo incarnato) che nei momenti di guerra può scendere in campo trasformato nella vera forma di questi spiriti: titani colossali in grado di distruggere il mondo. Prima di andare avanti dobbiamo fare una specifica importante: la versione del gioco che abbiamo provato era una versione speciale creata appositamente per l’anteprima stampa a cui abbiamo partecipato e i contenuti potrebbero differire dalla versione finale. Nella build che Square Enix ci ha fatto provare abbiamo vissuto due encounter di questo tipo e sono stati il punto più alto dell’esperienza, tutto il resto, dalla narrativa al combattimento, non è riuscito a stupirci per unicità o impatto.
Il divertimento c’è perché il team di Yoshida è pieno fino all’orlo di maestri del design videoludico che i videogiochi li sanno fare e milioni di fan della saga troveranno in questo capitolo un’esperienza capace di accompagnarli per mesi con una storia stratificata che vi racconteremo meglio (ma comunque senza spoiler) in fase di recensione. Dall’anteprima, però siamo usciti con uno spirito tiepido perché dopo aver provato le prime tre ore di gioco siamo rimasti con davvero pochi elementi che non ci fanno vedere l’ora di riprovarlo in futuro.
Anche solo chi ha giocato il remake di Final Fantasy VII sa che questi giochi sono dei cosiddetti “slow burner” ovvero delle esperienze che si prendono il loro tempo per arrivarti nel cuore e una volta fatto non lo lasciano più. Noi abbiamo fiducia in Square Enix per cui ogni giudizio è sospeso fino a quando non avremo provato l’esperienza completa ma, purtroppo, nelle prime ore ci sono stati pochi momenti capaci di emozionarci. Se il gameplay si è fatto giocare con facilità (molto degno di nota è il fattore di accessibilità che regola molto bene il livello di difficoltà) e la personalizzazione sembra abbastanza stratificata da separarlo dal materiale che lo ha ispirato, quello che ci preoccupa di più in assoluto è la narrativa. Tra colpi di scena telefonatissimi, momenti emotivi che ci hanno lasciato tiepidi e una prevedibilità molto marcata di eventi e comportamenti dei personaggi, abbiamo trovato molto poco che ci ha spinto ad andare avanti per quanto riguarda la storia.
Il personaggio principale, Clive, è molto misterioso e, soprattutto, è il centro di ogni vicenda a cui assistiamo perché l’intero percorso narrativo si sviluppa con i suoi occhi. In una sezione della demo per la stampa tutta dedicata al combattimento nelle fasi finali de gioco, poi, abbiamo assaporato tutta la potenza dei suoi poteri una volta sviluppati gli alberi delle abilità e il potenziale distruttivo c’è ma lo stile resta sempre e comunque familiare. Da quello che abbiamo potuto provare, in Final Fantasy XVI c’è tanto di cui essere contenti ma alcune incognite critiche rimangono e in fase di recensione sapremo dirvi di più. Nel frattempo abbiamo deciso di restare sul treno dell’hype perché questa esperienza potrebbe davvero rivelarsi la rinascita della saga di Final Fantasy che gli sviluppatori hanno promesso.