Final Fantasy VII Rebirth è un gioco che, come il suo predecessore, segnerà questa generazione come il suo antenato ha segnato gli anni ’90.
Parlare di Final Fantasy VII è come parlare della Bibbia quando si tratta di videogiochi. Servono spirito d’analisi e rispetto per un’opera che ha segnato in modo indelebile l’universo videoludico. É con questo spirito che abbiamo affrontato le 90 ore abbondanti della storia principale di Final Fantasy VII Rebirth, secondo capitolo di una trilogia che vuole riproporre, con qualche modifica, l’epopea uscita nel 1997.
In questa recensione non faremo alcun tipo di spoiler visti i momenti cardine di questa incredibile storia raccontati in questo capitolo. Già si sapeva che le cose sarebbero cambiate rispetto all’originale perché quello intrapreso da Square Enix è uno sforzo non solo di preservazione ma anche di ammodernamento della serie. Quindi, se siete super fan di Final Fantasy e di questo capitolo in particolare, non possiamo che consigliarvi di giocare questo kolossal il prima possibile per evitare spoiler fuori contesto che possano rovinarvi l’esperienza.
L’ottimo lavoro a livello di game design iniziato con Final Fantasy VII Remake continua in questo capitolo a cui, però, sono state aggiunte delle sezioni open world. Abbiamo il piacere di comunicarvi che questi segmenti esplorativi con missioni secondarie non sono in alcun modo obbligatori ne richiedono di essere completati per macinare esperienza con i vari personaggi. La storia principale basta e avanza per progredire, accumulare valute e potenziare i protagonisti quindi potrete tirare dritti e seguire il ritmo incalzante della narrazione. Al giro di boa sono presenti alcuni momenti che avremmo preferito fossero stati opzionali a livello di esplorazione ma tutto ciò che succede prima e dopo cancella la frustrazione in brevissimo tempo.
Il passo narrativo di Final Fantasy VII Rebirth è sostenuto ma non troppo, si prende i suoi momenti per fare sorridere, per far ridere a crepapelle e per meditare (come voleva fare l’originale) sullo sfruttamento delle risorse del nostro pianeta. La scelta se prendersi più tempo tra i momenti narrativi importanti è completamente nelle mani del giocatore mentre il bilanciamento tra cutscene, combattimenti e dialoghi interattivi è quasi perfetto. Ci sono stati alcuni momenti in cui tutto rallenta in modo eccessivo o in cui si viene inondati di nozioni sulla lore del pianeta ma il gioco fa sempre in modo di riportarvi dritti all’azione o di fermarsi a spiegare se gli darete il tempo di farlo.
Il combattimento, poi, è semplicemente impeccabile. É sfaccettato, personalizzabile grazie al sistema dei Folio (alberi delle abilità in puro stile RPG) e frenetico con l’opzione di controllare ogni azione durante gli scontri o lasciare fare al computer gli attacchi normali per concentrarsi sull’uso dei punti azione per le abilità speciali che, attraverso tutti i personaggi del gioco (di cui non possiamo rivelarvi il cast completo) sono miriadi. Il momento culminante di questo sistema sono le battaglie con i Boss dove sfoggiare le ultimate, le Synergy Abilities (colpi speciali che una coppia di personaggi fa insieme) le evocazioni (summon) e i passaggi rapidissimi da un personaggio all’altro per sfruttare al massimo i momenti di stordimento. Il combattimento da solo vale il tempo (e il costo) di questo videogioco, la narrativa è una gioia a parte.
Se amate Final Fantasy e avete giocato il primo, lanciatevi su Rebirth e non ne resterete delusi, cambiamenti inclusi. Se non avete mai provato questa saga e siete alla ricerca di un consiglio ne abbiamo ben due: se non vi da fastidio imparare giocando, allora potete recuperare il primo Remake in un secondo momento e usare il filmato introduttivo e le spiegazioni lungo la via per capire cosa succede e le sue implicazioni. Se, invece, avete bisogno di cogliere le citazioni e comprendere tutti i flashback, allora vi consigliamo di recuperare ciò che è venuto prima di questo titolo prima di buttarvici a capofitto.
Final Fantasy VII Rebirth potrebbe lasciare qualche purista scontento visti i cambiamenti fatti dal team di sviluppo ma noi lo abbiamo trovato un’opera coerente, contemporanea e tecnicamente impeccabile grazie a un gameplay solido e a una grafica davvero di qualità. I dubbi che avevamo riguardo l’open world sono stati completamente estinti avendo tra le mani l’opera completa vista la sua natura completamente opzionale. In più, siamo felici di dirvi che i personaggi, nel corso della storia, intraprendono una crescita personale più consapevole e moderna. Se poi resterete affascinati Queen’s Blood, il gioco di carte interno all’avventura, al punto da desiderare un rilascio per mobile come titolo standalone, allora gli avversari, le carte da collezionare, le frustrazioni delle sconfitte e le gioie della vittoria non mancheranno.
Non possiamo che promuovere Final Fantasy VII Rebirth a pieni voti, consapevoli che si tratta di un capitolo di raccordo, ma comunque sicuri della direzione intrapresa da Square Enix che ora deve concludere col botto questa trilogia leggendaria.