Gli esports sono violenti, il Barcellona esclude nuovi investimenti

Abbiamo squadre esports in Asia che competono con i colori del Barça, ma non investiremo più di così, perché andrebbe contro i nostri valori: l’80% dei giochi sono violenti, noi non vogliamo parteciparvi“. Così il presidente dell’FC Barcellona, Josep Maria Bartomeu, intervenuto, qualche tempo fa, alla presentazione di uno studio di Pwc sull’impatto economico del club e de LaLiga a livello locale e internazionale.

Insomma, non vedremo mai i colori ufficiali del Barcellona in competizioni di Fortnite, Call of Duty, League of Legends o Counter Strike, che di fatto sono quelle più popolari a livello mondiale, perché la dirigenza del famoso team spagnolo, una delle organizzazioni calcistiche più forti e più ricche del mondo, non ha alcuna intenzione di finanziare la nascita di altri team oltre a quelli già avviati.

L’FC Barcellona ha esordito negli esports con un team di Pro Evolution Soccer, della Konami, poi divenuto uno degli sponsor del club, e partecipa alla eFootball.pro (organizzata da una delle società di Gerard Piqué, campione del Barça grande appassionato di esports), e dall’aprile 2019 ha una squadra di Rocket League che compete nella Rocket League Championship Series e al DreamHack.

“Al momento siamo legati agli esports meno violenti – ha continuato Bartolomeu -. Siamo presenti in questo settore, e questo genera una serie di ritorni molto importanti, soprattutto per quanto riguarda il coinvolgimento e l’interazione sui socia network con molti nuovi follower. Certo, avremmo bisogno di fare un altro passo, che potrebbe voler dire acquistare un franchising, acquisire una nuova squadra. Penso che questo sarà la nostra prossima mossa, ma senza investimenti troppo alti, e restando restando lontani da quell’80% di giochi troppo violenti per noi”.

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