Nei giorni scorsi molte testate hanno riportato la notizia dell’inserimento di Hideo Kojima nella giuria della 77esima Mostra internazionale del Cinema di Venezia, in programma dal 2 al 12 settembre prossimi. Il nome del 57enne giapponese Kojima non avrebbe forse nemmeno fatto notizia se non fosse stato legato al mondo dei videogame.
Ma in effetti, perché Hideo Kojima è stato inserito nella giuria del Festival del Cinema di Venezia e perché questa notizia è importante per il mondo dei videogame? Prendiamo atto innanzitutto di una conferma: la conferma dell’ottimo lavoro fatto da Kojima in questi anni regalando agli appassionati titoli memorabili come quelli della saga di Metal Gear e, più recentemente, Death Standing.
Hideo Kojima, appassionato di cinema e letteratura, talvolta è stato definito un regista, uno sceneggiatore, un cineasta mancato. Fantasia e passione per le narrazioni lo hanno portato alla creazione di intrecci straordinari e spettacolari, ricchi di colpi di scena e emozioni; storie apprezzatissime dalla famosa Konami (in seno alla quale sono nati i vari Metal Gear), dalla quale si è staccato nel 2015 con la sua Kojima Productions. Un lavoro mirato sempre alla convergenza tra cinema, letteratura e videogame, che lo ha portato a tenere una rubrica su Rolling Stone dedicata proprio alle analogie tra i due medium.
La nomina di Kojima porta in sé anche questo riconoscimento: quello di un settore (l’industria videoludica) ormai affermato anche (o forse soprattutto) economicamente. Il settore videoludico da anni ormai fattura più di quelli di cinema e musica messi assieme. Giri d’affari che parlano da soli sulla forma di intrattenimento più coinvolgente (e convincente) di questo periodo storico.
“I videogame sono ormai come il cinema e la letteratura, possono affrontare anche temi difficili, perché non sono solo opere di evasione“, aveva detto tempo fa anche David Cage, altro autore immenso, al quale dobbiamo epopee come Heavy Rain, Beyond: Due Anime e Detroit: Become Human.
Rimangono ancora tante incrostazioni culturali da superare: i videogame legati che portano alla dipendenza (come se la colpa fosse del mezzo e non di educatori distratti), i videogame che “insegnano” violenza (esentando tutti gli altri media e, anche in tal caso, chi dovrebbe insegnare veramente le buone maniere), e poi quella che “i videogame sono solo giochetti” e portano a fare vita sedentaria (beh, ma in tal caso vi siete mai informati sul tipo di vita che fa un pro player?). Per tutto questo il nome di Hideo Kojima inserito tra i giurati del Festival del Cinema di Venezia è una delle migliori risposte.