Una delle novità principali per la scena esports di quest’anno è stata l’apertura ufficiale della Lega di Serie A ai campionati virtuali. Come già avviene da tempo in altri paesi europei come la Germania, la Spagna e la Francia, anche l’Italia da gennaio avrà un campionato di calcio virtuale. Purtroppo però la novità, che di per sé continua ad essere interessante, arriva in uno dei momenti peggiori, soprattutto a livello di immagine, per la Serie A.
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Facciamo un passo indietro. È passato circa un mese da quanto l’Amministrazione delegato della Lega Serie A, Luigi De Siervo, a Social Football Summit di Roma, ha annunciato ufficialmente della prima eSerie A, un campionato virtuale che si giocherà su Fifa 20, titolo della Electonic Arts con la quale la Serie A ha stretto un accordo. De Siervo ha annunciato che i team di Serie A parteciperanno tutti, tranne uno (probabilmente la Juventus, che è legata alla giapponese Konami), anticipando che entro qualche settimana avremmo avuto altri dettagli.
Peccato che da lì in avanti proprio De Siervo abbia collezionato una serie di cadute di stile (chiamiamole così) che l’hanno portato a un passo dalle dimissioni. Dapprima l’audio “rubato” mentre De Siervo era convinto di non essere in onda, nel quale spiegava che la soluzione ai “buuu” razzisti negli stadi avrebbe potuto essere quella di spegnere i microfoni posti a bordo campo in prossimi delle curve. Un classico all’italiana: nascondere la polvere sotto al tappeto e camminarci sopra fingendo che la polvere in realtà non esiste.
Quindi il clou con la scelta di un’opera d’arte rappresentante tre scimmie quale simbolo della lotta al razzismo negli stadi. Già, il razzismo negli stadi: avete presente quelli che fanno versi stani e lanciano banane o imitano una scimmia quando tocca palla un giocatore di colore? Ecco! Insomma, motivazioni e soggetto, con qualche volo pindarico, potevano anche essere accostati (l’arte non è necessariamente dolce e delicata, l’arte non è e non deve essere politically correct) ma in tal caso la scelta è stata quantomeno inopportuna, visto che il primo accostamento che ogni comune mortale fa, è concettualmente agli antipodi del messaggio comunicativo scelto dalla Lega Serie A.
Insomma, non è certo un bel momento per la Serie A che proprio mentre sta introducendo una delle novità più curiose degli ultimi decenni (competizioni parallele, aprendosi al virtuale) si trova impantanata in questioni che definire spinose è quasi un eufemismo. Perché dalle dimissioni di Gaetano Miccichè (il presidente della Serie A, sostituito il 2 dicembre scorso dal commissario Mario Cicala, a sua volta dimissionario la scorsa settimana) alle scimmie dell’artista Simone Fugazzotto pare proprio non riuscire a imboccarne una giusta.
Tanto che, come riporta un dettagliato articolo di Giuliano Balestreri, pubblicato da Business Insider qualche giorno fa, sono a rischio anche gli accordi con qualche sponsor e la questione dei diritti televisivi è in un mare alto e burrascoso. Proprio il tema del razzismo ha sollevato un polverone che ha raffreddato i rapporti con gli americani della Disney Espn (che hanno acquistato i diritti della Serie A per 80 milioni di dollari), mentre diversa è la questione che fa ballare anche i 500 milioni messi sul piatto dagli arabi, con la qatariota Bein che pare non abbia digerito la decisione di giocare la Supercoppa in Arabia Saudita, paese col quale il Qatar ha una disputa proprio in merito a diritti tv “piratati”. Ancora non è concreto, invece, il progetto della spagnola Mediapro di un canale tematico proposto alla Lega per il triennio 2021-2024.
Sempre dall’articolo di Balestreri apprendiamo che anche in Italia la situazione è tutt’altro che rosea, con gli abbonamenti delle paytv a picco e solo Sky all’orizzonte in vista del prossimo rinnovo dei diritti tv (ma quanto sarà disposta a spendere proprio ora che si prepara a diventare anche compagnia di telecomunicazioni?) mentre Tim, sponsor ufficiale della Serie A, che ha dimostrato l’attenzione che pone a queste tematiche, sicuramente non apprezza la gestione del problema “razzismo”.
Insomma, non vorremmo esagerare ma proprio gli esports, e nello specifico proprio la eSerie A, l’ultima novità che si affaccia sul calcio nostrano, potrebbe avere l’onore e l’enere di provare a risollevare l’immagine (per le sorti la vedo ancora un po’ dura) della Serie A. Infront e PG Esports stanno lavorando sodo per creare quello che potrebbe essere un vero spettacolo per mettere in vetrina il videogioco competitivo e renderlo apprezzabile dal grande pubblico. E cosa possa succedere, ora, lo sa solo il 2020 che ci apprestiamo ad accogliere.
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