Gli eSports in Italia e una cultura da costruire

Quanto valgono gli eSports in Italia? Già, questa settimana iniziamo con una domanda scomoda, non fosse altro perché non c’è ancora, per il momento, una risposta precisa. Una cartina di tornasole può essere legata alla considerazione che del movimento eSports italiano troviamo a livello internazionale. Ecco: è zero, o quasi. A parte qualche validissimo pro gamer e quale team d’alta quota, gli eSports italiani non esistono come sistema, tant’è vero che qualche giorno fa, ad esempio, il sito web della League of Legends European Championship, il nuovo torneo di LoL, uno dei principali giochi del panorama eSportivo, è stato lanciato con traduzione dei testi in inglese, francese, tedesco, spagnolo, polacco e turco, ma non  in italiano. E il fatto che nessuno, tra gli addetti ai lavori, abbia ritenuto anomalo questo fatto, la dice lunga.

Ma torniamo alla domanda iniziale e veniamo ai numeri. I report che abbiamo a disposizione più che dare risposte presentano dati che pongono nuove domande. Il 2018 si è aperto con i numeri presentati dall’Istituto Eurispes, il cui Rapporto Italia 2018 racconta di un settore che vede sempre più persone appassionate agli eSports, un numero cresciuto nel 2017 del 24% rispetto all’anno precedente. Una crescita impressionante rispetto a quella di altri settori industriali del Paese, tuttavia l’eSports italiano, nel 2017 valeva “appena” 14 milioni di euro. A metà anno è arrivato il Primo Rapporto sugli eSports in Italia, realizzato da Nielsen Entertainment per conto dell’Aesvi, Associazione editori e sviluppatori di Videogiochi. I dati raccolti raccontano che gli appassionati di eSports, tra assidui e occasionali, in Italia sono circa 1 milione, ma il numero è in aumento. A metà novembre, pochi giorni fa, una ricerca presentata da Format Research, sempre relativamente agli eSports, riporta che il prossimo anno gli appassionati prevedono di spendere il 20% per seguire eventi eSports. Eppure non basta. Questi sondaggi parlano di un territorio italiano in movimento, con cifre che molto probabilmente hanno continuato a crescere anche nel corso di questo 2018, ma che ancora non vedono l’Italia avvicinarsi alla realtà di altri paesi. Il problema, sia chiaro, non è esclusivamente economico; non solo, anzi, tutt’altro.

A contrastare la crescita di questo nuovo settore ci sono tante caratteristiche e tante carenze che lo Stivale si porta dietro da anni. La diffidenza che abbiamo sempre nei confronti delle novità, una legislazione complessa e spesso da reinterpretare, l’incapacità di creare accordi duraturi (accordi, partnership, ma non solo), la mancanza di una classe imprenditoriale lungimirante e aperta a nuove prospettive di investimenti, non da ultime le carenze strutturali e infrastrutturali (basti pensare all’altalenante diffusione della banda larga) e carenze formative e culturali.

Crediamo che ‘cultura’ sia la parola chiave. È anche per questo motivo che è nato Esportsmag, una settimana fa: non solo per osservare e raccontare il mondo eSports italiano, ma per analizzarlo e presentarlo al meglio, facendone capire la serietà e le potenzialità, soprattutto per dargli, nel nostro piccolo, l’importanza e la dignità che merita. In Italia ci sono tanti ottimi campioni, ci sono diversi team in costante crescita, ormai stabilmente affacciati a competizioni fuori confine. Ma l’eSports italiano deve ancora crescere molto, e per farlo ha bisogno di conoscenza (conoscenze) e di acquistare credibilità. Solo così verrà preso veramente in considerazione, e anche fuori dai confini nazionali potrà parlare a testa alta davanti a chiunque come, ora, solo pochi, possono e sanno fare.

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