H-Farm è un luogo quasi mistico nella campagna veneta. Appena superato il cartello che indica l’inizio della provincia di Treviso si trova Roncade, località al cui interno è nata nel 2005 H-Farm, all’inizio semplicemente come un incubatore di start-up. Un percorso imprenditoriale che passo dopo passo, anno dopo anno, si è ampliato: progetti digitali, ricerca, innovazione ma anche formazione ed educazione. La stessa cubatura si allarga sulla campagna circostante, creando una scuola privata che fornisce istruzione dalle scuole elementari alle scuole superiori, fino ai corsi universitari. Con un unico denominatore comune: il futuro.
Non il futuro che vogliamo immaginare ma il futuro che possiamo vivere già oggi, renderlo concreto adesso sfruttando e migliorando le tecnologie già esistenti e progettandone di nuove. E soprattutto condividere informazioni e competenze sull’innovazione, digitale e non. È in quest’ottica che si inserisce il FutureShots2019, il festival di H-Farm sull’innovazione che si è tenuto venerdì 20 e sabato 21 nella Hall del campus a Ca’Tron: due giorni di panel e speech con ospiti illustri e pionieri nel proprio campo, tutti con uno sguardo al futuro. Dal packaging alimentare plastic-free alla diffusione degli smart speaker, dalle tecnologie VR e AR applicate a educazione e formazione alla moda sostenibile, dai sex toys alla censura sui social network, fino al progetto Rockin’1000 e all’avventura di Alex Bellini, 300 giorni per attraversare l’Oceano Pacifico a remi. Non deve quindi sorprendere se, nonostante fossero presenti uomini e donne di ogni età, è stata fortissima la componente giovanile con un età media tra i 25 e i 30 anni.
Tra tutti questi argomenti presenti anche gli esports con tre momenti differenti nell’arco delle due giornate. Il primo ha avuto come rappresentante Filippo Pedrini, content creator e business advisor per il gaming competitivo. “L’esports è la più grande operazione di marketing che il mondo videoludico ha compiuto su stesso”: questo il messaggio, a tratti provocatorio, che l’autoproclamato EsportMaestro ha lanciato alla platea, raccontando la nascita degli esports moderni in Corea del Sud e come il settore si sia evoluto nel giro di vent’anni. Il tratto principale di questi anni è l’abbandono progressivo della componente sportiva per addentrarsi sempre più nelle operazioni di marketing premiando chi sa vendersi piuttosto che chi sa vincere.
A rappresentare gli esports nell’intervento successivo è stato il sottoscritto, reporter del gaming competitivo che ha raccontato le differenze sostanziali tra un videogioco e un videogioco competitivo, raccogliendole in cinque punti: intuitività, fruibilità, accessibilità, vendibilità e futuribilità. È stato in particolare posto l’accento su quest’ultimo punto perché cammina di pari passo con la sostenibilità, economica e non, degli esports e dell’intero settore nei futuri anni. Al centro di questi punti un fattore comune e fondamentale: lo spettatore, ovvero il centro su cui si fondano gli esports.
Il sabato è stato invece il turno di Riccardo Romiti, in arte Reynor, intervistato sempre dal sottoscritto, che ha raccontato la sua esperienza, la sua vita da giocatore professionista di Starcraft II. Appena diciassettenne, si è già qualificato per i mondiali del suo titolo esports che si disputeranno tra fine ottobre e inizio novembre. Tanti gli argomenti trattati, come la difficoltà a conciliare la sua passione, ormai diventate professione, con la scuola, obbligandolo a scegliere una scuola online per conseguire il diploma, altresì quasi impossibile a causa del superamento del limite massimo di assenze determinato dalla partecipazione ai vari tornei per l’Europa e il mondo. Il supporto dei genitori ma anche l’insegnamento dei propri limiti; la sua giornata tipo, le aspettative sul mondiale e le differenze principali tra Corea e Italia, tra tutte la mentalità: normalità in Estremo Oriente, ancora con tanti pregiudizi nel nostro paese. Fino all’orgoglio di essere stato scelto da Red Bull nel suo parco atleti, alla pari di Ivan Zaytsev, di Dovizioso, della Goggia e di tanti altri.
Oltre i panel e le belle parole non è mancata certamente la vera competizione. Perché nei vari edifici di H-Farm si sono disputati anche due tornei esport. Uno su Super Smash Bros, organizzato dalla community veneta, e uno sul nuovo titolo targato Riot Games: TeamFight Tactics. Il torneo rappresenta la prima importante competizione italiana di TFT ed è stato organizzato dal Team Qlash, la cui base operativa si trova ad appena pochi chilometri. Dopo le qualifiche online e quelle dal vivo, il sabato pomeriggio i migliori otto si sono sfidati in cinque round di svizzera per conquistare il primo posto e un biglietto omaggio per i quarti di finale di Madrid dei Worlds 2019 di League of Legends.
Gli esports, in conclusione, sono sempre più inseriti nel tessuto mediatico e di interesse degli operatori economico-finanziari esterni al settore: perché quando si parla di innovazione, di novità, l’aspetto più importante e fondamentale è capire di cosa si stia parlando per comprendere se e come investire. Eventi come il FutureShots19 servono esattamente a questo scopo: e chissà se nella platea qualcuno non si sia convinto che gli esports sono una scommessa vincente. O, magari, il contrario.