Final Fantasy VII Rebirth: abbiamo provato un capolavoro annunciato

Final Fantasy VII Rebirth sembra pensato per tutti coloro che sono rimasti delusi da Final Fantasy XVI.

Dopo il lavoro magistrale fatto con il remake di Final Fantasy VII, Square Enix ci ha lasciato di nuovo a bocca aperta con il remake di Rebirth. Che siate fan storici della saga o nuovi arrivati che hanno scoperto il mondi di Final Fantasy VII all’uscita del remake, possiamo già dirvi che questo secondo capitolo sarà imperdibile quando uscirà, e noi lo abbiamo provato per poco più di un’ora.

La grafica è quella che vi aspettate, i personaggi sono gli stessi che popolano i ricordi d’infanzia di tutti i fan (da Cloud a Tifa, da Sephiroth ad Aerith) e il sistema di combattimento è il perfetto mix di meccaniche a turni e action hack and slash. Non avendo avuto a disposizione moltissimo tempo non possiamo parlare della profondità, delle sidequest o dei molti aspetti secondari del gioco, possiamo dirvi, però, che l’architettura di base ci è sembrata molto solida sia per quanto riguarda l’esplorazione, sia nei combattimenti.

Con un party variabile composto da tre personaggi abbiamo affrontato uno scontro con un boss che ci ha messi alla prova ma ci ha fatto anche provare la meccanica degli attacchi di gruppo. Queste mosse speciali infliggono molti danni, mandano i nemici in fase di stordimento e hanno delle animazioni niente male. Ce ne sono una o due per ciascuna accoppiata di personaggi e combinano le loro due identità in una mossa spettacolare.

Come per le magie o le mosse speciali, questi attacchi consumano dei punti che accumulerete usando i colpi base con l’arma primaria. I menù in cui selezionare le abilità speciali, poi, congelano i combattimenti così avete sempre tempo di scegliere la più adatta e il bersaglio migliore. Molti boss, infatti, troveranno un modo di intrappolare un vostro compagno di squadra in un’arto o in una loro abilità specifica. Liberarli dovrà diventare la vostra prima priorità per non ritrovarvi in svantaggio.

Per la gioia di tutti gli amanti di questi due capitoli della serie, poi, potrete controllare il leggendario Sephiroth in alcune missioni principali che spiegano il passato di questo mondo e introducono alcuni personaggi altrettanto leggendari come Tifa Lockhart. Qui vi verrà spiegato anche il sistema dei potenziamenti, della gestione delle abilità e della formazione del party per poter affrontare al meglio ogni situazione. La Materia è la sostanza magica attorno alla quale ruotano molte vicende della storia principale, impararete in fretta a usarla perché migliorare le vostre abilità è una delle meccaniche principali del gioco.

C’è un intuitivo sistema di crafting e, soprattutto, potrete cavalcare i chocobo e aiutare dei cuccioli di questi iconici volatili (si, si possono accarezzare) a completare dei mini obiettivi per sbloccare dei punti di viaggio rapido. L’atmosfera techno-decadente è quella che ricordate dal remake del primo capitolo ma questa volta gli ambienti urbani lasciano spazio a sezioni più ampie ed esplorabili piene di scontri secondari e oggetti da trovare.

In poche parole, in Final Fantasy VII Rebirth ci sarà tutto quello che vi aspettate e molto di più. Raramente siamo usciti da un’anteprima così speranzosi e con un tale senso di riscatto. Non è un segreto che Final Fantasy XVI si abbia lasciato alquanto tiepidi quando è uscito a causa di una serie di innovazioni che secondo noi hanno creato un divario troppo grande tra il DNA della serie e il suo ultimo capitolo. Con questo remake, invece, anche nel poco tempo che ci abbiamo passato ci siamo sentiti a casa, in un universo familiare ma innovativo e con personaggi iconici ma contemporanei. Ora non resta che aspettare il lontanissimo 29 febbraio 2024 per scoprire se potremo confermare le nostre prime impressioni, ovvero di aver giocato un capolavoro annunciato.

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