L’agenzia fondata dalla giornalista Angela Natividad sarebbe solo l’ultima vittima di quello che viene definito l’inverno degli esports.
È durata otto anni la vita dell’agenzia di marketing creativo in ambito esports e videogame Hurrah.agency. L’agenzia francese, fondata dalla nota giornalista Angela Natividad, ha cessato ogni operazione, con la holding Hurrah.group che chiuderà definitivamente entro la fine dell’anno, mentre dovrebbero rimanere attivi solo i rami Hurrah.media, che si occupa di vendita di spazi sui media, e Hurrah.studio, società di produzione di contenuti.
A riportare la notizia è Esportsinsider, commentando che Hurrah è solo l’ultima vittima (dopo Gfinity, Copenhagen Flames ed eUnited, e qualche altro meno noto del panorama internazionale) di quello che è stato definito da Digiday l’inverno degli esport.
Angela Natividad, attualmente European Markets Editor di The Clio Awards, il concorso annuale internazionale che celebra l’innovazione e l’eccellenza creativa nella pubblicità, nel design e nella comunicazione, aveva lanciato Hurra.agency assieme a Mathieu Lacrouts, attuale Ceo dell’agenzia.
Ad annunciare con un post la chiusura delle loro attività è stato proprio Lacrouts: “L’agenzia non è stata esentata dalla crisi di cui l’industria degli esport soffre da oltre un anno”, ha scritto. “Le cose sono andate male, e ci è mancato il flusso di cassa necessario per superare l’ennesima crisi dopo Covid-19. Certo, non è divertente, ma questa è la realtà. Sono stati otto anni passati a trasformare la mia passione in un business, redditizio per un po’, fino a quando non lo è stato più.”
Hurrah.agency ha già lavorato con importanti partner del settore esports e videogame, tra i quali si annoverano publisher di primo piano come Ubisoft, Riot Games e Paradox Interactive, oltre a grandi marchi non endemici, come Renault, Coca Cola e Domino’s.
Poi, anche per Hurrah.agency, è arrivato l’inverno, quello che dopo tante attività finanziarie nate tra il 2021 e il 2022, ha portato moltissime organizzazioni e leghe esportive a perdere il contatto con i loro investitori, mentre l’industria degli esports, in generale, da qualche tempo fatica a realizzare costantemente un profitto. Tanto che qualcuno è costretto a chiudere i battenti.